Recensione: Advent Parallax

Di Daniele Balestrieri - 7 Marzo 2009 - 0:00
Advent Parallax
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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70

Gli Averse Sefira sono uno di quei reiterati e longevi esempi di black metal che ha dovuto affrontare l’ostacolo di nascere oltre oceano, lontani dai riflettori del palcoscenico europeo e per questo in un certo modo ghettizzati da un pubblico che ai tempi del loro ingresso nella scena era tutt’altro che abituato a sonorità oscure, scream laceranti e immagini tipiche dell’universo estremo europeo.

Prima dell’avvento di internet era certamente più difficile diffondere l’arte della fiamma nera in America, ma un manipolo di blackster, dal New Jersey fino alle terre dei Cowboy, è riuscito nell’intento di promulgare la parola.
I nostri due/tre texani sono riusciti nel loro intento e hanno sfornato, nel corso di 12 anni, 4 full length e una manciata di demo/split.
Advent Parallax dovrebbe segnare la consacrazione del combo anche in terra europea grazie a un black metal leggermente atipico, legato a sonorità e immagini legate alla tradizione scandinava di scuola Immortaliana, come dimostrano le foto promozionali in pieno corpse painting e mare di spuntoni ai polsi e alle braccia.

Non è una scelta casuale quella di battere sul chiodo dell’americanità, giacché il loro metal, in patria, è considerato tra i migliori in circolazione, al pari dei primi elementi della scuola scandinava moderna. Il prodotto finale risponde ai proclama tipici del genere, con in più un “quirk” pseudo-progressivista, alla Deathspell Omega per intenderci – ma senza le esagerazioni di questi ultimi. Le chitarre, devastanti e serrate, procedono con un andamento irregolare, basato sul contrasto tra i riff in decisa asincronia che generano un’atmosfera insalubre che ben si adatta ai temi occulti trattati.
La bellezza – e il limite – di questo Advent Parallax risiede proprio in quest’aspetto dominante. I ragazzi ci sanno fare, tecnicamente siamo possibilmente all’apice del raw black metal, ma il discostamento dai binari del conosciuto è troppo poco per parlare di talento allo stato brado sbrigliato nei modi più imprevedibili, alla Arcturus per intenderci. Quest’album è certamente un solido ibrido di black metal dei primi anni ’90 e protoblack metal Venomiano, fluido, ripetitivo e allo stesso tempo persino fastidioso per chi non è in grado di masticare i continui progressi da un tempo a un altro o da un registro a un altro.
L’album inizia con un manierismo di fondo che lascia ben poco all’ascoltatore, tuttavia matura in fretta fino alla splendida accoppiata “A Shower of Idols” e “Refractions Of An Exploded Singularity“, i cui titoli Vintersorghiani lasciano spazio a momenti più leggeri e intellettuali senza scadere nell’eccessiva banalità della prima metà dell’opera.
In sostanza, Advent Parallax è un bel disco di mestiere: leggermente ostico per i puristi, benvenuto per chi non vive solo di black metal, ma non essenziale. Non passerà probabilmente alla storia perché non dotato di un’anima personale, ma è l’ennesimo tassello di un paese che continua a crescere e che presto diventerà il principale contendente del black metal originario, che in più di un’occasione ha dimostrato la stanchezza tipica di chi è prossimo ai 30 anni di età e tradizione.

Daniele “Fenrir” Balestrieri

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TRACKLIST:

01 Descension
02 Séance In A Warrior’s Memory
03 Viral Kinesis
04 Cognition Of Rebrith
05 Serpent Recoil
06 A Shower Of Idols
07 Refractions Of An Exploded Singularity
08 Vomitorium Angelis

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