Recensione: Bad Mad Man

Di Emanuele Villa - 2 Febbraio 2013 - 0:00
Bad Mad Man
Band: Sven Larsson
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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80

Dopo l’apprezzabile Sunlight and Shadow, per Sven Larsson, chitarrista e cantante svedese, arriva il secondo appuntamento in studio: Bad Mad Man è un album che si pone sulla falsariga del precedente ma spinge sull’acceleratore in termini di sperimentazione melodica: le atmosfere soft, intriganti, fortemente elaborate e, in alcuni frangenti, misteriose (How Could it Come to This) sono un indubbio punto di forza capace di differenziare Bad Mad Man dalla massa di produzioni melodiche contemporanee, più attente a percorrere binari consolidati che a rischiare sul terreno della sperimentazione. A questo si sommano aperture tipicamente rock, capaci di dare una sferzata di brio (la stessa Bad Mad Man) a un lavoro sostanzialmente equilibrato, melodico il giusto e curato in ogni dettaglio, un album che nasconde sotto un velo di mistero e pacatezza, un songwriting davvero apprezzabile.
Tutto questo, senza dimenticare l’apporto di collaborazioni eccellenti, capaci di valorizzare ulteriormente l’eccellente opera di songwriting di Larsson: a partire da Goran Edman, la cui voce acuta e tagliente è la vera “marcia in più” di Sin City e Missing Link, ma senza trascurare le tastiere di Fredrik Bergh e la batteria, sempre misurata e precisa, di Christian Johansson.

Non è un caso che l’artista abbia scelto Dance the night away per aprire l’album: pur seguendo la medesima linea melodica di Sunlight and Shadow, la canzone è frizzante, leggera, in bilico tra le sonorità di un tempo (Toto prima maniera) e una produzione tipicamente contemporanea. Un brano che forse i più considereranno scontato e sempliciotto, ma che riesce comunque a trasmettere emozioni e la cui classe non è in discussione; non c’è dubbio però che, per una sferzata hard rock, si debba immediatamente passare Sin City, una canzone più cupa, ma anche definita e trascinante, un rock solido e orecchiabile che punta molto sulla voce sottile e tagliente di un Goran Edman particolarmente ispirato. Ma dove iniziamo ad apprezzare veramente l’album è da How could It come to this, un brano riflessivo, lento e posato ma mai banale; l’autore riesce infatti, cosa tutt’altro che semplice, a mescolare una struttura armonica inusuale con le tipiche aperture melodiche, realizzando così un brano particolare, sperimentale, che difficilmente lascia indifferenti. Stesso discorso per la riflessiva Forever You & Me, un lento dalle atmosfere soffuse e ricercate, un brano da ascoltare più e più volte al fine di cogliere le note sottili che, lungi dall’essere un semplice sottofondo, sono invece ciò che rende una semplice ballad in un lento romantico azzeccatissimo.

E poi ancora una volta torniamo al vigore del rock con Missing Link, brano che può contare, oltre al “solito” ottimo Goran Edman, anche su un assolo di chitarra in tipico stile shred, ottimo per apprezzare anche il lato tecnico della composizione. Infine, da segnalare l’ottimo strumentale Green Link, un vero e proprio trionfo di melodia e ricercatezza, con un sax protagonista “non invadente” e la chitarra di Larsson pronta a supportarlo nei momenti più intensi e carichi di pathos.

Un album che, per essere apprezzato appieno, va ascoltato e riascoltato, il trionfo della sperimentazione e dell’ottima miscela tra atmosfere di un tempo e ritmi contemporanei, forte di una produzione d’alto livello e della partecipazione di artisti di spessore.

Finora il migliore: fino al prossimo?

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Tracklist:

01. Dance The Night Away
02. Sin City
03. How Could It Come To This
04. Bad Mad Man
05. Forever You & Me
06. Missing Link
07. Green Unit
08. Look The Ghost In The Eyes
09. The House Upon The Hill
10. Castle Of Mine
11. Welcome To My Island

Line Up:

Sven Larsson – Voce / Chitarra
Göran Edman – Voce
Anders Åhlund – Voce
Thomas Eriksson – Voce
Christian Johansson – Batteria
Björn Lodmark – Basso
Fredrik Bergh – Tastiere
Ulf Pettersson – Tastiere
Sören Karlsson – Tastiere
Daniel Karlsson – Tastiere

 

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