Recensione: Apocalyptic Raids

Di Mario Munaretto - 12 Dicembre 2004 - 0:00
Apocalyptic Raids
Band: Hellhammer
Etichetta:
Genere:
Anno: 1984
Nazione:
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80

Vorrei rendere omaggio con questa recensione ad un gruppo che probabilmente a diverse persone potrà risultare sconosciuto, ma che ha rappresentato per il metallo nero una pietra miliare: gli elvetici Hellhammer, stracitati ed indicati, al fianco dei primi Bathory, tra le maggiori influenze musicali di tutti quei gruppi che costituirono la prima ondata del True Norwegian Black Metal, e non solo. Ne approfitto quindi per far introdurre la recensione di Apocalyptic Raids da un excursus biografico, che permetta, a chi non abbia mai sentito parlare del monicker Hellhammer, di inquadrare il momento storico nel quale questo gruppo si mosse.

E non si può certo parlare degli Hellhammer a prescindere dalla figura di colui che creò questa band, elevandola ad uno status di culto, fino a quando non decise di scioglierla, o meglio ancora trasformarla nei Celtic Frost. Questa persona è il musicista svizzero Thomas Gabriel Fischer.

Verso la fine degli anni settanta, dopo essersi trasferito con la madre nel piccolo paesino di Nurensdorf, vicino a Zurigo, il giovanissimo Thomas Gabriel Fischer inizia ad interessarsi di musica. Cresce ascoltando Deep Purple, UFO, Rush, ma ben presto viene attratto dalle sonorità della New Wave of British Heavy Metal, anche se la sua passione in quel periodo erano i Motörhead. Dopo massicce dosi di Diamond Head, Angel Witch e Jaguar, decide nel 1981 di fare un viaggio a Londra in compagnia di un amico, partecipe con lui in band adolescenziali a nome Tarot e Grave Hill. Al suo ritorno in Svizzera, carico di vinili e con alcuni numeri di una rivista britannica, specializzata in musica heavy metal, l’allora fresca di stampa Kerrang, trova un singolo in fondo alla pila di dischi acquistati, un classico sette pollici, il cui titolo è tutto un programma, si tratta di In League With Satan dei Venom. Fischer rimane affascinato da questa musica, violenta, grezza, lorda, non ha mai ascoltato nulla di così duro prima di allora. Addirittura fa girare il disco alla velocità di trentatre giri per renderlo ancora più pesante e selvaggio. Prende una decisione, vuole suonare una musica più cattiva, più distruttiva, vuole spostare i confini del metallo estremo ancora più vicini all’inferno, inteso in senso figurato, andando oltre la frontiera tracciata dai tre satanassi di Newcastle. Fischer decide quindi di mettere in piedi un’altra band, dato che gli amici che suonano con lui nei Tarot e nei Grave Hill vogliono continuare a suonare heavy metal di stampo britannico. Lo segue in questa nuova impresa l’amico Stephen Patton, roadie e fac-totum nei precedenti gruppi di Fischer. Inizialmente con il nome di Hammered, i due, con Fischer alla chitarra e Patton al basso, iniziano a suonare, con il supporto del batterista Peter Stratton. Passa poco tempo e verso la metà del 1982 il monicker del gruppo cambia e diventa finalmente Hellhammer. Gli elvetici si scelgono anche dei nomi d’arte dalle sonorità più anglosassoni: Thomas Gabriel Fischer diventa Tom G.Warrior mentre Stephen Patton cambia per Steve Warrior, ma lo cosa non finisce qui, alla stregua dei Venom, decidono di celare le loro identità dietro pseudonimi come Satanic Slaughter (Tom G.Warrior) e Savane Damage (Steve Warrior). Nel frattempo alla batteria c’è un avvicendamento, Stratton, con il quale i “fratelli Warrior” hanno registrato solo una versione rehearshal della canzone Triumph of Death nel corso del 1982, viene sostituito da Jorg Neubart che prende il nome di Bruce Denial FiendDay.  Agli inizi del 1983 dopo aver trovato un piccolo ed economico studio di registrazione, registrano diciassette pezzi in una sola notte. I primi nove brani costituiscono il demo Death Fiend, mentre poco dopo esce il secondo demo Triumph of Death, che include la totalità dei pezzi incisi in quella session.

La qualità di registrazione è a dir poco penosa, mancano i soldi per rifare le incisioni  delle canzoni, ma peggio ancora Steve Warrior decide di lasciare il gruppo, sembra approssimarsi la fine per gli Hellhammer, ma Tom G.Warrior non si perde d’animo. Le copie dei due demo sono presto sold-out in poche settimane, grazie al tam-tam che anima i circuiti underground del metallo europeo, tanto da attirare l’attenzione di una nuova label teutonica, la Noise, interessata ad offrire un contratto al gruppo sulla base però dei responsi che un nuovo demo potrebbe ricevere. Nel Dicembre 1983, gli Hellhammer registrano il leggendario demo Satanic Rites, con Tom G.Warrior che oltre alla voce e alla chitarra, si cimenta al basso. E’ fatta. Con l’entrata in line-up nel 1984 di Martin Eric Slayed Necros Ain, un riservato ragazzo di origini statunitensi con passaporto svizzero, appassionato di occultismo, esoterismo e teologia, al basso, il gruppo partecipa con due pezzi, Revelations of Doom e Messiah, alla compilation della Noise dal nome Death Metal, titolo suggerito dallo stesso Tom G.Warrior al posto di quello di Black Mass. Alla compilation parteciparono altri tre gruppi dell’allora emergente scena tedesca: Running Wild, Helloween e Dark Avenger. Quello stesso anno esce l’EP Apocalyptic Raids, che rimane l’unica release ufficiale del gruppo.

Apocalyptic Raids è aperto dalla canzone The Third of the Storms (Evoked Damnation), già presente sul demo Satanic Rites. Si tratta di un pezzo tirato, diretto, che ripropone in modo più veloce e lercio la lezione dei Venom, senza lasciare spazio però all’attitudine farsesca e sguaiata di questi ultimi, ma piuttosto incattivendosi ulteriormente sui sentieri del thrash di stampo teutonico. E’ un trionfo di chitarroni distorti con delay siderali (Mantas docet), di un martellamento demoniaco della batteria, con degli incastri di timpano che ricordano le atmosfere sulfuree di una bolgia dantesca, senza dimenticare il “quid” distintivo della band ovvero la voce sporca e maligna di Tom G.Warrior, che sputa il suo disprezzo contro tutto e tutti: ecco la musica degli Hellhammer. Il secondo brano, Massacra, è ancora più d’impatto e aggressivo del precedente, con il suo riff portante ripetuto all’infinito.

Triumph of Death è probabilmente il primo pezzo scritto e suonato dagli Hellhammer e risale ai tempi delle prime performance in sala prove. E’ una composizione molto lunga in confronto ai due brani iniziali, dei quali non ripropone la velocità e l’aggressività di esecuzione, muovendosi su tempi più lenti, cadenzati, a tratti doom, volti a creare un’atmosfera da incubo, malsana, folle. Nelle linee prettamente musicali potrebbe assomigliare ad un’acerba e grezza versione del germoglio che sboccierà in quel magnifico frutto che sarà Dawn of Megiddo dei successivi Celtic Frost. In Triumph of Death, Tom G.Warrior non canta, ma urla, grida, gorgoglia, strilla con una voce straziata e dolorante, impazzita e demente, come se qualcuno gli stesse strappando il cuore dal petto e lui stesse soffocando nel proprio sangue. E’ un nero delirio. Con la conclusiva Horus/Aggressor si ritorna su registri speed più sostenuti con il tipico riffing monocorde che va in accelerazione in alcuni momenti.

Apocalyptic Raids è stato ristampato nel 1990 con in più le due canzoni presenti sulla compilation Death Metal, un diverso artwork, ideato dal bassista Martin Eric Ain, e con il titolo modificato in Apocalyptic Raids 1990 A.D.

Gli Hellhammer furono sicuramente, in quel periodo, quanto di più pesante e brutale la musica heavy metal potesse concepire e con Apocalyptic Raids diedero un notevole scossone alla scena estrema europea, che da li a pochi mesi avrebbe anche visto l’uscita dell’omonimo album dei Bathory. Il clamore e l’interesse suscitati dai tre svizzeri furono però seguiti dalle feroci critiche in sede di recensione ad opera della stampa specializzata. Il trattamento subito, insieme ad altri ripensamenti sul futuro degli Hellhammer, fecero riflettere Tom e Martin, rimasti in due, sul da farsi. Decisero quindi di consegnare il nome Hellhammer alla storia della musica estrema, proseguendo per una diversa strada, quella dei Celtic Frost.

Ma questa è un’altra storia.

Tracklist:

01. The Third of the Storms (Evoked Damnation)
02. Massacra
03. Triumph of Death
04. Horus/Aggressor

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