Recensione: Antikristus

Di Vittorio Sabelli - 7 Settembre 2014 - 11:08
Antikristus
Band: Provocator
Etichetta:
Genere:
Anno: 2014
Nazione:
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50

Primo capitolo sulla ‘lunga distanza’ per Hellscream, polistrumentista sloveno e unico membro del progetto Provocator. Dopo l’EP dello scorso anno “Darkness Is Rising” ecco che l’oscurità, la blasfemia e l’occultismo si concentrano e si riversano su “Antikristus”.
 
Già la scelta del titolo lascia intendere le intenzioni di Hellscream e leggendo i titoli delle tracce torniamo inevitabilmente a contatto con i primordi del genere, quando Samael, Sarcofago, Blasphemy oltre a mezza scena norvegese presero ‘a cuore’ l’argomento. E non solo i testi, ma anche la musica espressa in questo primo disco ha molto a che vedere con i primi lavori di Mayhem, Beherit, Bathory e chi più ne conosce più ne metta. Le sette tracce (l’Intro di appena 9 secondi la escludiamo dal pacchetto) hanno un andamento  piuttosto regolare e ‘scontato’, con pochi sussulti e salti di innovazione, anzi, tutt’altro!
 
Hellscream rimane ancorato anche vocalmente ai primi lavori di Attila Csihar in primis, dando un certo effetto oscuro col tono grave di voce, che si protrae per tutto il disco, vomitando e blasfemando ai limiti della sopportazione. Dal punto di vista musicale i riff sono vecchio stampo con qualche buona incursione di lead guitar, senz’altro l’elemento più interessante messo in mostra nel progetto, e qualche buon cambio di tempo all’interno dei brani.
 
Brani che, come da ‘tradizione’, sono stati registrati completamente in casa, e il suono grezzo e sporco (spesso al limite della comprensione) è senz’altro una caratteristica del black metal primordiale. Quello che però non funziona è che tra le tracce c’è un’incomprensibile disparità di volumi, che non risulta essere sintomo di estrema professionalità, per quanto un musicista possa essere fedele e radicale nella visione della musica estrema, in particolare del black metal, nato come homerecording a tutti gli effetti. Ma al giorno d’oggi è alquanto antipatico e poco fruibile dover cambiare volume ogni brano.
 
“Antikristus” non dà particolari segni di reazione se non per i fan della ‘primissima ondata’, che potrebbero trovarci qualcosa di interessante, che sinceramente il sottoscritto non ha trovato.

Vittorio Sabelli
 

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