Recensione: Back on the Lash

Di federico venditti - 17 Luglio 2018 - 10:00
Back on the Lash
Band: Warrior Soul
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2018
Nazione:
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82

Questo nuovo album dei Warrior Soul si poteva anche intitolare “STICAZZI!” invece di “Back on the Lash” e nessuno avrebbe battuto ciglio dopo il primo ascolto (in dialetto del nord dell’Inghilterra significa torno ad ubriacarmi).
Infatti una volta di piu’ il “lider maximo” Kory Clarke sembra intenzionato a dare una spallata finale ad un quanto mai traballante sistema capitalistico americano ormai al collasso, come testimoniato dalla tellurica “I Get Fucked Up” posta giustamente in apertura di questo nuovo viscerale e genuino capitolo della band di Detroit.
Il sound dei Warrior Soul è una miscela esplosiva di hard rock pesantissimo e attitudine punk con dei testi che colpiscono duro nella loro disarmante semplicitaà. Clarke ci avverte che a lui non gliene frega una beata mazza di quello che accade nel mondo e l’unica salvezza è andare al pub e distruggersi di alcol (come dargli torto?) e ancora ci ammonisce nella sub-Stonsiana title track che ad alcuni piace sniffare la polvere bianca o fumare erba, ma lui va sul classico e si beve venti pinte per avere la giusta prospettiva per affrontare la giornata (Lemmy approverebbe con un sorriso sornione mentre tasta le chiappe di qualche ragazza lasciva nell’ultimo girone dell’inferno).

Parliamoci chiaramente, ormai i Warrior Soul da anni sono solo ed esclusivamente un progetto solista del piccolo folletto biondo dietro il microfono, dopo che l’ex chitarrista della line up originale, John Ricco, ha rifiutato di ritornare all’ovile. Poco male perché da quando Kory ha rimesso insieme la band una decina di anni fa, pubblicando la mazzata hard rock, “Destroy the War Machine” (per mesi annunciato come “Chinese Democracy” solo per far incazzare Axl Rose) non ha sbagliato un colpo, avvalendosi sempre di giovani musicisti europei che hanno iniettato nuova linfa vitale nella band. La voce di Kory e’ diventata un ibrido diabolico tra l’ugola catramosa di Lemmy e il ruggito punk di Iggy Pop, come nella pesantissima “Goin’ Broke Getting High”, dove i vari proprietari dei locali in giro per il mondo vengono minacciati che se non li pagano in anticipo loro non suonano, il tutto condito da un riff che ricorda “Seek and Destroy” dei Metallica.

L’album è cosi’diretto e violento come un pugno in pieno volto che sembra essere stato registrato nella cantina sotto casa vostra, con le pareti madide di sudore e gli amplificatori valvolari che emanano calore; esempio lampante è la ritmata “Black Out” con un giro di basso pulsante e teso che funge da filo conduttore per un altro brano furioso tra i migliori del lotto. Per me il brano più riuscito in scaletta è il terremotante mid tempo di “I’ve Got the Rock”, nella quale Clarke elenca tutta una serie di citta’dove ha suonato, indicando Roma come una metropoli violenta (molto probabilmente riferendosi all’increscioso episodio di un anno fa quando un’idiota ha lanciato un bicchiere di vetro colpendo il bassista del gruppo e di fatto interrompendo il concerto).

Tirando le somme un album spettacolare che pur non aggiungendo nulla di nuovo alla gloriosa carriera dei Warrior Soul ha un’energia primitiva e dei brani assolutamente riusciti e ben arrangiati. “Back on the Lash” e’ senza ombra di dubbio uno dei migliori dischi hard rock degli ultimi anni e Kory Clarke si conferma, una volta di più, un’artista vero che non ha paura di affrontare il sistema di petto, come del resto ha sempre fatto.

 

 

 

 

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