Recensione: Anthems Of Ancient Splendour

Di Davide Iori - 31 Gennaio 2008 - 0:00
Anthems Of Ancient Splendour
Band: Dominance
Etichetta:
Genere:
Anno: 1999
Nazione:
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85

Dominance, chi se li ricorda? Probabilmente nessuno. Sebbene infatti questo combo da Rolo (Reggio Emilia) sia ancora oggi vivo e vegeto e sforni pezzi di elevatissima qualità, il suo momento di gloria è passato da 10 anni oramai, da quel lontano 1997 in cui venne pubblicata da Scarlet Records quella che ad oggi rimane la loro unica uscita ufficiale: Anthems of Ancient Splendour. Dopo qualche apparizione live anche di grande importanza (memorabile la loro apertura per i Suffocation) i nostri scomparirono nell’oblio anche a causa di gravi problemi di line up che fecero si che la formazione rimanesse priva di chitarristi per ben tre anni, venendo tagliata fuori da ogni possibilità promozionale. Rimase l’opera, ossia il disco oggetto di questa recensione che ad oggi, momento in cui i nostri stanno risorgendo dalle loro ceneri e cominciando a presentare i loro nuovi pezzi al pubblico, è giunto il momento di riesumare.

Anthems of Ancient Splendour è un platter strano, composto da soli sei pezzi veri e propri, ma dalla durata considerevole, 42 minuti circa. In esso si ritrova una musica molto elaborata che mischia svariate influenze: dal black al death al gothic per creare una commissione che ancora oggi è capace di stupire positivamente ed incollare alle cuffie l’ascoltatore. Tutte le tracce sono costruite con cura e progettate per mantenere alto l’interesse sulla lunga distanza, da Between the Sands a Engraved dunque è un susseguirsi di cambi di tempo, ripartenze, blastbeats che si succedono a momenti riflessivi dove spuntano le chitarre pulite, il tutto in un contesto estremamente coerente e sensato, un contesto che prende e trascina verso un mondo fatto di oscurità e tristezza. Si passa dal quasi brutal di scuola polacca (Behemoth) di Immemorial Iced Lake, alle atmosfere vagamente Satyricon della title track, ma il bello è che tutto questo non va a discapito dell’unitarietà del lavoro. La produzione, sebbene si collochi leggermente al di sotto dei migliori risultati ottenibili nel nuovo millennio, si caratterizza per la sua chiarezza e trasparenza, mettendo in risalto un lavoro di arrangiamento di pregio effettuato dalla coppia di chitarristi Zanotti/Baroni, mentre la batteria di Davide Tognoni regge il tutto con devastante efficacia. La scena viene tuttavia dominata dal cantante Mauro Bolognesi, il quale, anche grazie ai volumi riservatigli in sede di mixing, si staglia sopra le canzoni sfoderando sia un growl che uno scream sopraffini in un’epoca (1997, come già detto) in cui certi accorgimenti ed aiutini a livello di produzione non erano ancora disponibili.

Vogliamo sbilanciarci? Anthems of Ancient Splendour è un lavoro che spacca, registrato ben prima di Beyond the Veil e Demigod, nell’anno di Enthrone Darkness Triumphant e solo poco dopo l’uscita di Nemesis Divina e The Gallery, dischi che si potrebbero prendere a riferimento se si volessero trovare le influenze di un gruppo che invece, molto probabilmente, ha fatto tutto da solo, creando in Italia una musica che, se fosse stata fatta qualche migliaio di chilometri più a nord, ad oggi probabilmente staremmo ad osannare. Non lo troverete nei negozi, ad oggi questo CD non è nemmeno nel catalogo internet della Scarlet Records, ma se siete amanti del Black/Death di qualità non fatevelo sfuggire, vi perdereste un pezzo di storia del metallo italiano e, forse, mondiale.

Davide “Ellànimbor” Iori

Tracklist:
1- Intro – Forgotten Age Awakening
2- Between the Sands
3- Fallen Winter
4- Immemorial Iced Lake
5- Anthem of Ancient Splendour
6- Celestial Tormentors
7- Engraved
8- Outro – Fallen Asleep Again

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