Recensione: As Daylight Dies

Di Davide Iori - 22 Aprile 2008 - 0:00
As Daylight Dies
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Anno: 2006
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80

As Daylight Dies, pubblicato nel 2006 e quarto album degli statunitensi Killswitch Engage, al momento della sua uscita non fu accolto da tutti in maniera positiva. Furono in molti a vedere in esso il classico platter dei compromessi che ogni gruppo si mette a produrre una volta che il trend del genere da lui proposto si esaurisce e quindi si ritrova costretto a fare la scelta tra ammorbidirsi e sopravvivere oppure restare fedele a se stesso e scomparire, accompagnato unicamente dalla propria schiera di affezionati irriducibili. Mi permetto di contestare questa lettura e di dire che questo album non solo è al livello dei precedenti della band, ma propone anche parecchi elementi nuovi che, se adeguatamente sviluppati in futuro, potranno portare a risultati di valore assoluto.

Appena inserito nel lettore in effetti, pur rimanendo fedele al tipico trademark KSE, As Daylight Dies si distingue per due caratteristiche fondamentali: la spiccata melodia presente in ogni canzone, con conseguente rapporto voca pulita / scream in netto vantaggio della prima, e la quasi assoluta mancanza di breakdown degni di questo termine, quelli effettuati a fondo manico a costituire un ciclo ritmico insomma. Gli svantaggi saltano immediatamente all’occhio: meno pesantezza, meno estremismo sonoro e quindi la netta sensazione che la nostra band preferita stia scadendo nel ruffiano. Se tuttavia si ha il coraggio di passare oltre a questa prima impressione si comincia a notare come i nostri, abbandonando certi stilemi e di conseguenza certe fissazioni compositive (come ad esempio la necessità di andare sempre a risolvere verso il breakdown) si ritrovino aperti nuovi territori in sede di arrangiamento e, soprattutto, di scelta per quanto riguarda i BPM. Spuntano dunque gli uptempo, vera e propria rarità in album come The end of Heartache e Alive or Just Breathing dove le canzoni subivano sempre rallentamenti in corrispondenza dei ritornelli e non solo, nonché la separazione delle parti di chitarra con l’inserimento spesso e volentieri di arpeggi di indubbio gusto che non fanno altro che migliorare la proposta. I difetti naturalmente ci sono, ma è interessante notare come essi risiedano proprio in ciò che i Killswitch Engage mantengono invariato rispetto agli album precedenti: i ritornelli ad esempio non sono tutti ben riusciti, forse anche a causa di una ripetitività di fondo in quanto a scelta delle linee melodiche, ma non si può fare a meno di notare che stilisticamente parlando non si discostino troppo dai capolavori precedenti. Altri episodi sfortunati inoltre, come ad esempio My Curse, peccano proprio quando cercano di emulare quanto fatto in passato con sfuriate a corda vuota e quant’altro.

As Daylight Dies è dunque un disco di passaggio che forse è stato dettato dalle esigenze di un mercato in evoluzione (anche gli As I Lay Dying ad esempio di recente hanno effettuato una virata stilistica e questa coincidenza non può essere dimenticata), ma probabilmente è anche il frutto della volontà dei Killswitch Engage di sperimentare negli arrangiamenti aprendosi vie più melodiche che consentono una maggiore libertà di lavoro strumentalmente parlando. Questa decisione non è da condannare, anzi, è da premiare in quanto dà frutti più che convincenti (vedere This is Absolution, Still Beats Your Name, Reject yourself) che peccano proprio quando tentano di rimanere connessi troppo strettamente al passato. Avanti così dunque, coloro che non hanno apprezzato questo tentativo probabilmente si scioglieranno con il prossimo.

Tracklist:
1- Daylight Dies
2- This is Absolution
3- The Arms of Sorrow
4- Unbroken
5- My Curse
6- For You
7- Still Beats Your Name
8- Eye of the Storm
9- Break the Silence
10- Desperate Times
11- Reject Yourself

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