Recensione: Awaken The Tides

Di Daniele D'Adamo - 18 Luglio 2011 - 0:00
Awaken The Tides
Band: Malefice
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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76

Ottima miscela fra death e thrash, quella dei Malefice. Poco noti al grande pubblico del settore, gli inglesi calcano le scene dal 2003 e hanno all’attivo tre full-length di cui “Awaken The Tides” è l’ultimo, in ordine di tempo.

La mistura proposta dal combo di Reading ha due ingredienti principali: un death dal taglio melodico – nulla a che vedere con le terre scandinave, però – e un thrash classico che rimanda agli anni in cui questo era ancora legato all’heavy. Difficile stabilire con precisione quale dei due ingredienti sia preponderante, nel Malefice-sound. Andando per esclusione il death rappresenta forse la giusta sistemazione, non fosse altro per la spiccata parte melodica, invero assente, o quasi, nel thrash ortodosso. E death sia.

Se la decisione in merito al genere cui far sottostare i Malefice ha dei margini d’incertezza, poco si può obiettare in merito al loro stile, personale e ricco di divagazioni tipologiche. All’interno di “Awaken The Tides” si trova un po’ di tutto: dell’heavy, del thrash e del death s’è scritto. Ancora, non mancano riferimenti al metalcore, al groove (post thrash) metal, al cosiddetto mathcore (figlio dissonante e ritmicamente complesso del metalcore). Malgrado questo caleidoscopio di sottogeneri del metal estremo, i Nostri riescono a disegnare e quindi fissare con precisione e dovizia di particolari il proprio marchio di fabbrica. Operazione non semplice in virtù di una spiccata tendenza a deviare dai canoni classici che, invece, sono presi come base di riferimento per la costruzione del sound. Insomma, la bravura dei Malefice nel concepire un’iniziativa singolare allinea gli stessi agli standard qualitativi del Regno Unito quando si discute di metal. Standard qualitativi figli di band leggendarie quali Black Sabbath, Motorhead e Iron Maiden. Il che mostra che Dale Butler e compagni hanno fatto tesoro della loro esperienza in campo artistico sviluppando un sound tradizionale ma, allo stesso tempo, moderno e in linea con i tempi. Buona, inoltre, l’idea di arricchire le partiture con delle corpose pennellate di tastiera cyber death, giusto per approfondire l’umore in direzione di una scura ansietà e rimpolpare la resa complessiva del suono.     
      
Altrettanto buono l’impianto delle canzoni. Potendo svariare su un intervallo stilistico così ampio, i Malefice producono dieci brani tosti e consistenti. Non c’è il capolavoro, ma nemmeno il pezzo riempitivo: i cinquantadue minuti del disco sono pieni, senza buchi e/o cadute di tensione. “Awaken The Tides” apre le danze come si deve, dall’alto del suo incedere possente alimentato con sfuriate di blast-beats, dal suo ritornello clamorosamente melodico ma non stucchevole e dai suoi pregevoli soli di chitarra. La bontà della capacità compositiva posseduta dal quintetto dell’antica Albione fa sì che si prosegua con la stessa intensità: “Delirium” è una micidiale sferzata thrash Slayer-style, nobilitata da uno stupendo refrain colorato da visionarie keyboards. Ottima song! Ancora “Dead In The Water”, pesantissimo mid-tempo da far saltare in aria chi ascolta, porta acqua al mulino dei Malefice con il suo sfrenato istinto headbanging. “Minutes”, adombrata da un incipit ambient, esplode immediatamente con un’ariosa melodia. Forse l’hit (se così si può definire, poiché il suono del CD è troppo estremo perché sia anche commerciale) di “Awaken The Tides”. “Baying For Blood” è il secondo esempio di thrash trascinante, seppur intriso dalle parti death di cui si è scritto prima. Drammatica, nei toni, l’interpretazione vocale di Butler, che non esagera né con il growl, né con lo scream, per una prestazione originale e perfettamente incastrata alle varie scale musicali. Il metalcore emerge con maggiore forza in “Blessed Cursed”, mentre la semi-ballad “The Day The Sky Fell”, in cui Butler dà il meglio di sé, calma un po’ le acque con la sua dolcissima introduzione. “Outnumbered, Outgunned” è un tornado death, malinconico, con terribili breakdown deathcore verso le più basse frequenze del suono. Terza canzone sfasciatutto, “Flood Of Red” conferma l’attitudine figlia dei Metallica ma anche il talento melodico dell’ensemble. La cadenzata e lunga “The Haunting” chiude “Awaken The Tides”, anche se bisogna rilevare che la seconda metà del pezzo è, in realtà, un semi-strumentale acustico e ambient, delicato e malinconico.

Come oramai s’è capito, “Awaken The Tides” non segnerà la Storia del metal. Tuttavia, è un album da possedere in virtù della sua poderosa poliedricità. I Malefice sono davvero abili a miscelare con equilibrio elementi eterogenei, se non antitetici, fra loro, come la brutalità e la melodiosità.          
   
Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Awaken The Tides 4:43
2. Delirium 4:13
3. Dead In The Water 3:49
4. Minutes 5:29
5. Baying For Blood 5:30
6. Blessed Cursed 4:22
7. The Day The Sky Fell 5:06
8. Outnumbered, Outgunned 3:52
9. Flood Of Red 5:02
10. The Haunting 9:55                  

All tracks 52 min.

Line-up:
Dale Butler – Vocals
Ben Symons – Guitars
Alex Vuskans – Guitars
Tom Hynes – Bass
Craig Thomas – Drums
 

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