Recensione: Age Of Oblivion

Di Davide Nenna - 17 Ottobre 2012 - 0:00
Age Of Oblivion
Band: Hell:On
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
58

Direttamente dalla famigerata Ucraina ecco gli Hell:On, quintetto thrash/groove dalle vaghe influenze death e progressive. Leggendo la bio scopriamo che sono nati nel 2005, sono al terzo full-length e vantano una discreta esperienza live, avendo condiviso il palco con band ben più blasonate (tra le altre, Napalm Death, Kreator e Amorphis).

Con queste premesse sarebbe lecito aspettarsi un sound quantomeno maturo, invece già dall’opener “Disaster” si capisce che qualcosa non gira per il verso giusto: il muro sonoro è notevole, ma si regge su un riff talmente scontato da risultare sterile, inoffensivo. Stesso discorso per le seguenti “Bottom Line” e “Rise”, strutturate in modo identico (partenza veloce in battere/rallentamento/nuova accelerazione, il tutto nell’arco di tre minuti scarsi). E’ evidente che Il modern thrash dei nostri vada a pescare dalla scuola svedese meno melodica (The Haunted, ultimi Witchery) e da colossi americani quali Machine Head e Lamb Of God, riuscendo in parte ad eguagliarne la carica distruttiva, ma certamente non la qualità del songwriting. “Let It Feed” si assesta invece su tempi medi, sottolineati dalla doppia cassa ‘trattenuta’ del bravo drummer Oleg Talanov, di certo la nota più positiva del platter: veloce, preciso e tecnico, qui trova il modo di piazzare anche qualche azzeccato blast beat. Pollice verso, invece, per la voce di Alex Baev, piatta e monocorde… Immaginate un incrocio tra Rob Zombie e Dave Ingram dei Benediction (paragone da prendere con le pinze)… Il vero tallone d’achille della band. Buona prova invece della coppia d’asce Pasko/Vorozhtsov, offuscata solo dalla presenza del grande Jeff Waters, che in “My Doll” esegue un assolo riconoscibile all’istante; il problema è che in un contesto così freddo e monolitico i suoi funambolismi suonano quasi inutili, fuori posto. “Punk Guys” è un tributo alle radici dei nostri, una cover dei thrasher russi Master, di certo appesantita ma sostanzialmente identica all’originale. “Emptiness” e “Burn” si reggono più sul groove che sulla velocità pura, ma entrambe scorrono via senza lasciare il segno. Un riff sinistro tra Slayer e Cannibal Corpse apre le danze di “In The Name Of…”, ma è davvero l’unica cosa degna di nota. In “voice of the Abyss” compare una voce femminile e qualche spunto maggiormente melodico (era ora!), tanto che l’assalto finale può ricordare la furia epica dei grandi At The Gates di “Slaughter of the soul”: uno dei momenti migliori del disco. Dulcis in fundo, i nostri buttano nel (piccolo) calderone del loro sound anche una tastiera, che domina la scena per tutta la conclusiva “Satan”, dall’inquietantissima durata di 7:06 ovvero 6:66 (Paura, eh?!)… L’intenzione è quella di dare al pezzo un’impronta apocalittico/sinfonica, ma il risultato è senza infamia e senza lode.

Alla resa dei conti “Age Of Oblivion” si rivela complessivamente statico e, purtroppo, avaro di idee interessanti, diluite nell’album come gocce in un mare di noia. Tecnicamente ineccepibile, ma come sappiamo, saper suonare e saper comporre non sono proprio la stessa cosa.
Cari Hell:On, oggi avete mostrato i muscoli, ma la prossima volta metteteci un po’ più di cervello… Potremmo assistere ad un piccolo miracolo!

Davide “Dave73” Nenna

Discutine sul forum nel topic relativo!

Tracce:

01. Disaster 02:47
02. Bottom Line 03:04
03. Rise 03:19
04. Let it Feed 04:08
05. My Doll (feat. Jeff Waters) 4:30
06. Punk Guys 2:41
07. Emptiness 3:54
08. Burn 3:30
09. In the Name of… 4:12
10. Voices of the Abyss 4:49
11. Satan 7:06

Durata 44 min. ca.

Ultimi album di Hell:On

Band: Hell:On
Genere:
Anno: 2012
58