Recensione: All Dressed Up [Reissue]

Di Francesco Maraglino - 27 Maggio 2011 - 0:00
All Dressed Up [Reissue]
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Anno: 2011
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90

Forse il nome di David Roberts non dirà granché alla maggior parte dei nostri lettori/visitatori, ma quest’artista californiano è stato l’autore di uno dei più affascinanti lavori di Westcoast AOR della storia di tale genere musicale.
“All Dressed Up” (questo il titolo dello storico full-lenght), in origine uscito nell’anno domini 1982, è ristampato in questi giorni in versione rimasterizzata a cura della label Avenue Of Allies, contemporaneamente al come-back datato 2008 dell’artista americano, “Better Late Than Ever”, ed ad una raccolta di inediti, “The Missing Years” (ne riparleremo più in là).

Riascoltare le dieci tracce di quest’album è come aprire un varco temporale verso un’epoca, i primi anni Ottanta, in cui questa musica, certamente commerciale, ma altrettanto sicuramente priva di banalità e dotata di una classe ed uno stile inarrivabilmente sofisticato, dominava le classifiche di mezzo mondo. Eppure tali suoni non risultano invecchiati, essendo diventati col tempo lo stilema di un’espressione musicale senza tempo e senza età.
L’accostamento immediato, sin dai primi minuti di ascolto, è naturalmente ai Toto, e vorrei vedere: proprio Jeff Porcaro, Steve Lukather e Mike Porcaro (quest’ultimo non era ancora nei Toto ma avrebbe poi sostituito David Hungate nella band) erano stati reclutati dal produttore/tastierista Greg Mathieson per registrare “All Dressed Up” e, mentre Steve e Jeff suonavano per l’esordiente David Roberts ai Sunset Studios di LA di giorno, di notte registravano con gli altri compari, nello stesso studio, il leggendario “Toto IV”.
Ma anche certi Chicago, Christopher Cross e soprattutto Richard Marx, sono artisti accostabili a questo David Roberts.
Oltre ad una bella fetta della band di “Rosanna” e “Africa”, pure musicisti del calibro di Jay Graydon, David Foster, Gary Herbig e Paulinho Da Costa erano della partita. E non appaia un board d’artisti sproporzionatamente prestigioso per i meriti del titolare dell’album: il songwriting e la voce, duttile ed espressiva, di Roberts sono all’altezza di cotali session-men.

“All In The Name Of Love” apre le danze con un’andatura movimentata e briosa, un ritornello catchy ma non scontato, ed un flavour decisamente alla Toto, con qualche vaga ascendenza cantautoriale di altra area geografica a stelle e strisce (chi ha detto Billy Joel?).
Un sinuoso assolo di chitarra caratterizza invece “Too Good To Last”, un soft-rock alla Toto elegantissimo e dall’andatura moderata confinante con la ballad, che fu interpretato anche dalla Nielsen / Pearson Band.
Con la magnifica “Someone Like You” siamo dalle parti di “Hold The Line”: il basso, la chitarra il piano e le tastiere si muovono sferzanti ed insieme raffinatissimi, in una vera perla di magistrale  AOR.
Altrettanto dicasi della successiva “Boys of Autumn”, delicata, nostalgica e stilosa, e della frizzante, movimentata e sbarazzina “That’s My Girl (She’s Still Mine)”, con ancora un eccellente Steve Lukather sugli scudi.
Anche “Wrong Side Of The Tracks” veleggia su vette di assoluta eccellenza, con rimandi a Toto e Chicago, un caratteristico piano elettrico in apertura, un basso rotondo ed accattivante, un gioco – sofisticatissimo e soulful – di rimandi tra canto e controcanto e tra chitarre e tastiere.

Ma è con “Midnight Rendezvous”, ballata notturna su sfondo orchestrale, un po’ alla Christopher Cross, che l’album tocca altitudini celestiali grazie, tra l’altro, allo stellare chorus, melodioso ed evocativo, ed all’immancabile assolo finale di sax, strappacuore e strappamutande. Fu interpretata anche da Ramsey Lewis co-starring con Nancy Wilson delle Heart, e ad ascoltarla pare di vedersi davanti ad una LA notturna puntellata di luci, nel mentre si è alle prese con romantiche faccende….

E non si scende di livello neanche con la successiva “Anywhere You Run To”, ancora a metà tra ballata e brano più energico e vivace, una traccia sublime che piacque anche a Diana Ross che ne fece una sua versione.
“Never Gonna Let You Go” si muove piacevole tra riff di tastiere e di synth e ritornello cristallino e teatrale.
Chiude l’album, “Another World”, una piano ballad che ci riporta un’ultima vota in un mood sentimentale e nostalgico.

Insomma, una volta tanto la press release non mente e non esagera nel definire “All Dressed Up” come un’autentica gemma dell’AOR (quello più soffice e più vicino al pop) che fu. Quest’album, infatti, è un autentico piccolo grande masterpiece che si colloca a pieno titolo sullo stesso livello dei classici dei colossi del genere, e fa impallidire tante operazioni plastificate che spesso il mercato ci rifila oggi.
Complimenti ad Avenue of Allies per averlo riportato alla luce.

Una nota di servizio: la prima stampa di questa versione rimasterizzata di “All Dressed Up” è un’edizione limitata in jewel case con tanti benefit, tra cui un booklet più ampio con testi e commenti track-by-track di David Roberts.

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Tracklist:

01.    All In The Name Of Love
02.    Too Good To Last
03.    Someone Like You
04.    Boys of Autumn
05.    That’s My Girl (She’s Still Mine)
06.    Wrong Side Of The Tracks °
07.    Midnight Rendezvous
08.    Anywhere You Run To *
09.    Never Gonna Let You Go
10.    Another World °

Line Up:

Chitarre: Steve Lukather, eccetto * Jay Graydon guitar overdubs
Batteria: Jeff Porcaro
Basso: Mike Porcaro
Tastiere: Greg Mathieson, David Roberts
Sintetizzatori: Michael Boddicker, Greg Mathieson, eccetto * David Foster synthesizer overdubs
Sassofono: Gary Herbig
Percussioni: Paulinho Da Costa, Jeff Porcaro
Linn Machine : David Leonhard
Background Vocals : David Roberts, Bill Champlin, Tom Kelly, John Joyce, Joe Chemay, Jim Haas
 

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