Recensione: Aurora Borealis

Di Daniele Balestrieri - 14 Giugno 2002 - 0:00
Aurora Borealis
Band: Einherjer
Etichetta:
Genere:
Anno: 1996
Nazione:
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79

Parliamo ora di un mini-cd degli Einherjer, la loro prima release ufficiale. Registrato addirittura nel 1993 come demo (un dato da non sottovalutare), Aurora Borealis fu pubblicato ben 3 anni dopo attraverso la Warmageddon Productions per promuovere quello che sarebbe stato il loro primo album, Dragons of the North.

 

Il CD, ormai di una rarità disarmante, presenta una copertina che un attento osservatore collocherà nel periodo romantico dell’epoca vichinga, un dipinto che ritrae Odino con le ali in testa e una posa drammaticamente classica, quasi greca, con una valchiria ai suoi piedi: i puristi potrebbero avere da che lamentare un dipinto di chiara ispirazione post-cattolica in un CD che nei toni è decisamente pagano. Ma gli Einherjer sono sempre stati una band abbastanza peculiare, probabilmente una delle band più leggere del panorama Viking, e quindi anche più classiche negli atteggiamenti.

 

Un ottimo biglietto da visita è la prima delle quattro canzoni, Sorte Sjøers Land, una canzone molto ispirata, sicuramente quella che doveva da sola giustificare l’intera produzione dell’album. Si tratta di un quasi-heavy con fortissime sonorità vichinghe di stampo epico, chitarre e batterie cadenzate, un riff portante molto convincente e uno svolgimento estremamente vario, una di quelle canzoni che lascia soddisfatti fino all’inizio di Aurora Borealis, un’altra bellissima hit, un mix tra voci pulite e voci rauche, quasi raschiate dal fondo del mare, una canzone di un’epicità che poche band allo stato attuale hanno mantenuto.

 

Probabilmente, senza scendere nel folk, questo è stato l’album più epico degli Einherjer, prima di buttarsi nel mischio un po’ black del loro successivo album. Ancora una volta bisogna tirar fuori questi gioielli dal marasma del passato, questo in particolare di gusto quasi bathoriano, nei suoi cori e nell’incedere drammatico delle chitarre e delle voci doppie, oltre alle schitarrate cadenzate di acustica che lasciano una sensazione di pienezza “artigianale e genuina” che solo band come Isengard, Bathory o Falkenbach ancora riescono a fare.

 

Sempre dal fondo di una botte arriva la terza canzone, Witchking, una cadenzata in stile piuttosto heavy che suona come riempitivo, costituita da un riff semplice e da una parte vocale abbastanza nella media: come traccia non è male, ma rispetto alle prime due suona sicuramente di già sentito, anche perché poi interviene la quarta e ultima traccia, Einherjer, in cui viene ripreso il riff principale di De Sorte Sjøers Land con il basso in primo piano e la chitarra che scandisce il riff semplice, a ritmo cadenzato, con la batteria, e il cantante che sussurra sottovoce l’intera canzone. Una cosa davvero innovativa e di grandissima atmosfera, attualmente è l’unica canzone “sussurrata all’orecchio” di cui ho notizia nella storia del metal, e va davvero sentita.

 

Daniele “Fenrir” Balestrieri

 

Tracklist:

 

1 – De Sorte Sjøers Land
2 – Aurora Borealis
3 – Witchking
4 – Einherjer

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