Recensione: All Hell

Di Daniele D'Adamo - 14 Agosto 2016 - 18:44
All Hell
Band: Vanna
Etichetta:
Genere: Metalcore 
Anno: 2016
Nazione:
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76

Il rosa tenue della copertina non inganni: i Vanna sono una tosta realtà consolidata del movimento *-core statunitense, in particolare metalcore. Fra le altre cose, infatti, “All Hell” è il sesto album di una solida carriera cominciata nel 2004. E accumulare mezza dozzina di full-length in un tale lasso di tempo non è certamente fatto irrilevante anzi.

Inoltre, anche se di melodic metalcore si tratta, la miscela studiata dal quintetto di Boston non è per nulla, facile, per nulla edulcorata. Al contrario, sono molto forti le influenze dell’hardcore, come dimostra, per esempio, la durissima, scabra ‘Circle the Flame’. Certo, il refrain è clamorosamente accattivante – entra nella mente diretto come un pugno – , ma la base è rabbiosa, cattiva, riottosa. 

Tutto il contrario della morbidezza del colore della cover, insomma. Esattamente come si diceva all’inizio. ‘Flower’, che segue, è un’altra manifestazione di crudezza e rabbia – le harsh vocals di Davey Muise sono davvero… harsh – , edulcorata di contro da un ritornello che definire stupendo è poco. Probabilmente la song è quella da mandare in giro per raccogliere più adepti possibile, nondimeno lo stile ambivalente (scabrezza / dolcezza) e ruvido della formazione del Massachussets non viene assolutamente meno.

Il metalcore melodico d’altronde è questo. Non possono e non ci devono essere variabili ai dettami stilistici che ne dettano la sostanza. I breakdown ci devono essere. Punto (‘Leather Feather’). I cori non devono mancare. Punto (‘Paranoia Euphoria’). Le linee vocali devono spaccare, far male, per poi esplodere nell’armonia di chorus dal mood rigorosamente malinconici, tristi. Punto. (‘Mutter’). Le accordature delle chitarre devono essere ribassate. Punto (‘Pretty Grim’).

Allora, alla fine, ciò che fa la differenza è il talento compositivo. La capacità, cioè, di scrivere brani che contengano al loro interno tutte, nessuna esclusa, le caratteristiche sopra elencate. Riuscendoci però a metterci del proprio. Per dar vita a pezzi perfettamente calabili, in ogni istante, nel metalcore; ma dotati di vita propria. Destinati a durare nel tempo, e a essere riproposti in sede live con efficacia e forza penetrativa. Memorabili, in poche parole (‘Reaping a Whirlwind’). memorabili nella riproposizione, anche indefinitamente, del concetto-cardine del genere: l’antitesi fra granulosità e sericità (‘Lead Balloon’).

I Vanna raggiungono questo nobile obiettivo, anche se ogni tanto, poco, quasi mai, si perdono un pochino per strada (‘Wounded Young‘). Si tratta tuttavia di peccati veniali, di quasi irrilevante importanza, data l’alta qualità tecnico / compositiva posseduta da “All Hell”.

Vanna, “All Hell”. Son lì. Per tutti. Per documentare che il metalcore non è metal di serie B.

Affatto.

Daniele D’Adamo

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