Recensione: Ashes To Ashes

Di Attila - 3 Agosto 2003 - 0:00
Ashes To Ashes
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Anno: 2003
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70

E’ difficile parlare di questo disco dato che mi sarei aspettato un album alla Manowar,ma qui del gruppo di De Mayo è presente solo un vaghissimo “profumo”.Il genere proposto potrebbe infatti essere descritto come una specie di incontro tra Judas Priest e Stratovarius,ma non si può neanche tacere di un certo gusto hard rock che affiora in diversi brani,ma che viene subito nascosto da colate di fiammeggiante metallo e arrangiamenti neoclassici.Forse questo “neoclassici” sarà l’aggettivo che scatenerà l’ira di molti ma va detto che (anche se è vero che la tastiera insiste troppo su arrangiamenti classici) la chitarra e la voce ci regalano riff e melodie tutt’altro che banali.Un esempio ne è The Widow’s Grief,un intro (toccante ed evocativo) di chitarre e voce che ci porta al cospetto di The Widow’s Peak,una cavalcata dove David ci regala assoli da urlo (una cosa consueta in questo disco) mentre il cantante ci delizia con degli acuti da brividi.Il disco è pieno di pregi,ma purtroppo non è esente da alcuni difetti (pochi in verità),come il già citato abuso di melodie classicheggianti (soprattutto da parte della tastiera),la presenza di due ballad una più noiosa,banale e brutta dell’altra (Calling All Heroes,The Magic Of The Chords),e il calo di ispirazione in alcuni brani (pochissimi) più veloci che risultano scialbi e fin troppo noiosi (Masquerade su tutti,rovinata tra l’altro da un chorus veramente ridicolo).Per fortuna a questi pezzi fanno da contraltare altri brani di tutt’altra caratura,come la granitica The Tolling Of The Bell o Curse Of The Pharaoh,una vera fucilata metal come non ne sentivo da tempo.Escludendo i pezzi citati  precedentemente posso tranquillamente dire che tutti i brani sono più che buoni,ed alcuni (in particolare A Raven At Midnight e le due The Widow’s…) sono delle vere e proprie gemme per potenza tecnica e soprattutto feeling.Nonostante finora abbia parlato della tastiera come uno strumento troppo invadente,devo ammettere che comunque svolge un buon lavoro dato che non si limita solo a scambiare convenevoli con la chitarra (stiamo parlando di un autodidatta che in quanto a velocità si mangia pure Johansson),ma che sa anche arricchire brani con due semplici accordi,e questo per un virtuoso non è cosa da poco.Alla fine posso dire che ci troviamo di fronte ad un disco veramente ottimo a partire dalla musica fino ai testi (spade e simili non sono neanche nominate),e che oltre a dell’ottima musica ci regala due video molto belli e professionali (Ashes To Ashes,Calling All Heroes).Onore quindi a David Shankle,l’unica persona capace di lasciare i Manowar per starsene 10 anni a studiare jazz e musica classica.Speriamo che i prossimi dischi siano altrettanto buoni.Ben fatto Dave!

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