Recensione: Absence

Di Massimo Ecchili - 28 Agosto 2010 - 0:00
Absence
Band: Fughu
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
87

Fugu è il nome giapponese del diodonte, più noto come pesce palla (e più noto ancora con la denominazione inglese blowfish): delizioso ma letale se preparato nel modo scorretto, per effetto delle velenosissime tossine contenute nei suoi organi. Il moniker Fughu è la storpiatura proprio di fugu, e Absence, debut autoprodotto, è altrettanto delizioso, mentre può risultare indigesto solamente ad orecchie poco propense ad accogliere musica affatto semplice e scontata.
Nati da un’idea del chitarrista Ariel Bellizio e del batterista Alejandro López, i prog metallers di Buenos Aires (dove hanno aperto uno show dei Dream Theater nel 2008) arrivano per ricordare che il genere, alquanto bistrattato ultimamente, è vivo e vegeto; di più: è lontano dall’aver detto tutto ciò che può essere detto.

L’opener Ashes ha da subito la funzione di far capire a tutti la preparazione tecnica dei cinque argentini, con la tastiera di Malmierca a doppiare il riff incisivo di chitarra e a lasciare qualche dubbio sull’originalità del tutto (a chi non vengono in mente gli Andromeda dopo cinque secondi?); ma è solo un lampo, perchè i Fughu hanno personalità da vendere, pur muovendo da un solido terreno innaffiato da acqua e Dream Theater (soprattuto per quanto riguarda le ritmiche). Così il brano vive di cambi di ritmo, tanto lavoro sull’arrangiamento e, forse, di un po’ troppa carne al fuoco.
In Dead End Start affiora qualche eco (lontana) di Tool e si comincia a sospettare che il piatto appena assaggiato sia molto più ricco di quanto risulti dall’impressione data dal primo boccone. E’ la seguente Storm a dare l’ultimo, benedetto colpo ai dubbi di essere in presenza dell’ennesima band troppo debitrice del teatro del sogno; esplodono qui tutto il talento e tutta la teatralità del singer Santiago Bürgi (tenore di livello), capace di crearsi uno stile personale nel breve periodo di un’uscita discografica (e scusate se è poco!). Espressivo e molto dotato, manterrà su livelli altissimi la propria prestazione per tutta la durata del full length, risultando l’arma in più del combo argentino, già di per sé ottimo in quanto a preparazione. Tilt è di una profondità espressiva che non può lasciare indifferenti, in particolar modo quando il primo solo di tastiera è accompagnato dall’acustica. Anche i pattern di chitarra sono degni di nota, e confermano appieno il gran gusto e l’abilità strumentale di Bellizio. Senza dubbio una delle migliori strumentali ascoltate recentemente nel genere: applausi!
Slow è un breve intermezzo (come le successive Snow e Sun) che fa assaporare le radici argentine della band, fino a fondersi con la title-track, la quale rappresenta un ottimo esempio dell’eclettismo dei Fughu, capaci di mischiare i e giocare con i generi; fondamentale qui è la lezione del progressive rock di lunga data, ma di spunti ce ne sono a decine. Solitude è una toccante ballad per piano e voce, capace di esaltare appieno le grandi doti espressive di Bürgi e Malmierca.
La strumentale Red V conferma ancora una volta l’abilità dei nostri di mischiare stili, influenze e generi senza smarrire il filo del discorso, mentre su Get Me (Inside) aleggia lo spirito dei maestri Rush.
Il brano più lungo dell’intero platter viene posto in chiusura come la ciliegina viene adagiata sulla torta alla fine della preparazione: Pain, con i suoi dieci minuti e le sue diverse anime rappresenta il meglio che i cinque di Buenos Aires hanno da offrire. La prova è grandiosa a partire dalla sezione ritmica formata dai due López, capace di sorreggere molto bene i vari movimenti, per continuare con i riff e i diversi assoli di Bellizio e Malmierca, concludendo con la teatralità di Bürgi.

Absence è un debut che contiene una moltitudine di spunti interessanti, la maggior parte dei quali è anche ben sviluppata; l’ispirazione viene da diverse parti e si sente, ma i Fughu sono riusciti nella per nulla semplice impresa di mettere a punto uno stile personale; in un genere piuttosto saturo quale il progressive metal questo è un indubbio pregio.
Nota di merito anche per la produzione: gli strumenti sono ben bilanciati ed il sound è piuttosto limpido, senza dimenticare che Absence è un’autoproduzione.
Tenendo presente il talento dei cinque da una parte ed il fatto che si tratta di un esordio dall’altra, è difficile pensare che possa passare molto tempo prima che i Fughu riescano a firmare un contratto discografico, e viene spontaneo esclamare: the best is yet to come!

Massimo Ecchili

Discutine sul forum nel topic relativo

Tracklist:
01. Ashes
02. Dead end start
03. Storm
04. Tilt
05. Slow
06. Absence
07. Snow
08. Solitude
09. Sun
10. Red V
11. Get me (inside)
12. Pain (craving, broken, stop)

Line-up:
Alejandro López: drums
Ariel Bellizio: guitars
Marcelo Malmierca: keyboards
Juan Manuel López: bass guitar
Santiago Bürgi: vocals, guitars
 

Ultimi album di Fughu

Band: Fughu
Genere:
Anno: 2009
87