Recensione: Acoustic Verses

Di Nicola Furlan - 24 Gennaio 2007 - 0:00
Acoustic Verses
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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84

Credo di poter definire questo The Acoustic Verses – al di là del significato che può avere una etichetta per una attitudine musicale – come Progressive atmosferico intriso di amabili carezze folk.
La band di Tchort (ex-Emperor) esce decisamente libera dalle maglie compositive maggiormente hard/prog rockeggianti piuttosto che gothic caratterizzanti gli esordi o il precedente The Quiet Offspring (2005) rivisitando invece, secondo ben definiti dettami, quell’indotto approccio venato di folk a loro caro nei primi anni della carriera.

Trattasi di folk caldo e atmosferico, meditativo, a tratti addirittura intriso di tiepido tepore ‘latino’ che dà un taglio netto alle varie ispirazioni dark che li hanno spesso contraddistinti. Altro aspetto da sottolineare è che non è solo il comparto delle sonorità più legate alla terra ed alle tradizioni a venir addolcito. Il tiro rock presente nel loro passato più recente sembra approdare a lidi più vicini ai porti sicuri dell’emotional alternative rock stile Aeon Spoke, piuttosto che venir catturati dalle correnti del symphonic più caratteristico che traspone verso spazi della new prog era. Certo, l’album è totalmente acustico ed è per questo che ho la mezza certezza che non sia stato per niente facile approcciarsi a tale modo di comporre, tenuta anche in considerazione la presenza, talvolta centellinata, di molteplici approcci stilistici. Un disco che rappresenta una svolta artistica notevolissima, non tanto significativa forse per originalità storica, bensì per la concentrata intensità che secondo dopo secondo gli arrangiamenti, gli arpeggi, ma soprattutto i cantati riescono a propagare.

Credetemi, sarebbe davvero superfluo mettersi ora a fare i chirurghi d’ogni sezione musicale pulsante nelle tracce in tracklist. Ogni canzone qui, più che analizzata, va vissuta. Nel medesimo approccio in cui contemplate il passaggio di una nuvola o l’agitazione più o meno imprevedibile di una fiamma nel buio così sarebbe giusto far irraggiare questa musica in voi. La vostra anima saprà assorbire e trasformare quella che meglio sentirà come vitalità al momento. La sensazione all’ascolto sarà delicatamente palpitante, ipnotica e rilassante.

Un album capace di accompagnare con la sua mutevole e metamorfica musica ogni colonna sonora delle proprie intime sensazioni. La tristezza e la speranza, l’inquietudine e la certezza, il caldo ed il fresco qui hanno trovato modo di confrontarsi fino a fondersi nel compromesso dell’arte.

Nicola Furlan

Tracklist:
01- Sweet Leaf (4′ 38”)
02- The Burden is Mine…Alone (3′ 13”)
03- Maybe? (5′ 02”)
04- Alone (3′ 42”)
05- 9-29-045 (15′ 29”)
part I: My Greater Cause
part II: Homecoming
part III: House Of Cards
06- Childs Play part III (3′ 30”)
07- High tide Waves (7′ 49”)

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