Recensione: Along Came A Spider

Di Fabio Vellata - 2 Agosto 2008 - 0:00
Along Came A Spider
Band: Alice Cooper
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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73


In mezzo ai tantissimi ritorni eccellenti di questa pirotecnica annata (in ambito hard, basti citare tre nomi: Whitesnake, Def Leppard e Motley Crue, a cui andranno ad aggiungersi anche i magnifici AC/DC, di qui a qualche mese), non poteva mancare quello di un grande, grandissimo vecchio come Alice Cooper, artista capace di solcare con uno stile del tutto inconfondibile, quattro decadi complete di storia del rock.

“Along Came A Spider” segna il tassello numero venticinque di una carriera sterminata e lunghissima, costellata di enormi successi, artistici e commerciali che, alla luce di quanto ascoltato in questo validissimo nuovo album, ci auguriamo ben lontana dal giungere al termine.
È un concept, inquietante e sinistro, ad agitarsi sottotraccia ed a legare i brani tra loro, storia romanzesca ma davvero efficace, di un serial killer ossessionato dagli aracnidi che, seguendo l’agghiacciante cantilena, slogan del disco, “you trap, you kill, you eat, that’s what a good spider does”, dà libero sfogo alle proprie pulsioni assassine, facendo scempio delle vittime prescelte con freddezza e ferocia granguignolesca.

Al di là di un profilo narrativo di certo carico di fascino e capace di catapultare il vecchio Alice indietro di qualche lustro (ricordate “The Last Temptation”?), è comunque molto eloquente e di buon livello anche il lato prettamente musicale della storia, realizzata e sostenuta attraverso una serie di brani che, tolti un paio di cali di tensione, non deludono le aspettative e che, dopo qualche passaggio, sufficiente a calarsi all’interno delle atmosfere cupe del disco, rivelano spunti di genuino interesse ed attimi di gradevole divertimento.
L’amalgama è però, questa volta, leggermente diversa da quanto proposto nei due precedenti lavori, votati ad una vivacità sessanta/settantiana che ad alcuni era piaciuta ma a molti aveva destato qualche perplessità. I toni si mantengono piuttosto “vintage”, ma non mancano, infatti, modernismi ed attimi che un po’ ricordano il sodale Rob Zombie, il tutto però, confortato da ritornelli smaccatamente in stile anni ottanta, perfetti per le classiche ed imperdibili esibizioni dal vivo dell’ottimo artista americano.
Le tre anime di Cooper si mescolano dunque, inglobando in un colpo solo la ruvida schiettezza seventies, i toni oscuri di “Brutal Planet” e “Dragontown” e l’esuberanza di cori più vicini al periodo d’oro, con l’effetto, sicuro e garantito, di mantenere viva l’attenzione per l’intera durata dell’ellepì.

Anche questa volta il platter vive e si slancia sulla scia di un nucleo di canzoni di livello nettamente superiore alla media.
Le rutilanti, solide, graffianti e velenose “I Know Where You Live”, “Vengeance is Mine” (che si avvale della comparsata dell’amico Slash), “Wake the Dead” (maliziosa e quasi stoner, ma dal ritornello pieno di appeal), “(In Touch) With Your Femine Side”, “I’m Hungry”, “Wrapped In Silk” (in una sola parola, divertenti!) e la conclusiva, spettralissima, “I’m The Spider”, sanno conquistare condensando tutta l’arte irriverente, teatrale e ricca di pathos del grande Alice Cooper, con risultati che non sembrano troppo lontani dall’elevata qualità a cui ci ha abituati da tempo.
È comunque presente anche qualche filler, rilevabile qua e là in una tracklist in ogni modo di buona levatura: ”The One That Got Away”, “Catch Me If You Can” e “Killed By Love”, lasciano un po’ indifferenti, proponendosi come unici momenti di stanca, sebbene mai definibili come sgradevoli.
Discorso a parte infine per la ballatona “Salvation”: il classico lento alla Alice Cooper, è uno dei tanti pezzi slow di grande fascino, confezionati nel corso degli anni da Mr. Vincent Damon Furnier (per chi non lo sapesse, il vero nome di Alice Cooper), degno sigillo di album riuscito e ben studiato.

Un ennesimo ritorno di valore dunque, un altro disco consigliato ai fan degli anni ottanta ed un altro tassello di discreta qualità nella carriera di un artista, alle soglie del mito, come Alice Cooper.
Il tempo sembra non passare mai per Alice e, in attesa che una nuova metamorfosi si compia e che un nuovo anello vada ad allungare l’interminabile catena, godiamoci con la giusta calma questo “Along Came A Spider”.
I livelli di “Trash”, “Welcome To My Nightmare” e “Billion Dollar Babies” forse non si manifesteranno mai più, ma ci possiamo accontentare…

Tracklist:

01. Prologue / I Know Where You Live
02. Vengeance Is Mine
03. Wake The Dead
04. Catch Me If You Can
05. (In Touch With) Your Feminine Side
06. Wrapped In Silk
07. Killed By Love
08. I’m Hungry
09. The One That Got Away
10. Salvation
11. I Am The Spider / Epilogue

 

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