Recensione: Ars Magica

Di Matteo Bovio - 5 Aprile 2002 - 0:00
Ars Magica
Band: Maldoror
Etichetta:
Genere:
Anno: 1999
Nazione:
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70

Ars Magica è un lavoro sicuramente ben fatto che passa da momenti più intriganti ad altri purtroppo eccessivamente scontati: un errore comunque perdonabile, dovuto essenzialmente alla scelta del gruppo di suonare questo determinato tipo di Black Metal. Ad un ascolto distratto verrebbe spontaneo affiancare i Maldoror a gruppi come Cradle Of Filth, quando invece lo spirito ma anche la musica stessa sono del tutto differenti: se nella ben nota band inglese si prediligono orchestrazioni che invadono totalmente il suono, la band torinese fa degli elementi sinfonici un uso più discreto e spesso anche più intelligente. A prevalere sono quindi le parti tipicamente Black, le quali non vengono mai eccessivamente “contaminate”. Ma non è nella purezza del suono la bellezza di questo album, quanto al contrario proprio in quegli elementi più particolari.

Le tastiere, per quanto ci sia da rivedere la scelta di alcuni suoni, senza voler a tutti i costi emergere, creano sensazioni molto tetre ed emozionanti, fuggendo così dal semplice ruolo di contorno. Nelle parti più riflessive ed atmosferiche i Maldoror danno veramente il meglio di sè, mentre zoppicano di più quando si lasciano andare in stacchi veloci: deficitante è soprattutto il riffing, troppo scialbo e spesso troppo inconsistente per poter sostenere la base ritmica, la quale invece è ottimamente strutturata.

In tutto abbiamo solo sei tracce, di cui una fondamentalmente introduttiva e una conclusiva: escludendo questi due episodi, i rimanenti sono dei platter dalla lunghezza particolarmente elevata. Si va, per intenderci, da quasi 9 minuti ad un massimo di 12 minuti e mezzo. Capirete come una simile proposta possa rivelarsi ostica: tuttavia i Maldoror scongiurano questo pericolo inserendo continue variazioni all’interno dei vari brani. Una possibilità che senza un uso delle tastiere più che ragionato non sarebbe stata veramente attuabile.

Nonostante alcuni cali inevitabili, il lavoro è nel complesso più che soddisfacente e merita pienamente di essere ascoltato: buona parte della critica e del pubblico a distanza di alcuni anni è concorde nel giudicare Ars Magica un lavoro incredibile. Io non azzardo il mio giudizio su questi livelli ma riconosco comunque l’originalità di molte parti, cosa che rende il lavoro in qualunque caso interessante. Un giusto equilibrio tra tradizione ed innovazione, ma anche tra violenza ed atmosfera: questo credo sia un modo equilibrato per descrivere Ars Magica.
Matteo Bovio

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