Recensione: Ascension Gate

Di Daniele D'Adamo - 16 Agosto 2017 - 0:00
Ascension Gate
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2017
Nazione:
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70

Parafrasando il celeberrimo motto dettato dalla monarchia francese «le roi est mort, vive le roi!», i tedeschi Dawn Of Disease potrebbero similmente affermare: «il melodic death metal è morto, viva il melodic death metal!».

Nonostante molte cassandre abbiano decretato più volte la fine dello swedish death metal, non si spezza infatti la continuità produttiva delle band che si cimentano in questo genere così popolare, così particolare. 

Tocca ora ai tedeschi Dawn Of Disease e al loro quarto album in carriera, “Ascension Gate”, dimostrare, ancora una volta, che, in pieno 2017, a più di trent’anni dalla sua nascita, il gothenburg metal possa regalare ai suoi fan ma anche a quelli che seguono più in generale il metal estremo, sensazioni, emozioni, in sintesi buone canzoni.

E così è.

Senza strafare, senza proporre elementi che snaturino uno stile più che consolidato se non per i necessari aggiornamenti dovuti a suono e alle tecniche del terzo millennio, il combo Osnabrück mette assieme dieci brani che, oggi, rappresentano lo stato dell’arte in materia. Non solo, azzardando anche la proposizione di song non perfettamente allineate, come durata, ai canonici tre minuti e mezzo / quattro di durata, come la suite conclusiva ‘Mundus Inversus’, brano ricco di pathos e di passione. Capace di mostrare come sia possibile, anche in una foggia musicale come quella trattata – sottolineata spesso e volentieri da ritmo veloci e scoppiettanti – , comporre un brano dall’anima spiccatamente introspettiva, quasi triste, malinconica.

A parte questo singolo frammento, occorre rimarcare che, in generale, la formazione della Bassa Sassonia pesta piuttosto duro. I riff a volte sono veri e propri tritaossa, il growling – classico per il genere – veemente e rabbioso, il drumming spesso sfociante nei folli territori dei blast-beats. Alcuni pezzi sono davvero potentissimi, e qui occorre citare la bordata d’artiglieria che risponde al titolo di ‘Akephalos’. Dopo un incipit dal tono quasi scherzoso è l’apocalisse: il main-riff retto dalle due chitarre è un fenomenale attacco frontale che non ammette sopravvissuti. Ricompare il mood tetro e drammatico già citato per la closing-track, sebbene diluito in una matrice sonora dall’enorme pressione sonora. Sicuramente il top, per Dawn Of Disease, bravi a sufficienza con i ritmi meno tirati ma superlativi quando la velocità supera quella del suono.

Nel mazzo offerto da “Ascension Gate” sono presenti altri fiorì dall’indubbio valore estetico, come per esempio ‘Leprous Thoughts’, anche se la sensazione è quella di un’opera, nel complesso, un po’ altalenante fra brani da alti livelli assoluti e brani più scontati. Il che mina un po’ il valore complessivo del platter, il quale si assesta comunque con facilità e naturalezza ben oltre la sufficienza.

La sensazione finale è che i Dawn Of Diseas possano fare e dare di più. Si vedrà.

Daniele “dani66” D’Adamo

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