Recensione: Arv

Di Daniele Balestrieri - 7 Dicembre 2008 - 0:00
Arv
Band: Ásmegin
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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68

Per una band ai primi vagiti sul mercato internazionale, il problema di esordire con un album eccezionale è quello di essere catapultata tra le luci della ribalta e soprattutto quello di creare aspettative talvolta eccessive. Ci si aspetta un continuo miglioramento di album in album, ma per gli Ásmegin l’impresa si prospettava fin da subito titanica. Battere sul campo un lavoro eccellente come Hin Vordende Sod og Sø non è semplice e la lunga attesa di quasi cinque anni ha remato contro la allora numerosa band norvegese. L’aspettativa per ‘Tusind Tabte Sjæles Kakofoni’, il successore del loro album d’esordio, è stata continuamente alimentata nel corso degli anni, e le voci poco tranquillizzanti del ritardo delle registrazioni, dei problemi di diversi membri della band, della nascita di figli vari e dell’abbandono di alcuni membri a dir poco cruciali non hanno aiutato il popolo di fan in continua crescita.

Qualche mese fa dal nulla appare questo Arv. Non annunciato, non atteso. Dapprima sembrava il sostituto di ‘Tusind Tabte…”, mentre in seguito giunse la notizia che sarebbe stato un mero antipasto, un EP camuffato da album completo realizzato con una certa fretta, i più maligni insinueranno perché vogliono scrollarsi di dosso la Napalm Records con il suo impegnativo contratto di 4 album. E la notizia successiva che ‘Tusind Tabte…’ sarebbe diventato un doppio CD non ha di certo contribuito a mettere a tacere simili voci. Arv significa eredità, ciò che si tramanda ai posteri, e dei vecchi Ásmegin c’è piuttosto poco da tramandare. La band si è insolitamente ristretta e l’allontanamento di personaggi del calibro di Lars Nedland e di Sareeta, flautista e ammaliante voce di Hin Vordende… hanno influito, purtroppo non poco, sulla realizzazione di questo mini-prodotto.

C’è un calo di ispirazione in questo Arv e l’opera finale, purtroppo, nonostante le fameliche aspettative, si trova a perdere terreno rispetto al suo illuminato predecessore. La composizione di quasi tutti i brani sa di frettoloso e lo stupefacente caos di Hin Vordende, violento e controllato come un dio controlla una tempesta, si è trasformato in un caos differente, un caos involontario che di una tempesta è invece preda e vittima. Growl, scream e pulito si alternano senza un reale senso di controllo e l’amalgama finale di quasi tutti i brani sa di accozzaglia di spezzoni differenti, molti dei quali votati a una lentezza che in Hin Vordende, così come in capolavori come Bergtatt, risultava una ripresa di fiato e qui invece sembra un sintomo inoppugnabile di stanchezza compositiva.
Il cantato femminile è preponderante fino a sfiorare il fastidioso, specie in tracce come “Hjertbrand“, e fa accostare pericolosamente la band al filone folk-gotico di cui il mercato purtroppo inizia a diventare saturo. Sono presenti in gran quantità passaggi folk di vecchio stile, ovviamente realizzati con strumenti di vario tipo, e non vengono lesinate parti più veloci e abrasive, ma il tutto purtroppo è affondato in un mare di incertezza musicale che dona risalto solamente ad alcune tracce come la lenta e talvolta epica “Fandens Mælkebøtte” e l’ottima title-track, forse l’unico brano che da solo riesce a raggiungere le corde dell’album d’esordio soprattutto grazie alla palpitante cavalcata folk finale e alla catarsi degli ultimi secondi, tanto simile all’ipnotico finale di Gygralock degli Otyg.

L’abbandono di alcuni membri fondamentali deve aver segnato la band e la fretta è sempre cattiva consigliera. Preso da solo, Arv è un disco decente di Nordic Folk Metal, etichetta alla quale sembrano particolarmente attaccati insieme a un nugolo di altre band. A tratti leggermente troppo lento, alla Lumsk nuova generazione per intenderci, e leggermente troppo schizofrenico nei suoi repentini cambi di registro, Arv necessitava di un’imponente opera di limatura che non ha avuto luogo.
Certo, non è stato abbandonato nessuno degli aspetti che caratterizzavano la band del big bang: passaggi Finntrolliani da taberna di primo pelo, testi in norvegese e antico norvegese di ottima musicalità ma di un decimo dello splendore dell’album d’esordio e brevi intermezzi brutali alternati a parti più sognanti, strettamente di stampo femminile. Manca la magia che li unisca e li renda un’esperienza memorabile come ‘Hin Vordende…’, che speriamo venga recuperata nel monumentale seguito di prossima uscita.
Il nome Ásmegin deve pesare, e non poco, sulle spalle di Rasmussen e soci: speriamo che il godibile, ma un po’ insipido, Arv sia solo un falso allarme.

Daniele “Fenrir” Balestrieri

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TRACKLIST:

1. Fandens Mælkebøtte
2. Hjertbrand
3. Generalen Og Troldharen
4. Arv
5. Yndifall
6. Gengangeren
7. Prunkende, Stolt I Jokumsol
8. En Myrmylne

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