Recensione: Aint War Hell?

Di Andrea Bacigalupo - 26 Marzo 2018 - 8:30
Aint War Hell?
Band: Cruentator
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2018
Nazione:
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60

Cruentator   Logo

I Cruentator sono una band di Como, nata nel 2015 per volontà del batterista  Riccardo e del chitarrista Omar, già nei Bowel Steel. Ai due si sono uniti Ambro alla voce, Vanni al basso e Massi FD alla chitarra (non presente sul disco).

Il loro sound  è un Thrash diretto e violento, senza compromessi, influenzato  dai gruppi più feroci della Old-School quali Possessed, primi Exodus e Sepultura, incentrato su una batteria che ricorda il bombardamento delle navi da guerra sulle spiagge della Normandia prima dello sbarco.

Chitarra ritmica e basso corrono all’assalto instancabilmente, senza fare prigionieri e la voce evidenzia bene la propria rabbia, anche se Ambro ha la necessità di maturare parecchio per adeguare il suo cantato a quello che è un genere in cui, al giorno d’oggi, si tende pensare al ‘… sembra facile …’ suonarlo e che tutti possano mettersi dietro al microfono, ma non lo è. Comunque in Ambro le potenzialità si sentono e sicuramente nel prossimo futuro le sue qualità saranno meglio espresse.

L’album, pubblicato il 10 gennaio 2018 via Xtreem Music, è improntato tutto sulla velocità, con minimali variazioni e pochissima ricerca melodica, più che altro sentita in qualche assolo.

Cruentator   Photo2

Otto canzoni, della durata complessiva di poco più di mezz’ora che partono in un modo ed arrivano nello stesso: strada dritta senza curve con pochissimi cambi di tempo, se così si possono chiamare, giusto per modificare ritmo allo sbattere della testa. Album per chi ama velocità smodata, ferocia e furia: una vera battaglia senza esclusione di colpi.

Le tracce hanno più o meno tutte la stessa tessitura, in particolare ‘Merciless Extermination’ e ‘Tyrants of Wasteland’ sono brani con un unico tiro violento ed inossidabile; ‘Barbaric Violence’ inizia cadenzata ma è una finta: la velocità smodata riprende subito, portando ad un cambio di tempo pestato che riporta all’inizio del pezzo.

Marching Into a Minefield’ è iperveloce con una parte musicale violentissima che si aggiunge a strofe un po’ più cadenzate.

Come già detto, gli altri brani non differiscono di molto.

L’album nella sua globalità, per chi piace il genere estremo, è più che ascoltabile. Il problema è quello comune a molte altre Thrash band odierne: a forza di prendere ispirazione dalla Old School sono stati immessi sul mercato una quantità infinita di album praticamente tutti uguali, con pochissime differenze tra loro se non la copertina.

L’album, come molti, non presenta la minima originalità e neanche sono presenti tentativi di esserlo, assomiglia a lavori del lontano passato che neanche loro avevano stupito più di tanto. Non si parla più di ispirazione, ma, praticamente, di copiatura.           

E’ comunque l’album d’esordio e, come già detto, le potenzialità per crescere ci sono tutte. Basta che i Cruentator cerchino di più una propria strada piuttosto che seguire quella già percorsa da altri. Il giudizio è comunque sufficiente

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