Recensione: Alles Verboten

Di Stefano Ricetti - 8 Ottobre 2012 - 0:00
Alles Verboten
Band: Fingernails
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2012
Nazione:
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73

Fra cent’anni all’interno dei Fori Imperiali campeggerà anche il busto di Maurizio “Angus” Bidoli. Appena sotto, per i turisti che si chiederanno chi potesse essere quell’uomo con la faccia da cattivo ma dal cuore d’oro, sulla prima riga vi sarà inciso: Nome, Soprannome, Cognome. Sulla seconda, quella inferiore: Metallaro SPQR Docg.

Questo è Angus, membro fondatore dei Fingernails sin dal lontano 1981 e instancabile stakanovista dell’HM italiano, personaggio che non ha la minima intenzione di mollare, come ben dimostrato sulle assi del recente Rock Hard Festival III in quel di Trezzo d’Adda. Alles Verboten è il nuovo lavoro dei capitolini e vede la luce per l’etichetta tedesca High Roller Records. Ad accompagnare Bidoli Anthony Drago alla voce, Big Ricchard al basso e Carlo “El Charlo” alla batteria.

Copertina minimalista anni Ottanta, durata d’altri tempi e tanta tanta energia, questa la ricetta dei Fingernails targati 2012 che con quest’ultimo lavoro abbandonano le sonorità più al passo coi tempi del precedente Destroy Western World per rituffarsi nei formidabili anni Ottanta.

L’opener Suicide Generation è già un classicone, tanto che i Nostri la utilizzano ampiamente in sede live, accanto agli altri monumenti Heavy Metal Forces, Crazy For Blow Job e Dirty Wheels: riffone spaccamontagne, refrain che entra nella capoccia e non se vuole più uscire e tanta voglia di ripremere il tasto play. La pennata di Maurizio “Angus” Bidoli, per coloro che sono avvezzi all’HM in your fucking face, ha lo stesso sapore di quella di Mark Knopfler per gli amanti dei Dire Straits: si riconosce dopo pochi secondi in mezzo a mille altre. Provare per credere, sulle note di Frankenstein Food, altro pezzo dalla struttura classica per essere riproposto di fronte a un pit con il pugno borchiato al cielo.

Alles Verboten ha le stimmate del monoblocco, nonostante questo val la pena spendere qualche impressione per alcuni pezzi: l’ariosa – rispetto al resto, s’intende! – Witchy Suicide Wildcat, Father Ralph con il suo gustoso siparietto iniziale è un tuffo nelle chitarre HM dei primi anni Ottanti inglesi costruite su di un impianto fottutamente Ramones, la motorheadiana più motorheadiana delle altre Metal Bullets propone alcuni stacchi dello stesso Bidoli alla voce, rispolverando antichi brividi NWOIHM, da segnalare anche il grande coro di Black Widow.

Album pressoché privo di fronzoli di sorta Alles Verboten va comunque gustato come botta unica, fra schitarrate Punk miste alla consueta dose di Speed Metal proposta dal gruppo, con Anthony Drago dietro il microfono, interprete sicuramente più avvezzo ad altri tipi di sonorità che però fa davvero il massimo per essere all’altezza di un  robusto disco delle “Unghie”.

Poche la varianti al tema all’interno dei trentasette minuti scarsi di musica proposta, cosa che i die hard fan di Bidoli&Co. probabilmente apprezzeranno tantissimo, a garanzia di continuità con l’importante passato remoto del gruppo.

Con Alles Verboten i Fingernails si confermano la miglior risposta italiana ai Motorhead, ieri come ora e sempre.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

Tracklist:
1. Suicide Generation
2. Frankenstein Food
3. Deadly Bitch
4. Witchy Suicide Wildcat
5. Fun Addiction
6. Father Ralph
7. Metal Bullets
8. Dog For Blind
9. Black Widow
10. Rock And Roll Barbie
11. Satan Vs God

Line-up:
Maurizio “Angus” Bidoli – Chitarra
Anthony Drago – Voce
Ricchard – Basso
Carlo “El Charlo” – Batteria

 

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