Recensione: Alone In The Mist

Di Alissa Prodi - 5 Giugno 2017 - 8:00
Alone In The Mist
Etichetta:
Genere: Doom 
Anno: 2016
Nazione:
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60

Gli Shape Of Despair, dapprima noti con il monicker Raven, sono una band dedita ad un Funeral Doom Metal, formatasi nel 1995 in Finlandia. I Nostri vantano una carriera sufficientemente proficua, con all’attivo album di grandissimo spessore e di rilevanza nel settore Funeral Doom, avendo ricevuto ampi consensi sia dagli addetti ai lavori sia dal pubblico. Attualmente sono formati da Pasi Koskinen (Voce), Tomi Ullgrén (Basso), Jarno Salomaa (Chitarra, Tastiera) e Toni Mäensivu (Batteria, Cori). 

 

“Alone in The Mist” è l’ultima demo licenziata dai nostri, uscita sotto l’ala protettrice della label Seasons of Mist; un prodotto limitato a 1000 esemplari. Questo nuovo lavoro è composto da sei tracce, di cui tre presenti in vecchi lavori e tre inedite, per un totale di circa 52 minuti di musica. Le tracce riproposte e riarrangiate sono: “To Adorn…” presente nella compilation “Shape of Despair” del 2005, “Shadowed Dreams” e “..in the Mist” le quali vennero dapprima inserite nel full length “Shades Of…” del 2000 e successivamente nella compilation poc’anzi menzionata. Le altre tre tracce, ovvero: “Down into the Stream“, “Woundheir” e “Outro” sono i brani inediti frutto che i Nostri hanno deciso di presentarci, in attesa di un nuovo e più corposo full-length composto da soli inediti.
Il quale ci auguriamo tutti possa virare, qualitativamente parlando, verso lidi ben differenti da quelli qui presente. Proprio perché, ascoltando e riascoltando questa demo, possono scorgersi diversi punti deboli. Uno su tutti, il più “importante”, risiede nello stile adottato dai Nostri, forse ormai divenuto abbastanza trito e ritrito, leggermente tirato per i capelli. Di “Alone in the Mist“, infatti, si può dire che presenta (in pratica!) un unico riff conduttore, il quale risulta fin troppo monotono, ridondante e cadenzato. Un vero e proprio annacquamento generale che dopo un po’ disperde nel nulla l’attenzione dell’ascoltatore, per nulla stupito da guizzi di creatività o personalità. 

 

Va da sé sostenere che di certo il funeral doom non è un genere che suscita allegria, ma secondo il mio personalissimo e modestissimo parere credo che in questo caso la monotonia del tutto sia esagerata nonché esasperata (ed esasperante). La resa finale, a livello di qualità del sound, risulta inoltre sì curata, ma proprio per questo privante quel tocco raw tanto caro ai finlandesi. Ragion per cui non credo che questa nuova uscita possa configurarsi come un’ottima mossa discografica. Se siete dei fan affezionatissimi, non so sinceramente quanto questa nuova demo vi possa colpire, ma d’altronde non siamo tutti fatti della stessa pasta. Ai novizi del genere, tuttavia, non mi sentirei (e di questo ne sono sicurissima) di consigliare quest’ultimo lavoro degli Shape of Despair, per approcciarsi a questa band ed al Funeral Doom in generale.

 

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