Recensione: Awakening

Di Nicola Furlan - 13 Agosto 2019 - 13:50
Awakening
Band: Sacred Reich
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2019
Nazione:
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86

Sono del parere che i Sacred Reich siano state una delle più pure e devastanti thrash metal band della Storia di questa corrente artistica. E lo sono, pure tuttora. Ma, oltre ad esser una delle più valide realtà centro occidentali degli States, Phil Rind e soci hanno anche saputo interpretare il lato espressivo della loro proposta come pochi altri, sia a livello vocale, sia a livello compositivo e, non ultimo, a livello di suoni. Insomma, è da sempre un gruppo in grado di esprimere il meglio che questo genere può dare: impatto, espressività vocale, contenuti e melodia. Sorvolando ogni considerazione si possa fare sulla tripletta di capolavori “Ignorance” (1987), “Surf Nicaragua” (1988) e “The American Way” (1990), li avevamo lasciati nel 1996 con “Heal”, full-length che suonava stanco… lo ascolti e sta lì a tirare gli ultimi respiri affannosi con un lotto di brani che cerca di inseguire i cambiamenti che il metal in generale (il thrash in particolare) proponeva per restare a galla in un panorama ormai evoluto e ricco di nuove correnti, tanto nel rock, quanto nell’estremo col death metal melodico svedese.
Nel 1993, con l’uscita del buon “Independent”, il booster era diminuito, causa anche l’uscita di scena del devastante batterista Greg Hall (ricercato anche dai californiani Slayer per sostituire il dimissionario Dave Lombardo). Sebbene il citato “Independent” spaccava, non fu sufficiente alla sopravvivenza. E fu la pensione anticipata.
Arrivò poi il risveglio nel 2007: qualche data, qualche tour, un paio di news nemmeno così chiarificatrici, proclami di un nuovo EP, ma nulla di concreto all’orizzonte… fino allo scorso anno. La band annuncia infatti che è al lavoro sul nuovo disco.
2019. Ed eccoci qui, “Awakening” alla mano. Il quinto album in studio ci presenta una band in formissima (con due soli membri rimasti dalla leggendaria formazione ovvero Phil Rind e Wiley Arnett). Alla batteria sempre quel Dave McClain (Machine Head) che, sebbene non abbia la pacca di Hall, è a tutti gli effetti ormai uno storico membro del gruppo. Infine, fuori Jason Rainey e dentro il giovane ventitreenne Joey Radziwil.
Ve lo disco subito senza giri di parole, a mio parere “Awakening” è il degno successore dei dischi di quella brillante tripletta di inizio carriera citata precendemente. Il periodo di stanca sempre essere finito e, a dirvela tutta, ero pure un po’ prevenuto e dubbioso circa questo nuovo full-length. Infatti, tante volte questi ritorni sulla scena sono dettati dal mercato, particolarmente scarno di qualità oggigiorno. Invece “Awakening” ha il suo perché, eccome! I brani sono pieni di gusto, vari a livello compositivo nonché, cosa non da poco, azzeccano melodie non banali o che ‘sanno di già sentito’. La title track è a dir poco immensa! A seguire un gioiellino dietro l’altro passando per alcuni picchi quali: Divide & Conquer, Death Valley e Something to Believe su tutte.
Phil Rind ha forse il tono un pochino più basso di un tempo e meno ruggente, ma è pure vero che il nostro frontman ha una certa età. Lo vidi qualche anno fa dal vivo e si spruzzava un farmaco per ridurre il broncospasmo; quindi, ipotizzo, a livello fisico qualche fastidio c’è. Ciò non toglie che il buon Phil è ancora devastante al microfono. Arnett, vera mente compositiva della band e membro dotato di cristallina abilità alle sei corde, propone qualità a non finire. Gli arrangiamenti creano spessore a brani, altresì ordinari. La sezione ritmica è incisiva e convincente ed è priva di quelli eccessi inutili che molte band propongono per ostentare tecnica a scapito del gusto. A tal proposito Dave McClain si merita un elogio.
I suoni? Sempre secondo tradizione: potenza, muro bello compatto di frequenze e bassi ben consolidati sono la struttura portante su cui poggiano le trame compositive. Va inoltre evidenziato che il perfetto equilibro tra volumi garantisce quell’efficacia che, “Ignorance” a parte, contraddistingue dagli esordi la potenza sonora dei Sacred Reich.
Che altro dire? Semplice. Mi permetto di suggerirvi di dare un ascolto a questo “Awakening”. D’altronde gli amanti del vero thrash metal (quello con una ca**o di pura attitudine!) sanno che già da una quindicina di anni circa la scena ci regala chicchè di gruppi più o meno famosi che sono riusiti a sostenere e a far ripartire il turbo. Mi riferisco a nomi tutelari come Exodus, Overkill e Kreator piuttosto che a Gama Bomb, Warbringer e Bonded by Blood (per citarne tre a caso). Bene, vi posso garantire che i Sacred Reich sono in pista alla grande. Birra pagata se a qualcuno questo album fa schifo (non fate però i furbi che vi sgamo)!

Nicola Furlan

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