Recensione: Alive At Least

Di Francesco Prussi - 5 Aprile 2004 - 0:00
Alive At Least
Band: Pretty Maids
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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78

Uscito sul finire del 2003 ma da poco arrivato nelle mie mani, il secondo live della seminale band Danese dei Pretty Maids giunge a coronamento del tour 2001-2002, con incisioni effettuate in Giappone nel Marzo 2001 (Tokio-Osaka) ed in Germania nell’Aprile 2002 (Bochum e Hamburg). Registrato a seguito dell’eccezionale e sottovalutato Planet Panic, i Pretty Maids con questo disco non fanno altro che confermare le loro doti di live band bella tosta, alla luce di una prova grezza e grintosa. Tour che naturalmente non ha toccato l’Italia e presumo che dopo aver supportato i Deep Purple nel lontano 1987, periodo di The House Of The Blue Light, i nostri non abbiano mai più varcato i patri confini. Almeno quella sera a Milano non me li sono persi (che serata ragazzi, qualche anno in meno e parecchi capelli in più). Ormai sulla scena da quasi vent’anni, tra alti e bassi, il combo ha sempre pubblicato dischi dignitosi e degni d’attenzione ed il secondo album Red Hot And Heavy, come il successivo Future World, meriterebbero ampiamente spazio nella sezione classici. Heavy-rock allo stato brado si ritrova nei solchi del cd, dove i cinque vecchietti dimostrano d’avere ancora le palle ben salde per dire la loro in questo campo, dimostrando che i vecchi leoni sono duri a morire. Sedici canzoni compongono la set-list, offrendo una visione della loro musica abbastanza esaustiva; ma sono i brani di Planet Panic che dal vivo convincono e non sfigurano per nulla vicino ai classici di un tempo. Quindi la nuova ballad Natural High, o la più heavy Virtual Brutality e la veloce Playing God ben figurano accanto a song più datate come Sin Decade posta in apertura e la coinvolgente e massiccia Destination Paradise, dall’ottimo Anything Worth Doing Is Overoding del 1999. Gran bel brano veloce e coinvolgente con quel suo refrain, se vogliamo un po’ ruffiano, ma tremendamente efficace in sede live. Anche l’ottimo Carpe Diem del 2000, non manca all’appello e la dura e cadenzata heavy-rock track Tortured Spirit fa bella mostra di sé, seguita dalla più commerciale Wouldn’t Miss You dove il singer coinvolge il pubblico Giapponese in un botta e risposta . Da segnalare la micidiale e devastante Cold Killer, aperta da un riff heavy che mi ricorda l’Ozzy di Bark At The Moon; ma naturalmente in chiusura non poteva mancare la mitica Future World seguita dalla più cadenzata Red Hot And Heavy che dal vivo non ha perso l’impatto terremotante che ha sempre contraddistinto questo brano; due song che ormai sono diventati dei classici del gruppo. Insomma quindici brani, tra l’altro ben bilanciati tra vecchio e nuovo più una bonus-track per l’edizione Europea dal titolo Rodeo, tutti da gustare per settantasei minuti di musica d’ottimo livello.  Devo sostenere che avrei preferito un bel doppio cd, magari registrato in una sola data, così da aver una visione più completa di un loro concerto. In ogni caso vuoi anche per una produzione bella grezza e con il pubblico abbastanza in rilievo, il dischetto suona parecchio live con alcuni brani notevolmente trascinanti ed incisivi. In conclusione un buon prodotto, anche se leggermente inferiore al primo live album, i Pretty Maids hanno dato alle stampe un lavoro decisamente ottimo, fornendo così un bel biglietto da visita a chi si accosta al gruppo per la prima volta.

Combo molto sottovalutato e che meriterebbe molto di più di quanto sinora ha ricevuto.

Sin Decade

Destination Paradise

Tortured Spirit

Wouldn’T Miss You

Nightmare In The Neighbourhood

Natural High

Virtual Brutality

Queen Of  Dreams

Cold Killer

Playing God

Snakes In Eden

Shelly The Maid

Live Until It Hurts

Future World

Red Hot And Heavy

Rodeo  (Bonus Track)

 

 

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