Recensione: Arcane Rain Fell

Di Giorgio Vicentini - 6 Marzo 2005 - 0:00
Arcane Rain Fell
Band: Draconian
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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82

Discreto fu l’esordio 2003, Where Lovers Mourn, un lavoro di buona fattura ma un po’ limitato per certi aspetti, contenente perlopiù la registrazione ad alto livello di vecchio materiale con l’aggiunta di tre brani nuovi di zecca; presupposti che col senno di poi si sono dimostrati in modo abbastanza lampante limitanti sul lungo termine. 
Con Arcane Rain Fell le cose mutano e riesce l’intento degli svedesi di mantenere uno stile chiaro senza snaturarsi, crescendo notevolmente sotto l’aspetto del pathos e dell’espressività. Un’esplosività dolorosa, una forza dirompente che tuona in tutta la sua rabbia disperata come uno sfogo, melodie pregne d’afflizione e sofferenza, raffinate e mai eccessive come ci si aspetterebbe da un disco gothic, marcate in vari attimi con la potenza del death o il lento incedere doom.
Episodi ombrosi, raccolti in un tomo che riesce a narrare i volti dello scoramento e della tristezza, della voglia d’esternare al cielo inclemente la propria bramosia di riscatto incompresa, con piglio emotivo e trascinante, stimolo perenne per le corde più intime.

Un sentito omaggio a ciò che è stato il lavoro dei principali maestri chiamati in causa, i My Dying Bride, ma anche Katatonia tra gli ispiratori (“The Abhorrent Rays” sembra provenire da una sessione di Brave Murder Day); un album che degnamente descrive con espressività e slancio coinvolgente tutti i canoni tipici della frangia tristemente raffinata del metal. 
Non credo di sbagliare nel definire i Draconian come la migliore alternativa odierna ai My Dying Bride più moderni, capaci di carpirne i segreti presenti e passati acuendone alcune sfumature, in primis l’aggressività e la rabbia inconsolabile. Sembra finita l’era del “cloni di…” ed è indubbia la notevole vena creativa dimostrata dalla drammatica solitudine di “A Scenery Of Loss”, dall’addolorata durezza di “The Apostasy Cantiche” la più doom, cupa e potente, rallentata ed esplosiva nel riverbero delle chitarre sulle lunghe note. Punto più alto, per il sottoscritto, “Heaven Laid In Tears (Angel’s Lament)”, raffinata progressione sulla levità delle aperture vocali femminili e delle tastiere quali spina dorsale, elementi che si riuniscono agli altri culminando nel trascinante “assolo” centrale che carica l’emozione e la lancia in un finale da pelle d’oca (spezza qui, se no diventa tutta una serie di virgole infinita) : potrebbe strappare anche una lacrima ai più solitari e sensibili al fascino del gothic come mezzo di catarsi.

Già nel 2003 si sentiva che i ns. avrebbero detto qualcosa di importante ed Arcane Rain Fell ne è la palese dimostrazione, adeguato sunto di un genere musicale che ultimamente stenta leggermente a favore di altri settori più in voga, che trova una degna voce nel combo svedese guidato dal growl potentissimo di Anders Lacobsson, iroso ed appassionato, ma anche calmo nel parlato lento e descrittivo. Irrinunciabile anche Lisa Johansson che interviene in frazioni ottimamente introdotte senza eccedere; ricchissima l’atmosfera, ora leggera ed intensa, ora drammatica ed irruenta.
Rimane il sigillo finale, “Death, Come Near Me” tratta dal demo ‘02 Dark Oceans We Cry, che ci consegna 15 minuti di disarmante malinconia e desiderio di morte, passo risolutivo verso la felicità agoniata.

Pioggia battente sul mio capo chino
Compagno impotente d’un angelo senza speme caduto tra noi.

Tracklist:
01. A Scenery Of Loss
02. Daylight Misery
03. The Apostasy Canticle
04. Expostulation
05. Heaven Laid In Tears (Angel’s Lament)
06. The Abhorrent Rays
07. The Everlasting Scar
08. Death, Come Near Me

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