Recensione: Ain
Un’altra band italiana ce l’ha fatta e di questo non possiamo che rallegrarci, quantunque di allegria nel cuore dei Rexor ne debba battere ben poca. Gruppo fiorentino, i nostri nascono dalla confluenza di due gruppi thrash locali, i Garant (due demo all’attivo) e i Suthen Death con appena un demo all’attivo. Il “supergruppo” da’ alla luce un primo demo nel 2004 e dopo qualche sussulto nella line-up riesce finalmente ad accaparrarsi un contratto e un disco prodotto con tutti i crismi del caso.
Che i Rexor siano una band ancora legata alla forma mentis dell’underground risulta subito abbastanza palese soprattutto per via dell’estrema metodicità del sound proposto.
Ain è black metal. E la recensione potrebbe anche terminare così. Cos’è il black metal, quali sono gli stilemi del genere? Ain ce lo ricorda in modo abbastanza diretto, come fosse una piccola enciclopedia, anzi, un’annotazione attaccata con un magnete sullo sportello del grande frigorifero del frozen unholy Scandinavian black fucking metal.
Chitarre terremotanti, scream arcigno e monocolore, basso invisibile, cliniche oscillazioni tra mid-tempo thrash e motoseghe come da copione black 1989-1995 e, soprattutto, blast beat serrati e senza dio talmente prominenti da sembrare una drum machine incantata (e purtroppo non è un gran bell’effetto).
Impossibile trovare delle parole per raccontare un disco su cui è già stato scritto di tutto negli scorsi 20 anni e che non trasuda un briciolo di personalità: chiamiamolo un omaggio riverente a tutto ciò che il black metal norvegese ha rappresentato e che evidentemente continua a rappresentare per le nuove generazioni. Ain è una goccia in un oceano di dischi simili, molti dei quali suonati e presentati purtroppo decisamente meglio sia sotto il punto di vista strettamente tecnico che melodico. Se fosse il primo disco di questo tipo a far capolino nel mercato, ci troveremmo di fronte alla storica epifania di un nuovo genere, figlio bastardo del thrash e dell’anticonformismo generazionale… se non fosse che ci ha già pensato un certo signor Quorthon una trentina di anni fa.
Consigliato a chi davvero, davvero, ma proprio davvero, è in crisi d’astinenza da true black metal ferale e primigenio ed ha già ascoltato tutto ciò che di oscuro è uscito dal 1981 all’anno di grazia 2009.
Daniele “Fenrir” Balestrieri
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TRACKLIST:
1. Cor Chaosis
2. Regressus Dei
3. Antichristi Declaratio
4. Alpha Draconis
5. Tenebrae In Regnum Lucis
6. Evangelium Diaboli
7. Irae
8. Ad Majorem Luciferum Omnipotemptom Glorium
9. Infernum Dominium
