Recensione: Anthems [EP]

Di Nicola Furlan - 25 Marzo 2013 - 19:39
Anthems [EP]
Band: Anthrax
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
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75

“Anthems” è il classico EP che omaggia le band importanti nella storia di un gruppo, quelle che l’hanno ispirato o, per meglio dire, quelle che hanno ispirato i musicisti quando erano ragazzi. E’ questo il valore più importante che questo mini-disco ha all’interno della discografia degli Anthrax.
Nella sostanza parliamo di pezzi di band famose, più o meno conosciute, della storia dell’hard rock, che tanti coverizzano ed il cui stile (passatemi il brutto termine…) non è necessariamente legato ad un particolare movimento artistico-musicale che la band ha sposato fin dalle origini. Quando parliamo di Anthrax, infatti, ci balza subito alla mente lo speed metal del pre-“Among the Living”, prima, e del thrash/mosh del post-“Among the Living” (compreso) poi. E tralasciamo per sola comodità tutto ciò che ha riguardato l’era Bush (straordinario cantante a cui toccò ereditare, nel 1991, il posto al microfono del leggendario e talentuoso Belladonna) ovvero teniamoci fuori dal tanto discusso periodo che va da “Sound of White Noise” ai giorni d’oggi. Preferiamo farlo per non dover scomodare il periodo della maturazione legata inevitabilmente al successo.
Vogliamo poter pensare, e quindi ipotizzare, che questo EP sia il ponte temporale tra gli uomini che ora sono ed i ragazzi che hanno reso immortale il nome degli Anthrax, ovvero quelli del decennio 1981-1991. Solo così “Anthems” può essere decontestualizzato dallo strumento, a volte mediocre, che tante band mettono in atto per vendere qualche copia in più agli affezionati. Infatti, per dirla in due parole, “Anthems” omaggia tutto ciò che esisteva prima che il loro modo di intendere thrash esistesse (tutte le sei canzoni coverizzate sono state pubblicate negli anni settanta ad eccezione di ‘Keep on Runnin’, brano contenuto in “Escape” del 1981).
Il tutto non può quindi che ruotare attorno all’hard rock, tecnicamente impegnativo o no che fosse. Ecco quindi che ‘scopriamo’ che band come Rush, Thin Lizzy, AC/DC, Boston, Cheap Trick e Journey hanno pesantemente influenzato i Nostri. Non ci riferiamo (ovviamente) agli stilemi del thrash metal o del mosh, che gli stessi Anthrax hanno ‘inventato’, quanto alla loro attitudine, da sempre eccitante, dinamica e sostanziale, diretta e priva d’inutili orpelli compositivi. Anche perché, diciamocela fuori dai denti, il thrash metal, endemicamente e filosoficamente, non è poi così tanto distante dal thrash metal. Qualcuno può tranquillamente prendere tale affermazione come una provocazione …anche perché è proprio una fottuta provocazione, in pieno stile rock! Non potevamo quindi aspettarci una balia meno adatta per questi cinque ragazzi newyorkesi. Dando per scontato che Divinità senza tempo della musica come Rush (impressionante la prova al microfono di Belladonna) ed AC/DC hanno codificato i geni del rock, bisogna però anche dire che eleganti band AOR come Boston o Journey hanno saputo scrivere pezzi dal notevole impatto. E di certo non potevano mancare le radici del rock settantiano, come Cheap Trick e Thin Lizzy, che hanno trasmesso la vera attitudine stradaiola del rock (i primi), e quella da pub irlandese (i secondi). Insomma, tutti nomi che rappresentano il rock in molte delle sue sfumature, tutti grandi omaggi, interpretati in maniera magistrale dagli Anthrax, che riescono a suonare questi capolavori quasi pari agli originali. Si tratta di una forma di rispetto estremo, gesto davvero apprezzato, visto che molte volte, in passato, membri di grandi band hanno affrontato la questione cover, commettendo più disastri che altro (e pure in età adulta!). Eviteremo nomi per non creare disquisizioni spesso scivolanti nel soggettivo!
Chiude il lotto di brani la ‘doppietta’ ‘Crawl’, pezzo contenuto nel discreto ultimo disco pubblicato dalla band nel 2011, “Worship Music”. Alla versione originale, che potete ascoltare nell’appena citato full-length, s’affianca una versione rivisitata in chiave più rockettara, forse con l’intento di fissare il nuovo punto di partenza del percorso artistico del gruppo. È forse arrivato il momento di rivivere una seconda giovinezza stravolgendo il classico Anthrax-Sound così come accaduto più volte in passato o questo “Anthems” è da considerarsi un viaggio estemporaneo tinto di nostalgico revival delle origini adolescenziali? Una cosa è certa: i mezzi tecnici sono evidenti, da tempo, e qui ne abbiamo ancora una volta conferma. Le idee non mancheranno (non sono mai mancate a parte qualche momento di stanca!). Non resta che aspettare. Per quanto ci riguarda, il sogno, iniziato con il ritorno di Belladonna al microfono e con le magistrali prestazioni al Big 4, continua. E continua alla grande. Peccato soltanto che sia solo un EP. Tendenzialmente storgo il naso quando grandi band producono dischi di pezzi altrui, invece in questo caso, un bel full-length di dodici cover, l’avrei gradito per davvero…

Nicola Furlan

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