Recensione: At the Heart of Titan

Di Daniele Balestrieri - 3 Luglio 2009 - 0:00
At the Heart of Titan
Band: Icehenge
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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62

Secondo le informazioni rese pubbliche, gli Icehenge iniziano la propria attività nel 1993 (!), ma questo immortalianamente intitolato “At the Heart of Titan” è in realtà il loro primo demo. La datazione suona dunque un po’ azzardata, ma è utile per capire qual è la filosofia o l’immagine che la band intende dare di sé.
E la filosofia è quella, senza dubbio, del black metal primordiale di mainstream scandinavo, senza particolari innovazioni o svolte epocali. Il lavoro compiuto dai nostri cinque fiorentini è onesto e non si abbandona al solito zanzarìo e scream senza senso. Più che affidarsi alla scuola norvegese di inizio anni novanta, la loro idea è quella di inserire tante influenze thrash quante ne bastano per formare un ibrido che abbia il retrogusto dei pionieri svedesi (Bathory, Marduk) con al contempo una freschezza musicale post-inner circle.
La band in realtà nasce con il nome Icehenge nel 1998 grazie al bassista Rexor Velhasclan, membro imperituro della band fin dalla sua formazione, ma il suo nome viene cambiato in Grimorium a causa di continue insistenze da parte del chitarrista Harigast e del batterista Sulphur.
Le cose vanno tutt’altro che bene e nel 2002 i Grimorium si sciolgono sotto la pressione dei continui attriti tra i vari membri della band. Non trascorre nemmeno una settimana che Rexor e il chitarrista Martinel decidono di rifondare il gruppo con il vecchio nome, Icehenge. Completata di nuovo la line-up, il resto è diventato storia.

Il disco in buona sostanza è un prodotto ben suonato, ben realizzato e concepito con tutti i crismi del genere in mente. Buona la performance di “Funeral” che aggancia una parte melodica interessante ai tipici stereotipi del black metal di maniera.
Non trovo molto soddisfacente la resa vocale del cantante: è vero che lo scream non necessita della virtù di R.J.Dio, ma quando alcune band decidono di screamare a bassa voce per aumentare l’ampiezza vocale e stabilizzarne il pitch, l’effetto “rospo” risultante riesce raramente a essere gradevole. A parte questo, At the Heart of Titan risulta essere un buon disco di mestiere. Le basi ci sono, ma in un fiume underground dove la qualità si alza giorno dopo giorno e dove chiunque è in grado di sfornare prodotti quantomeno decenti, serve molto, molto altro per emergere.

Daniele “Fenrir” Balestrieri

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TRACKLIST:

01. Icehenge
02. Where The Night Reigns Eternal
03. Funeral
04. Into The Bowels Of Tenebrous Visul
05. Fanum Veltune

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