Recensione: Absolute Power

Di Akrhod - 17 Settembre 2003 - 0:00
Absolute Power
Band: Powermad
Etichetta:
Genere:
Anno: 1989
Nazione:
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95

Fino a qualche anno fa non vi capitava di guardare quel programma su Italia Uno in cui presentavano le ultime novita’ cinematografiche e di sentire come sigla l’inizio di un brano Metal, con un ritmo cadenzato ed apocalittico che  accompagnava il suono tagliente e deciso di due chitarre?
Il brano era “Slaughterhouse” dei Powermad, preludio di un disco che ha
dell’incredibile.
Considerati dal sottoscritto gli autori dei pezzi più belli della storia del
Thrash, i Powermad sono un gruppo di quattro ragazzi che arrivano da Minneapolis.
La loro (breve) storia comincia quando nel 1987 pubblicano per la Combat Records un EP omonimo che contiene dei pezzi che si rifanno al Thrash americano piu’ tecnico e “raffinato”, sullo stile di gruppi come i Forbidden, per intenderci.
Firmano poi per la Reprise Records, divisione della Warner Bros, e dopo aver pubblicato un secondo EP (The Madness Begins, 1988) danno finalmente alla luce questo Absolute Power.
Purtroppo questo e’ il loro unico full-length, e mi dispiace perche’, per un
viaggio così bello, quaranta minuti di musica sono pochi. E’ una musica che
coinvolge del tutto ed in ogni momento, fin dalla partenza si capisce che sta
per succede qualcosa di inquietante… dei passi… una preghiera in sottofondo… una porta che si chiude di colpo. E poi eccola… e’ Slaughterhouse!!!
Si comincia con un’introduzione lenta, pesante, un’urlo che si alza pian piano come se avesse appena realizzato quello che sta per succedere… poi… Parte! Le chitarre sono fredde lame ruvide che ti entrano nello stomaco per  sconvolgerti l’ordine solito degli organi, l’ansia cresce anche durante il  ritornello, melodico e disperato. Poi i nervi vengono ancora tesi con forza dall’assolo, e poi, una tirata fino alla fine della canzone.
Il viaggio continua con la titletrack, che comincia con un conto alla rovescia
scandito dalle chitarre di Juel DuBay (che e’ anche il cantante) e Todd Haug.
Qui si e’ in pieno Thrash, con tanto di stop’n’go e voce affilata.
Le chitarre sembrano danzare anche in Nice Dreams, che rappresenta una pausa al massacro del quale eravamo vittime, che però ricomincia subito dopo con la ruvidissima Return From Fear e Test The Steel, pezzi in cui parte ritmica e chitarre si fanno complici in sapienti cambi di tempo ed improvvise accelerate.
Si arriva finalmente a B.N.R. Questo, signori e signore, e’ uno dei pezzi piu’  belli che io abbia mai ascoltato. E quando la ascolterete capirete che non sto esagerando. Un bellissimo assolo fa da introduzione al pezzo piu’ aggressivo del disco, con dei pezzi in cui DuBay sembra un bimbo che intona una cantilena mentre assiste ad un massacro.
Vorrei parlare anche della sfuriata Thrash della seguente Failsafe e dei toni cupi e violenti di Brain Storms ma preferisco soffermarmi su quel capolavoro di cinque minuti e mezzo che e’ Final Frontier.
La linea melodica disegnata da una chitarra acustica viene sepolta a forza dal  suono minaccioso ed incalzante delle chitarre, che incrementano la tensione fino ad esplodere in un orgasmo sonoro costruito di note strette una vicina all’altra, di strilli disperati, e di continue detonazioni che introducono ogni volta il ritornello.
Ed il disco si chiude così. Di colpo. E di colpo ripiombiamo nella realta’, la
sensazione di onnipotenza data dall’adrenalina sfuma piano piano. Ora tutto e’ tranquillo… ed e’ tempo di… far ripartire il disco!!!

Fabrizio “Akhrod” Bolzoni

Tracklist:
01. Slaughterhouse
02. Absolute Power
03. Nice Dreams
04. Return From Fear
05. Test The Steel (Powermad)
06. Plastic Town
07. B.N.R.
08. Failsafe
09. Brainstorms
10. Final Frontier

Line-Up:
Joel DuBay – Chitarra, Voce
Todd Haug – Chitarra
Jeff Litke – Basso
Adrian Liberty – Batteria

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