Recensione: Artificial

Di Angelo D'Acunto - 20 Maggio 2010 - 0:00
Artificial
Band: Unitopia
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2010
Nazione:
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80

Li avevamo conosciuti giusto due anni fa, gli Unitopia, per la precisione con The Garden, secondo studio album edito dalla InsideOut Music, label che, ormai si sa, rappresenta una sorta di garanzia per quanto riguarda la qualità delle sue release. L’etichetta tedesca ci aveva visto giusto anche in questo caso, mettendo sotto contratto l’allora misconosciuto combo australiano guidato dalle menti di Mark Trueack e Sean Timms, i quali hanno sfruttato prontamente l’occasione loro offerta, regalando al pubblico europeo un disco che, per quanto riguarda i suoi contenuti, mirava sì a seguire la strada già percorsa da vecchie e nuove glorie del panorama progressive, ma dimostrando comunque di avere tutte le carte in regola per essere considerata come una delle band su cui puntare per il futuro.

Si attendevano soprattutto conferme, dunque, e non sono di certo mancate. Gli Unitopia infatti, con Artificial, ci mettono nuovamente di fronte ad una qualità di brani che si attesta su livelli piuttosto alti e che, certamente, non ha nulla da invidiare alle produzioni dei gruppi più rinomati della scena progressive odierna. Ancora una volta a caratterizzare il disco è una varietà di influenze che vanno dal prog rock settantiano, passando per jazz, funk, musica classica, e fino ad arrivare anche ad aperture di stampo più AOR, il tutto racchiuso però, questa volta, in un unico CD della durata complessiva di poco più di cinquanta minuti. Da segnalare anche qualche cambio di una line up (compreso un avvicendamento al basso) che vede la presenza inusuale di ben due batteristi (!) e, ancora più importante, l’aggiunta di un sassofonista capace di mettere ancora più in risalto un’impronta di stampo jazz già abbastanza marcata di suo.
Ad aprire le danze troviamo le atmosfere giocose di una Artificial World al limite del commerciale, pezzo immediato, condito da forti dosi di melodia piazzate soprattutto su di un refrain facile da assimilare già con il primo ascolto, seguita subito dalle strofe spensierate di Nothing Lasts Forever che lasciano spazio ad un ritornello dove a prendere possesso delle luci dei riflettori sono innanzitutto i cori, accompagnati a dovere da orchestrazioni possenti che fanno quasi passare inosservato il comunque ottimo lavoro della sezione ritmica. Il lato più rock della band australiana viene messo in risalto, quasi con una certa prepotenza, con l’arrivo dell’incalzate Not Human Anymore, mentre la successiva Tesla, con i suoi tredici minuti circa di durata, oltre ad essere il brano più lungo ed elaborato del lotto, si avvicina nettamente a quel prog rock di scuola svedese portato avanti dai Flower Kings di Roine Stolt, che lascia anche spazio ad aperture che strizzano l’occhio al prog folk e, soprattutto nel finale, a ritmiche dal netto sapore jazz e funk, con vero e proprio protagonista il sax di Peter Raidel. Introspettive e rilassanti sono invece le atmosfere create all’interno di una Reflections quasi commovente, dove la voce di Trueack si posa su di un tappeto sonoro delicato ricreato dai suoni di pianoforte e chitarre acustiche, per poi cedere il passo alle imponenti orchestrazioni della breve strumentale The Power Of 3 che anticipano le partiture più jazz-oriented di Rule Of 3’s. A chiudere questo terzo capitolo della band australiana ci sono una Gone In The Blink Of An Eye contraddistinta da una base più dirompente, spezzata da una parte centrale più delicata dove a dare il tocco di classe sono le chitarre acustiche e, nuovamente, il sassofono Raidel, mentre la conclusiva The Great Reward rimane fissa, quasi in maniera omogenea, su atmosfere più delicate e sognanti.

Se fino a poco tempo fa potevamo tranquillamente dire che gli Unitopia rappresentavano una gran bella sorpresa in una scena musicale già abbastanza ricca di suo, al giorno d’oggi, invece, non possiamo fare altro che confermare quanto di buono è stato detto, aggiungendo inoltre che la band australiana ha veramente poco da invidiare a quelli che sono i nomi di punta del genere in questione. Dischi come Artificial, infatti, non possono far altro che confermare quello che è l’ottimo stato di salute del rock progressivo odierno.

Angelo ‘KK’ D’Acunto

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Tracklist:

01 Suffocation
02 Artificial World
03 Nothing Lasts Forever
04 Not Human Anymore
05 Tesla
06 Reflections
07 The Power Of 3
08 Rule Of 3’s
09 Gone In The Blink Of An Eye
10 The Great Reward

Line Up:

Mark Trueack: vocals
Sean Timms: keyboards, vocals
Matt Williams: guitar, vocals
Shaun Duncan: bass
Peter Raidel: saxophone
Jamie Jones: drums, percussion
Tim Irrgang: drums, percussion

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