Recensione: Airplay

Di Federico Reale - 5 Luglio 2010 - 0:00
Airplay
Band: Airplay
Etichetta:
Genere:
Anno: 1980
Nazione:
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93

Esistono alcuni album che non rappresentano un semplice ascolto alle orecchie del pubblico, bensì un vero e proprio viaggio nel tempo all’epoca in cui questi sono stati concepiti. Il primo ed unico album degli americani Airplay appartiene a questa categoria.

Il disco in questione è importantissimo per la storia del suo genere di appartenenza, l’AOR, dato che secondo il parere di chi scrive i caratteri dello stesso furono perfettamente delineati per la prima volta da questo seminale omonimo album
Molti si chiederanno: “Ma i Boston, i Journey e i Toto?” e di certo questa non è una domanda irragionevole, dato che gli artisti sopraccitati sono stati senza ombra di dubbio importantissimi per l’Adult Oriented Rock, ma si può facilmente trovare una risposta andando ad analizzare bene il loro stile. I Boston, infatti, erano troppo ancorati all’Hard Rock, mentre Journey e Toto lo erano al Prog. Si può tranquillamente affermare che queste band abbiano dato delle coordinate a ciò che gli Airplay hanno trasformato nell’AOR vero e proprio, aggiungendo alla canzone Pop americana tipica della Westcoast una buona dose di Rock, così da poter etichettare l’album come Adult Oriented Rock a tutti gli effetti.

La band era formata da Tommy Funderburk (voce), David Foster (tastiera e voce) e Jay Graydon (chitarra), protagonisti, gli ultimi due, di una soddisfacente carriera solista.

L’ascoltatore è introdotto al disco dal coro pomposo e magniloquente della solare “Stranded”, accompagnata da una prorompente carica Hard Rock, a cui seguono due fulgidi esempi di Westcoast Rock, ovvero l’accattivante “Cryin’ All Night” e la toccante ballata “It Will Be Alright”.

“Nothing You Can Do About It” è l’esempio della classica canzone Pop americana di fine anni ’70, linee vocali assolutamente catchy, melodie ispiratissime di pianoforte e un assolo di chitarra semplice ma intenso, con un’ammaliante tromba in sottofondo, mentre “Should We Carry On” è una sognante ballad dal fortissimo appeal commerciale.
“Leave Me Alone” può addirittura considerarsi una specie di anticipazione di un certo Rock più “tamarro” tipico della seconda metà degli anni ’80. Con la successiva “Sweet Body” si raggiunge l’apice di “Airplay”: rappresentazione dell’AOR ai suoi massimi livelli, una composizione solare e allegra, dall’ottimo gusto melodico, caratterizzata da cori stellari e linee vocali incredibili, per il sottoscritto una tra le dieci canzoni più belle mai scritte nella storia del genere, seguita da una “Bix” dai ritmi seducenti, che però rappresenta l’anello debole dell’album, risultando comunque una song molto piacevole da ascoltare, solo un po’ banale.

La chiusura è affidata all’ottima “She Waits For Me” e ad una magistrale cover di “After The Love Is Gone”, la cui versione originale fu registrata dai celebri Earth, Wind & Fire.

Così termina un album epocale, un’opera imprenscindibile che ogni amante di Melodic Rock che si rispetti dovrebbe conoscere e venerare.
Un vero peccato che, come molti must AOR risalenti agli anni ’80, “Airplay” non sia più facilmente reperibile. Non resta che continuare a sperare fiduciosi in una provvidenziale ristampa!

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Tracklist:

01. Stranded
02  Cryin’ All Night
03  It Will Be Alright
04  Nothing You Can Do About It
05  Should We Carry On
06  Leave Me Alone
07  Sweet Body
08  Bix
09  She Waits For Me
10  After The Love Is Gone

Line-up:

Tommy Funderburk – Voce
David Foster – Voce / Tastiere
Jay Graydon – Chitarre
 

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