Recensione: Appetite for destruction

Di Paolo Beretta - 23 Febbraio 2003 - 0:00
Appetite for destruction
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Anno: 1987
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95

 

1987: Dalla “città degli Angeli”, America, irrompono sul mercato discografico i Guns N’ Roses con il loro incredibile debut album di hard “street” rock che risponde al nome di Appetite for destruction. Axl ( voce ), Slash e Izzy ( chitarre ), Duff ( basso ) e Steven ( batteria ) hanno dato vita in questo disco ad un sound graffiante, melodico, sporco, rabbioso, coinvolgente che ha reso le loro canzoni fin da subito “immortali”. Un cd che ha cambiato a mio modestissimo parere la Storia dell’ Hard Rock e non solo. Una pietra miliare di indiscutibile bellezza, una perla che ancora adesso, 16 anni dopo, fa parlare di sé stupendo, incantando, senza perdere il suo enorme fascino.

Perfetto: E’ un aggettivo di una banalità sconcertante ma che nella sua semplicità riesce a descrivere al meglio Appetite for destruction, capolavoro senza tempo. 12 canzoni di una bellezza superiore interpretate suonate e prodotte alla grandissima. In quest’album si passa con enorme facilità da sonorità pesanti ad altre più melodiche senza però mai far mancare assoli di qualità. Le chitarre sono sempre sentire in primo piano con i loro riff cadenzati e assoli a tratti veloci e rabbiosi, taglienti come rasoi, ( Get out ta me, Paradise city e You’re crazy ) a tratti più melodici e lenti come nella fantastica Sweet child of mine: lento superbo, melodico e potente allo stesso tempo.

I Guns N’ Roses dimostrano di essere una vera band non propinando agli ascoltatori 12 tracce uguali. Ogni singolo brano è una storia a parte, un pezzo con caratteristiche proprie. Filo conduttore rimane il sound sempre convincente con gli assoli di qualità, la voce di Axl e i grandi lavori di basso e batteria che dettano ritmi sempre diversi. Si passa così, per esempio, da un fulmine come You’re Crazy alla “bestiale” ( ma lenta ) Welcome to the Jungle senza alcun problema.

Musica fantastica che ha il grandissimo pregio di stupire, emozionare ad ogni ascolto senza sbiadire nel tempo. Sbiadire nel tempo… Molti dischi non riescono a rimanere scolpiti nella memoria come questo ma tendono a perdere vigore e potenza ascolto dopo ascolto accumulando anno dopo anno sulla copertina l’odiata polvere: simbolo della morte di un lavoro. Con Appetite for destruction ciò non accade perché la musica proposta da questi 5 ragazzi di Los Angeles è pura, non dettata da meri interessi commerciali. In queste 12 songs si sente il suono della strada. Si sentono le delusioni cocenti, il dolore, l’amore, le speranze vissute in prima esperienza e che trovano riscontro nella realtà odierna come in quella dell’ormai lontano 1987. Testi semplici, diretti come un pugno, magari un po’ rozzi formano inoltre un connubio semplicemente perfetto con il sound che Axl, Slash, Izzy, Duff e Steven ci hanno offerto in questo debut album.

Non ho analizzato, come solitamente faccio, le singole canzoni perché Appetite for destruction non è un disco normale e comunque, in ogni caso, non sarei riuscito a descriverle come avrei voluto. La sola cosa che posso fare è di consigliare caldamente l’acquisto a chi non ha ancora tra la sua collezione ( gravissimo ) questo cd che sicuramente non deluderà le vostre più rosee aspettative. Storico, indispensabile, immortale.

1. WELCOME TO THE JUNGLE

2. IT’S SO EASY

3. NIGHTRAIN

4. GET OUT TA ME

5. Mr. BROWNSTONE

6. PARADISE CITY

7.MY MICHELLE

8. THINK ABOUT YOU

9.SWEET CHILD O’ MINE

10. YOU’RE CRAZY

11. ANYTHING GOES

12. ROCKET QUEEN

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