Recensione: Azalea

Di Vittorio Sabelli - 2 Ottobre 2012 - 0:00
Azalea
Band: Mainline
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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77

Nello sterminato panorama *-core è quasi scontato non aspettarsi qualcosa di originale e diverso, soprattutto dal punto di vista compositivo e creativo, dati i parametri stilistici che lo caratterizzano.

Questa premessa per introdurre la seconda uscita dei piemontesi Mainline a distanza di quattro anni da “From Oblivion To Salvation”, al quale fece seguito un cambio in line-up, con l’uscita di scena del chitarrista Diego e del bassista Simone, sostituiti da Flavio Amelotti e Davide Baronetto. E proprio l’ingresso dei due nuovi ha maggiormente allargato le prospettive della band, portando all’interno nuove idee che, rispetto al disco precedente, rendono il discorso più interessante, soprattutto sotto il profilo del song-writing e sui contrasti tra le varie sezioni dei brani. Nonostante la decisione di un’autoproduzione per “Azalea”, i suoi dieci brani dimostrano una crescita della band e una freschezza in fase di arrangiamento degni di nota.

I trentasette minuti del platter scorrono via piacevolmente, dall’opener “Head Down” – di quelle che prendono – che mette d’accordo tutti con riff hardcore e aperture nel chorus, ben interpretate dalla duttile voce di Maurizio Lazzaroni, che alterna ai forsennati scream le contrastanti clean vocals, che ben rispecchiano la direzione intrapresa dal combo. “Harmonic Way To Breath” gioca su tempi dispari e anticipa quello che è il singolo di presentazione del disco: “The Romantic End”, dove i contrasti dei cambi di registro hanno un ruolo chiave. Le varie sezioni sono curate con buon gusto nell’uso del materiale presente nelle loro mani, ben plasmato e amalgamato. “Interlude” è un atto di bontà per i nostri sensi, e introduce “The Constant”, che gira a mille grazie all’asse ritmico Baronetto/Benedetto, senza comunque invadere il riffing preciso e mai lezioso del duo Amelotti/Valsecchi, creando un buon equilibrio sul quale emerge la voce di Lazzaroni. “My December” cambia rotta, ma senza perdere il filo conduttore stabilito: vengono utilizzati nuovi elementi come poliritmi e accordi nella parte centrale, dove regna ancora una volta la melodia, per poi far ripartire le chitarre come un fiume in piena. “The Faith Of Faithless” è il brano più corto del disco (ad eccezione di “Interlude”) e segue la linea hard-core con un ritornello che richiama i Deftones, mentre “The Missionary” è dedita a una prima parte death, che ben contrasta con il chorus pulito e melodico. “The Archetype” è impostata sui tempi dispari e accordi atonali, che ben si compensano con i riff stoppati, il testo al limite del declamato lascia spazio alle chitarre melodiche, per poi ripartire verso un finale non molto convincente. Ma il quintetto si rifà in pieno con “Saturno Rege”, che vuol essere una somma di tutti gli elementi messi in campo in “Azalea”, una sorta di excursus che va a far rivisitare i diversi luoghi esplorati durante questo viaggio. La lunghissima parte centrale quasi ambient nella quale le chitarre s’intrecciano, è il preludio del giusto finale.

Buonissima prova dei Nostri, che si dimostrano tra le più interessanti realtà del panorama nazionale (e non solo) in campo ‘alternativo’.

Vittorio “VS” Sabelli

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Tracce:
1. Head Down 3:45
2. Harmonic Way To Breath 3:47
3. The Romantic End 4:21
4. Interlude 0:44
5. The Constant 3:07
6. My December 3:56
7. The Faith Of Faithless 2:57
8. The Missionary 4:10
9. The Archetype 3:03
10. Saturno Rege 7:10

Durata 37 min.

Formazione:
Maurizio Lazzaroni – Voce
Flavio Amelotti – Chitarra
Stefano Valsecchi – Chitarra
Davide Baronetto – Basso
Alessandro Benedetto – Batteria

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