Recensione: Back From The Abyss

Di Gianluca Fontanesi - 9 Gennaio 2015 - 9:29
Back From The Abyss
Etichetta:
Genere: Stoner 
Anno: 2014
Nazione:
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77

Ottavo studio album per gli inglesissimi Orange Goblin e altro centro dopo l’ottimo “A Eulogy For The Damned” del 2012. La band, ormai quasi ventennale, non tradisce ancora una volta sfoggiando una prestazione onesta, con pochi fronzoli e molta sostanza.

Partiamo subito dal fatto che “Back From The Abyss” è un disco che esprime il meglio di sé nel momento in cui è sparato a bomba dagli altoparlanti di qualsiasi tipo di stereo; è un disco potente, roccioso e sanguigno, che non fa prigionieri. E di certo non mancherà di farvi scapocciare allegramente fungendo da mocio nel caso lo ascoltiate in casa o rischiando di farvi andare in un fosso nel caso lo ascoltiate in macchina. Possiamo considerare il genere come stoner/sludge ma non è del tutto corretto: gli Orange Goblin suonano un po’ il rock’n roll in tutti i suoi livelli e stili. Qui c’è un po’ pane per i gusti di tutti: da chi ascolta i Motorhead all’heavy metal più classico con una forte base sabbathiana a chi predilige lo stoner e le derivazioni più verso lo sludge. La musica dei nostri è molto anthemica e di facile presa; il riffing è totalmente basato sulle pentatoniche, cosa quasi inevitabile vista la proposta, e fa la sua porca figura associato a una sezione ritmica massiccia ma mai invadente. Tutti i membri della band sono al servizio del pezzo; “Back From The Abyss” trasuda divertimento da tutti i pori ed è suonato con gusto e quella voglia di suonare che a molte nuove leve sembra mancare (provare per credere coi vari bluesacci che spuntano all’improvviso, uno a caso nella splendida “Into The Arms Of Morpheus”). La produzione offre il giusto posto agli strumenti, risaltandone le peculiarità ma senza risultare ridondante. Le chitarre graffiano al punto giusto e, udite udite, il basso si sente! La voce di Ben, manco a dirlo, sembra uscita direttamente dagli anni ’70 più oscuri e maledetti, ed è stato fatto un buon lavoro in fase di produzione non effettandola troppo. Sono dodici le tracce qui proposte; apparente molte ma che scorrono come bere un bicchier d’acqua. Il tutto potrebbe sembrare derivativo o super trito e ritrito, ma quando le cose sono fatte bene, è d’uopo un bel “Chissenefrega”.

“Back From The Abyss” infuoca e invasa, potrebbe anche accendervi le sigarette per autocombustione; ciò che comunque rimane è sempre una gran voglia di riascoltarlo, anche se vi ha dato fuoco i capelli, sfasciato la macchina ed è riuscito nell’improbabile intento di farvi pulire casa. Dategli un’opportunità quindi, non ve ne pentirete!

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