Recensione: And the Physical Shape of Light Bled

Di Filippo Tonzig - 6 Novembre 2002 - 0:00
And the Physical Shape of Light Bled
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Anno: 2000
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90

Adoro questo disco. Occorre premettere che, come disco Black, è davvero poco true, anzi pochissimo, anzi per niente. Dimenticatevi la registrazione da cantina e le amate zanzare a sei corde. Resta il fatto che lo trovo un lavoro ispirato e appassionante, con un feeling incredibile.
Sto parlando del terzo full lenght degli Svedesi Ancient Wisdom, one-man band di Marcus E. Norman, conosciuto anche per essere uno dei chitarristi dei Naglfar. Gli Ancient Wisdom nascono nel 1992 a Umeå come Ancient; dopo i demotape In the Eye of the Serpent e Through Rivers of the Eternal Blackness abbiamo nel 1996 l’uscita del primo album, For Snow Covered the Northland, al quale seguono The Calling nel 1997 e per l’appunto And the Physical Shape of Light Bled nel 2000. E’ prevista a breve,tra la fine del 2003 e l’inizio del 2004 l’uscita del quarto album, Cometh Doom, Cometh Death.
La musica contenuta in questo platter è piuttosto cadenzata, a volte addirittura maestosa, caratterizzata da parti epiche di chitarra e tastiera che si alternano a momenti d’incubo con pianoforte e recitazione. Su tutto incombe la voce di Norman, piuttosto bella di suo e arricchita con sapienza dei giusti effetti, quando il momento lo richiede.
Passando all’analisi traccia per traccia, l’opener Preludium – Lucifer, Aieth Gadol Leolam è un ottimo assaggio di quello che ci attende. Una bellissima melodia fa da base per una vera e propria invocazione al demonio, cha farà la felicità dei sostenitori del binomio Black Metal-satanismo.
Ben presto si passa alla seconda traccia, la title track And the Physical Shape of Light Bled, della quale si può ascoltare un sample. Qui entriamo nel vivo; il brano è molto più deciso, le melodie sono tipicamente Black anche se la musica non accelera particolarmente e, tutto sommato, rimaniamo in un ambito non particolarmente estremo. Notevole la varietà, ben presto incontriamo il pianoforte a cui accennavo sopra, ossessivo nella sua sepolcrale sobrietà. Fidatevi, ascoltare la recitazione in screaming di Norman su questa semplicissima melodia è un’esperienza da pelle d’oca, provate a farlo al buio. Mi sento di definirlo il pezzo forte del disco.
Un bellissimo bridge con tamburi che battono inesorabili come un cuore nero e malvagio introduce la terza canzone, With His Triumph Came Fire. Non riesco a definirla altrimenti che una nenia oscura, cadenzatissima, disperata e malvagia. I testi (ma è così durante l’intera durata del disco) sono decisamente anticristiani, scene di distruzione si alternano ad invocazioni al trionfo del maligno; anche qui siamo ai massimi livelli compositivi.
E’ tempo di strumentali e la quarta traccia Interludium – The Fall of Man è un altro esempio di come questo artista riesca a creare atmosfera con poco e niente, pianoforte, tamburi e qualche campionamento.
Veniamo così introdotti al brano successivo, As The Morningstar Shineth, anche qui è disponibile un sample. La qualità si mantiene notevole con l’unica pecca che si tratta di una traccia molto simile alle precedenti, di cui costituisce quasi una sorta di prosieguo. Poco male a mio modo di vedere, tanto più che l’intero disco può in un certo senso essere visto come un’unica opera suddivisa in capitoli; anzi ritengo che ascoltarlo interamente e senza soluzione di continuità sia quasi doveroso per poter apprezzare fino in fondo il messaggio dell’artista; estrapolare una traccia dal proprio contesto significherebbe spezzare il filo conduttore e guastare irrimediabilmente atmosfera e feeling.
La sesta traccia, The Serpent’s Blessing, sia apre con il riff più Heavy di tutto il disco per poi riprendere in tipico Ancient Wisdom style, melodie a tratti epiche, a tratti più malate e depressive, sorrette da coinvolgenti ritmiche mid tempos; in effetti in tutto il disco non c’è un solo brano veloce.
Siamo alla fine, tocca allo strumentale Postludium – His Creation Reversed, l’ennesima grande prova di ispirazione compositiva. Non so come dirvelo altrimenti, dovete ascoltarlo: questa musica riesce ad essere epica e disperata al tempo stesso. Commovente.
Ma ora tenetevi forte… c’è una sorpresa. L’ottava e ultima traccia, The Spell, non è altro che una cover dei Demon, band britannica di Heavy Metal ottantiano. Che posso dire, si tratta del capolavoro finale. Pur percependo la differenza con le tracce precedenti, sia a livello di melodia che a livello di attitudine, devo riconoscere che questa ultima canzone si inserisce a meraviglia nel contesto, merito di un sapiente arrangiamento che la rende coinvolgente e trascinante oltre ogni dire, per non parlare della voce di Norman che sembra progettata per cantare su queste note. Semplicemente un brano stupendo del quale, fortunatamente, è possibile ascoltare l’ultimo dei sample a disposizione.
La musica si è fermata, ma dentro di me è rimasta una sensazione di oscura grandezza, oltre alla certezza di aver ascoltato un lavoro fuori dal comune. Di solito cerco di dare qualche indicazione, di consigliare l’acquisto del disco recensito ad alcuni piuttosto che ad altri, qui però non intendo farlo. Credo che tutti voi dovreste ascoltare questo disco, che ascoltiate musica estrema o meno. Sono sicuro che non ve ne pentirete.
Tracklist:
Preludium – Lucifer, Aieth Gadol Leolam
And the Physical Shape of Light Bled
With His Triumph Came Fire
Interludium – The Fall of Man
As the Morningstar Shineth
The Serpent’s Blessing
Postludium – His Creation Reversed
The Spell

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