Recensione: Anyone Like Us

Di Francesco Sgrò - 21 Marzo 2013 - 0:01
Anyone Like Us
Band: Midnite Sun
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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77

I Midnite Sun sono una nuova promettente realtà formatasi in Italia agli albori del nuovo millennio. I nostri pubblicano l’album d’esordio, “Groovin’ Sexplosion“, nel 2005, platter grazie al quale hanno la possibilità di farsi notare dalla stampa specializzata che sembra gradire molto la formula musicale del quintetto, completamente fondata su di un heavy Metal potente e melodico.
Dopo una serie di prestigiosi concerti in compagnia di gruppi e artisti storici come House Of Lords, U.D.O., Ian Paice e Tim Ripper Owens, i Midnite Sun tornano prepotentemente a ruggire, dando alle stampe – sul finire del 2012 – il secondo lavoro dal titolo “Anyone Like Us“.

L’album si presenta come il naturale prosieguo del disco precedente. In esso, infatti, sono contenuti tutti gli elementi tipici del sound del combo tricolore: un ottimo compendio di sano Heavy Metal feroce che conferma il valore del songwriting in forza al gruppo

Le prime battute dell’opera sono affidate alla violentissima “Lost In A Killing Field“, canzone in cui i Midnite Sun hanno l’occasione immediata per dimostrare la passione per i britannici Judas Priest: un brano che devasta le orecchie del malcapitato, generando un oscuro turbine demoniaco pronto a demolire qualunque cosa si presenti sul proprio cammino.
Ottima anche la seguente e massiccia “Mind The Gap“, che con la successiva ed orecchiabile “Right Wrong Way“, dimostra sapientemente la devozione del gruppo nostrano per l’Hard Rock più ruvido, decisamente anni ’80.
Pochi minuti e la band si prepara ad allestire un nuovo entusiasmante muro schiacciasassi con la cadenzata e melodica “Inferno“, dominata da un superbo refrain semplice e diretto.

La breve e feroce “Lady Bullet“ non delude le aspettative e si rivela il preludio alla splendida “Fault“, sublime ballad elettro acustica che evidenzia ancora una volta l’ottimo potenziale creativo di un gruppo che non cessa di sorprendere neanche nella potente “Unbreakable“, episodio che con l’ottima “Cannibal Love“ (che tanto ricorda i primi Skid Row), costituisce una doppietta adrenalinica e devastante, il giusto antipasto alla conclusiva “Postcards From My Life“, ballad, questa volta completamente acustica, che conclude nel migliore dei modi un album compatto e potente, che magari avrebbe potuto offrire qualcosa in più con una produzione più mirata, unico, vero, punto debole di questo “Anyone Like Us”.

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