Recensione: Age of Wars

Di Leonardo Arci - 21 Settembre 2006 - 0:00
Age of Wars
Band: Bejelit
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
80

I Bejelit sono un gruppo di punta dell’intera scena underground italiana, troppo spesso sottovalutata nei confini nazionali a causa di una incomprensibile esterofilia che porta ad accogliere con entusiasmo spesso ingiustificato anche le più risibili uscite straniere, e a penalizzare invece le valide produzioni nostrane. I nostri provengono da Novara e si sono formati nel 2000, hanno all’attivo, oltre a due demo, un Ep (Slave of Vengeance – 2003) ed un full length (Hellgate – 2004) e si presentano con questo secondo lavoro sulla lunga distanza con due novità di rilievo: la prima attiene alla line up, che fa registrare l’avvicendamento tra il vecchio cantante, Fabio Privitera, con Tiberio Natali, già attivo in precedenza sulla scena metal locale. La seconda riguarda il cambio di etichetta: risolto il contratto con la Battle Hymns il mastermind Sandro Capone ha dato vita ad una propria label, la Old Ones Records alla quale è stato affidato il compito, tra gli altri, di distribuire questo Age of Wars, registrato tra aprile del 2005 e giugno di quest’anno.

Questi cinque giovanissimi ragazzi dimostrano una personalità non comune, forti soprattutto dell’esperienza live accumulata nel corso degli anni, ma anche doti tecniche più che apprezzabili. Mi preme, in particolare, lodare le doti del frontman Natali: la sua prestazione è piuttosto diretta ed aggressiva, capace di assestare acuti con estrema facilità ma anche di eseguire le parti più lente e “recitate” in modo egregio, ben assecondando l’intero muro sonoro eretto dai musicisti. La sua timbrica può essere associata a quella di Thomas Rettke (per i neofiti del metal, ex singer dei teutonici Heaven’s Gate) ma soprattutto a quella di Jan Thore Grefstad (a mio parere uno dei singer più dotati del panorama metal europeo). Altra nota di merito va a Sandro Capone, chitarrista nonché produttore dell’intero lavoro: la produzione non presenta pecca alcuna, ogni singolo strumento risulta identificabile e riconoscibile, ottimamente amalgamato nel contesto sonoro pulito e cristallino.

Ammetto di non avere ascoltato i precedenti lavori della band per cui di seguito non troverete alcuna valutazione in chiave comparativa del lavoro qui recensito. A beneficio di quanti si trovassero nella mia identica situazione, trovo utile tracciare per grandi linee le coordinate lungo le quali si sviluppa questo Age of Wars: siamo di fronte ad un lavoro che mantiene una forte connotazione heavy di fondo arricchita ora da marcate influenze epic, ora da riffoni in pieno stile U.S. power/thrash, con sporadici arrangiamenti in chiave progressive che denotano un accurato lavoro in fase di songwriting e la ricerca di elaborazioni più mature, affrancandosi pertanto dai soliti e abusati chiché power per approdare a soluzioni più articolate e personali. Dal punto di vista lirico non siamo di fronte ad un concept vero e proprio, ma tutte le tracce sono ispirate alla trama del fumetto Bersek. Resurrection è una breve intro di piano che fa da apripista all’opener Age of Wars, classico esempio di metal grezzo e roccioso dalle decise derive thrash, merito di un lavoro eccelso alle chitarre che sprigionano un riffing adrenalinico e piuttosto veloce, così come l’assolo centrale della lead guitar. Ottima anche la prestazione del vocalist, in piena sintonia con il mood aggressivo della traccia, in alcuni punti al limite del growl. Mercenary miscela egregiamente la potenza espressa dalle chitarre con l’epicità delle melodie, grazie anche ad una sezione ritmica poderosa e serrata (ascoltate l’assolo di basso) e ai cori dal sapore battagliero e di facile presa live. Le cose non cambiano con la successiva Son of Death, che si caratterizza per una prestazione strabiliante dei due axemen Sandro Capone e Daniele Genugu, assecondati dal validissimo lavoro di Giorgio Novarino al basso, strumento questo sempre in evidenza in tutto il disco. E’ il turno di Just a Dream, canzone concepita per essere eseguita in sede live, forte di linee melodiche orecchiabili e veloci e dotata di un chorus arioso ed evocativo. Pregevoli gli acuti eseguiti da Tiberio Natali, una vera e propria rivelazione questo ragazzo! March of the Immortal ritorna su territori epici sperimentati nelle prime tracce: interessante il lavoro alle tastiere di Giulio Capone (che è anche il batterista del gruppo), responsabile delle orchestrazioni di cui la traccia è piena e che avvicina per un attimo il suono dei nostri e certi lavori targati Rhapsody; apprezzabile inoltre l’inserto di parti vocali eseguiti in growling dall’ospite Giovanni Bucelloni dei deathsters Steadfast che contribuiscono a rendere l’atmosfera cupa e malvagia. The Evil Inside sposta leggermente il tiro verso confini più melodici nei quali risulta più apprezzabile la versatilità del cantante Natali, autore di linee vocali pulite e orecchiabili senza però scadere nella banalità di certe produzioni power. E’ il momento di abbassare i ritmi per far spazio alla ballad di turno, Flower of Winter, scritta da Stefania Finocchi. Qui si respira un’aria malinconica ed intimistica, che spiazza rispetto al trend finora seguito, ma che risulta ugualmente accattivante grazie alla solita ottima prova di Tiberio dietro al microfono. Victory’s Now! è un ritorno al metal degli anni ’80, merito di un struttura piuttosto quadrata nella quale si erge la prestazione impeccabile e rigorosa di Giulio Capone alla batteria. L’ultima canzone …And Chaos Came From Nowhere si dissocia dal contesto sonoro finora seguito che, pur con sfaccettature varie, si dimostra alquanto coerente e lineare. A mio avviso questa canzone va vista come un omaggio dei Bejelit ai Blind Guardian essendo riprodotti pedissequamente gli stilemi che hanno fatto la fortuna dei ragazzi di Krefeld (addirittura il buon Natali cerca di imitare Hansi, e questo è tutto dire). Ad ogni modo si tratta di una canzone molto valida, una speed song piuttosto epica nel suo coro anch’esso facilmente memorizzabile a garanzia di una presa live indiscutibile.

Non avendo mai ascoltato nulla dei Bejelit devo ammettere di essermi trovato di fronte ad una graditissima sorpresa. La scena italiana ha bisogno di gruppi come i Bejelit, veri alfieri di quel metal dal sapore antico ma che presenta tutte le potenzialità per potersi affermare nella scena hard n’ heavy del futuro. CD da avere, band da supportare. Grandi Bejelit!

Leonardo Arci

Tracklist:
01. Resurrection
02. Age of Wars
03. Mercenary
04. Son of Death
05. Just a Dream
06. March of the Immortal
07. The Evil Inside
08. Flower of Winter
09. Victory’s Now!
10. …And Chaos Came From Nowhere

Ultimi album di Bejelit

Band: Bejelit
Genere:
Anno: 2012
75
Band: Bejelit
Genere:
Anno: 2010
72
Band: Bejelit
Genere:
Anno: 2006
80
Band: Bejelit
Genere:
Anno: 2004
80
Band: Bejelit
Genere:
Anno: 2003
65
Band: Bejelit
Genere:
Anno: 2002
78