Recensione: Acoustica

Di Luca Cardellina - 25 Novembre 2003 - 0:00
Acoustica
Band: Scorpions
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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55

Ogni volta che la band teutonica esce sul mercato con un nuovo prodotto, non nascondo di provare un certo timore, dovuto alla paura di constatare il declino di una band, che ha scritto pagine memorabili di storia dell’hard rock, e che ormai da troppo tempo si è lasciata trasportare in una spirale viziosa, dove il vecchio e sano spirito rock, ha lasciato il posto a zuccherose ed anonime canzoni, che di Scorpions sanno ben poco. Questo “Acoustica”, non è certo da meno. Si tratta certo di un disco registrato live, per la precisione in quel di Lisbona, per di piu’ unplugged, ma le energiche schitarrate di un tempo e le grandi prestazioni vocali del singer Klaus Meine, sono ormai un triste ricordo. Le chitarre presenti sono ben tre, oltre ai noti R.Schenker e M.Jabs si è aggiunto Johann Daansen, ma giuro di aver fatto fatica a capirne il motivo, visto che si sentono a malapena qua e là nel corso dell’album . Non manca poi l’ormai noto maestro C.Kolonovits, già al seguito dei tedeschi nel disco con orchestra “Moment of glory”, a riempire quel certo vuoto con il pianoforte e le tastiere, e non mancano poi nemmeno le tre coriste di turno a supportare un Meine in affanno, soprattutto in “Always somewhere”. Le chitarre come detto non graffiano, la voce non è più quella di una volta, sembrerebbe proprio che gli Scorpions abbiano perso il pungiglione. Restano almeno le canzoni a tenere alto l’onore del gruppo, le varie “ The zoo”, “ You and I”, “ Holiday”, qui proposta in versione latineggiante (ne valeva proprio la pena?), “Wind of change”, diventata un pezzo indispensabile nelle esibizioni dal vivo, “Still loving you”, grandissima ballad, che qui perde però in intensità, e la “nuova versione 2001” di “ Rock you like a hurricane”, (ma gli assoli dove sono finiti?), “Send me an angel” qui riproposta con nuovi arrangiamenti e Catch your train”, dai mitici anni ’70 .Vi sono anche un manciata di cover, le famosissime “Drive”, dei The Cars, “Dust in the wind”, dei Kansas (preferivo l’originale) ed una “Love of my life”, dei mitici Queen, alla quale Meine non ha saputo regalare un qualcosa in più, limitandosi ad una semplice interpretazione. Non mancano gli inediti: “Life is too short”, “When love kills love” e “ I wanted to cry but the tears woulden’t comes”, a toglierci definitivamente ogni dubbio sulla reatività della band. Gli Scorpions erano, sono, e sempre resteranno delle icone dell’hard rock e nessuno lo potrà mai negare, non ci resta quindi altro da fare che rispolverare vecchi e gloriosi album come “ Blackout”, “Love at first sting”, “World wide live” o “ In trance” e goderci pure gemme di gran musica, suonata e cantata con energia e passione .

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