Recensione: Axevyper

Di Stefano Ricetti - 1 Ottobre 2010 - 0:00
Axevyper
Band: Axevyper
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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83

Gli Axevyper nascono esattamente dopo lo split ufficiale della band madre Assedium. Luca “Fils” Cicero (voce) e Guido Tiberi (chitarra), animati da quel male incurabile che è il sacro fuoco del metallo, decidono ci creare un nuovo gruppo. La trafila è la solita: prove, idee, entusiasmo a go-gò finché il progetto prende corpo e anima. In due reclutano attorno a Loro gli amici Andrea Tognetti (basso), Filippo “Butch” Belli (batteria) e Damiano “La Favola” (chitarra). L’alchimia è quella giusta, i pezzi nascono naturalmente e non mancano le occasioni per suonare dal vivo, anche senza un album vero alle spalle. I riscontri sono positivi, sia in termini di soddisfazione personale che da parte dei fan e il passo successivo riguarda il coinvolgimento di un vero dannato dell’heavy metal italiano che risponde al nome e al cognome di Giuliano Mazzardi, factotum della My Graveyard Productions, etichetta sotto la quale si accasano i Nostri.  

Axevyper è un viaggio all’interno delle molte sfaccettature dell’HM in your fucking face che inizia dalla bellissima e curata copertina; poco spazio all’immaginazione e un messaggio chiaro e netto: rifiuto e annientamento fisico di tutto quanto non risulta all’interno dei canoni più eroici dell’heavy metal. Quindi Lizard alabardato posto in mezzo alla cover, troneggiante su di un cumulo di cadaveri composti dai fan dei gruppi out, le cui toppe, molto esplicitamente ne portano il moniker. Cambio a 180° e la “musica” non cambia di una virgola, nel retrocoperina, che altro non è che la continuazione del disegno principale. I cinque Axevyper fanno festa intorno a una bandiera italiana che li rappresenta appieno, con la scritta heavy metal! di colore nero nel bel mezzo della stoffa. Sullo sfondo, oltre a una simil-statua della libertà in reggicalze e ascia bipenne, una schiera di metallari di varie etnie e nazioni pronti a combattere. Non mi è dato sapere se alcuni di questi corrispondano a personaggi ben precisi, quantomeno non sono riuscito ad identificarli a causa del solito problema legato ai cd: le dimensioni ridotte! Il booklet propone tutti i testi e le foto dei cinque Axevyper con tanto di collage interno nelle pagine centrali: look anni Ottanta da paura fra borchie, pantaloni zebrati, T-shirt defender e bandana multicolori.

Il primo pezzo dei dieci previsti, Revenge of the Axe, inizia con una frase che non lascia scampo ad eventuali dubbi di sorta, dopo la distruzione di uno speaker vomitante disco dance: “All right you posers… you can suck my dick you moterfuckers!”. Poi l’incedere motorheadiano delle due chitarre prende il sopravvento, sostenuto dalla ripetizione forte e maschia del titolo, come si addice a tracce di questo tipo, dirette e senza particolari fronzoli, ottime on stage. Rats In The Walls, costruita su metriche tipicamente americane, raddoppia la dose di sano metallo profuso, a suon di mazzate che ben si adagiano su di un tappeto sonoro possente e incessante da parte della premiata ditta Butch/Pandò. Il terzo pezzo, Poserkiller, dal testo esilarante, è praticamente un elogio a quanto di bello scritto dal capitano Rock’N’Rolf e i suoi immortali Running Wild. E tanto basta.                        

In occasione di Immortal Steel i Nostri vanno a pescare nientepopodimeno che George Call, il cantate di Aska e Omen, che interpreta completamente la canzone consegnando alla storia un grande episodio di Epic Metal purissimo dalle tinte stentoree. Brividi eroici assicurati. Raddoppio di guest – e sempre di alto rango – nella successiva Roadster, dove Tann degli Ironsword si impossessa del microfono ammantando, con le particolari tinte fosche tipiche della sua ugola, un pezzo che rappresenta una dichiarazione d’amore bella e buona ai Manilla Road di Mark Shelton.   

La title track possiede il carisma di quei brani che sanno sopportare il peso di un intero monicker, nonostante qualche incertezza e sfilacciamento nell’esecuzione. Tipico pezzo-monumento da braccio borchiato al cielo e sudori al vento, come già potuto constatare in sede live. Il primo approccio con le metriche precise e lineari della vecchia scuola inglese da parte degli Axevyper si ha con Bad Italian Boys, dove Fils stupisce per doti interpretative e il resto del gruppo sfodera una prova degna della migliore Nwobhm con il sorriso sulle labbra. Faster Than The Law, come da titolo, è una corsa contro il tempo – e il metronomo – mentre Forever Young non è la cover del celebre brano degli Alphaville bensì una canzone che, in maniera assolutamente trasparente, come da etica dei cinque viareggini, si rifà spudoratamente agli Iron Maiden, peraltro con risultati davvero sorprendenti, a livello di feeling profuso, qualità di cavalli galoppanti e agilità nei cambi di tempo. Uno dei probabili highlight dell’album. Chiude Non è Finita Qui, in lingua madre, introdotta da un adagio inconfondibile. Se la canzone di primo acchito stenta a decollare, nel momento in cui viene urlato il bridge portante, accattivante e di facile memorizzazione, esplode letteralmente. Un altro importante tassello nell’economia dell’intero lavoro, all’insegna della gloriosa tradizione toscana che tanto ha dato e dà al Metallo tricolore.          

Il debutto degli Axevyper è un prodotto verace, costruito con il sangue e l’anima, che non fa niente per nascondere le chiare influenze attinte a piene mani dalla storia dell’HM più ortodosso. La Loro rigorosa proposta, pur essendo conforme ai sacri dogmi dell’heavy metal classico, offre uno spettro sufficientemente ampio per gustare l’opera da diverse angolazioni. L’innato senso della dismisura dei cinque defender italiani riesce a incanalarsi e a trovare lo sfogo ideale all’interno del songwriting dei dieci brani che compongono l’ossatura del disco. Margini di miglioramento, a livello di band e di pronuncia inglese, se ne intravedono molti, ma sarebbe peccato mortale se venisse a snaturarsi l’istintività per la siderurgia applicata che straborda dal cuore dei Nostri. Per chi scrive una fra le migliori uscite in ambito HM dell’anno. Axevyper: fieri di essere italiani!

Stefano “Steven Rich” Ricetti

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Tracklist:
1. Revenge of the Axe        
2. Rats in the Walls        
3. Poserkiller        
4. Immortal Steel        
5. Roadster        
6. Axevyper        
7. Bad Italian Boys        
8. Faster than the Law        
9. Forever Young        
10. Non è Finita Qui    

Line-up:
Luca Cicero – Vocals
Guido Tiberi – Guitar
Damiano – Guitar
Andrea Tognetti – Bass
Filippo Belli – Drums

 

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