Recensione: And She Says Gold

Di Nicola Di Marco - 10 Ottobre 2011 - 0:00
And She Says Gold
Band: Enbound
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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77

Il gruppo svedese Enbound completa la sua formazione nel 2009, quando all’esperto batterista Mike Cameron Force (che fondò il gruppo nel 2006), al giovane e promettente chitarrista Marvin Flowberg e al bassista Swede si aggiunge Lee Hunter, voce dei Work of Art con al suo attivo anche numerose collaborazioni in ambito teatrale.
Dopo aver discusso a lungo su quale direzione avrebbe dovuto prendere la propria musica e dopo avere firmato con la Inner Wound Recordings, la band riesce finalmente a pubblicare questo disco di debutto, intitolato “And She Says Gold”.
Power, è la cosa che viene in mente ascoltando la prima fantastica traccia di questo album d’esordio degli Enbound, gruppo che da subito prova a inserirsi nel panorama metal a testa bassa, senza paura e senza indugi.
Combined the souls”, traccia d’apertura, inizia con un breve coro che apre il sipario su un potente riff, quasi a ricordare i Megadeth di Dave Mustaine: il solo centrale ha una progressione che parte da toni lenti dal magico sapore orientale e si combina benissimo con il magnifico cantato epico del brano.
Descending” e ”Noiseless bullet”, canzoni molto belle, partono lentamente con un duetto di piano e chitarra che a seguire aumentano il ritmo per sfociare in due pezzi power tirati, ma comunque diversi tra loro: il gruppo si conferma quindi molto versatile nei numerosi cambi di ritmo e di stile.
Squeals of war” si apre con un ottimo riff power dalla velocità folle: il brano successivamente mescola thrash, heavy e epic metal, dando però i’impressione che la band abbia messo troppa carne al fuoco in questo pezzo che, alla fine della fiera, risulta un po’ caotico.
Protagonista assoluto della ballad successiva è il duetto di voci tra il cantante Lee Hunter e LaGaylia Frazier, accompagnato da un sottofondo dolce di piano e chitarra acustica: “Frozen to be” stona un pochino con tutto ciò che si è ascoltato in precedenza, forse troppa melodia per il tono generale del cd.
I brani successivi sono tre buoni pezzi di epic metal, in cui si sentono influenze di band come Stratovarius e Rhapsody Of Fire. “Under a Spell”, “Untitled X” e “I am lost to you” rappresentano una grande prova per gli Enbound che danno dimostrazione di saper suonare magistralmente questo genere di metal, con una particolare menzione per il cantante che, grazie al suo talento, domina la scena.
Shifting gears” , pezzo quasi thrash inframmezzato da parti melodiche, come un fulmine a cielo sereno irrompe sulla scena spezzando l’atmosfera creata con i precedenti brani, mentre il successivo “Love has come” è un brano di stampo hard rock: di questa ultima traccia però, non rimane impresso molto, godibile, ma facile da dimenticare.
Piano e violini per l’inizio della malinconica “The broken heart”: il tono triste e un po’ spento della canzone poco si addice a questo album che esplode nuovamente con l’energico riff della successiva “Running free”. Gli Enbound sfornano un altro pezzo molto buono con venature thrash e hard rock, con un assolo velocissimo, marchio inconfondibile del chitarrista Marvin Flowberg.
La chiusura con dolcezza di violini, ci anticipa lentamente “Me and Desire”, canzone molto melodica e lenta, dove il pianoforte domina su tutti gli altri strumenti.
In ultimo viene proposta la cover “Beat it” (Michael Jackson) versione Enbound: sia la voce, sia la “metallizzazione” della canzone purtroppo però non convincono molto.

Grande band e grande album per riassumere. Il cantante è all’altezza della situazione, riesce ad adattarsi ai vari cambi di stile delle canzoni e mettere in mostra un’ampia estensione vocale. La chitarra, marcatamente orientata verso il thrash metal, dimostra un talento non comune e lascia la sua impronta in tutte le canzoni, nei soli o in bridge brevi ma d’impatto.
Sono indiscutibili la tecnica e le enormi potenzialità di questa band che dimostra anche una buona versatilità. I brani sono molto belli, alcuni sono piccoli capolavori che sorprendono e fanno venire voglia di ascoltarli fino alla nausea. Nonostante un paio di scivoloni (la cover finale in primis) che non si amalgamano bene con il resto delle tracce, dovuti probabilmente alla grande voglia di dimostrare il proprio valore musicale (rischiando di strafare), questo lungo disco è molto vario e originale. Le sonorità presenti sono principalmente thrash e power metal, ma la band spazia anche nell’heavy metal e nell’hard rock, sfornando anche delle piacevoli ballad. Si potevano forse realizzare due album distinti con tutte le idee di questo “And She Says Gold”, ma vale sicuramente la pena ascoltare tutto disco e tenere d’occhio questa band svedese molto promettente.

Nicola Di Marco

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Tracklist:
1. Combined The Souls
2. Descending
3. Noiseless Bullet
4. Squeals Of War
5. Frozen To Be
6. Under A Spell
7. Untitled X
8. I Am Lost To You
9. Shifting Gears
10. Love Has Come
11. The Broken Heart
12. Running Free
13. Me And Desire
14. Beat it

Line-up:
Lee Hunter – voce
Marvin Flowberg – chitarra
Mike Cameron Force – batteria
Swede – basso

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