Recensione: Badass [Reissue]

Di Stefano Ricetti - 29 Maggio 2013 - 9:30
Badass [Reissue]
Band: Shabby Trick
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
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78

Gli Shabby Trick nascono a Firenze su iniziativa del chitarrista Max Bronx, verace e genuino rocker dalla fede incrollabile che, dopo aver unito le proprie forze con Andrea “Andy Sixtynine” giunge alla realizzazione di un paio di interessanti demo nella seconda metà degli anni Ottanta e al traguardo del trentatré giri nel 1989, dal titolo Badass. Da segnalare inoltre la partecipazione alla compilation Not Just Spaghetti and Mandolini nel 1988, con il brano Time to Kill. Gli altri compagni di ventura sono AC Castelli al basso e Alex Marcelli alla batteria. La critica musicale dell’epoca li definì come i pionieri dello Street Metal italiano, una sorta di “fratellini cattivi” dei veterani romani Miss Daisy. A mio parere la collocazione ideale degli Shabby Trick invece risulta incastonata nella corrente più rock’n’roll dell’HM, quella meno stradaiola e maggiormente “happy”, a la American Graffiti tanto per capirci, diretta discendente dei grandi solisti degli anni Sessanta americani. Badass è la sublimazione in vinile di quanto affermato sopra, a partire dalla iniziale Tonight I Rock: un rock’n’roll tiratissimo con un coro che farebbe saltare sul posto anche una statua in granito dell’Adamello. Altro esempio di ottimo songwriting sulle sponde dell’Arno è Anything to Hold You, una ballad sopraffina che se solo l’avessero scritta i Poison o i Ratt avrebbe raggiunto un successo universale. Per gli amanti del glam Made in Uk, imperdibile la chitarra di Max Bronx in Crazy Girl: praticamente uguale al suono malato e a grattugia andata a male dei Wrathchild di Stakk Attack. Badass, grazie a una produzione di livello internazionale e un look da esportazione da parte dei Nostri, ottiene un rilevante riscontro anche dal Giappone, che ne acquista fin da subito i diritti di distribuzione.

Questo uno stralcio pressoché anastatico della recensione di Badass apparsa all’interno del numero di gennaio 2007 della rivista Metal Maniac, ove si chiudeva, con la quarta puntata, il mio excursus riguardante la storia dell’Italian Way of Heavy Metal. Per la cronaca il pezzo riguardante gli Shabby Trick uscì in compagnia di quelli di altre band quali Sharks, Moon of Steel, Vanadium, Royal Air Force, Rod Sacred, Miss Daisy, Crossbones, The Black, Incinerator, Death SS, Cappanera ed Elektradrive. Certo, accanto ai pezzi sopraccitati, all’interno dei solchi del disco con il cuore armato in copertina vi sono altri episodi, alcuni altrettanto memorabili e altri meno, ma va dato atto al gruppo toscano di aver avuto fra le mani quel tocco di magia che ha permesso di scrivere un capolavoro melodico come Anything to Hold You, ad esempio.    

La vera notizia è però quella riguardante il fatto di poter disporre finalmente della versione ufficiale in Cd di Badass per la prima volta nella storia, grazie al lavoro portato avanti dalla Jolly Roger Records, che ha licenziato il dischetto ottico in anteprima durante la data nel quale si è svolta la terza edizione dell’Acciaio Italiano Festival, in quel di Marmirolo in provincia di Mantova, precisamente lo scorso 25 maggio. Oltre ai nove brani originali – rimasterizzati per l’occasione- apparsi nel vinile targato 1989, la reissue vanta cinque pezzi in più: Time to Kill, ovvero il brano degli Shabby Trick apparso nella compilation Not Just Spaghetti and Mandolini del 1988 e per finire altri quattro tratti dall’Heart Killer demo del 1987.

Proprio Time to Kill mostra il lato più propriamente legato alle radici HM della Premiata Ditta Bronx & Co. quantomeno per quanto attiene l’impianto-canzone, anche se il tocco solare impresso dalla voce di Andy Sixtynine tende inevitabilmente a far virare il brano verso lidi di provenienza Motley Crue, durante l’ascolto. Yellow Shadows, primo estratto dal demo Heart Killer, conferma come il gruppo toscano fosse fortemente influenzato dalla scena residente lungo il Sunset Boulevard di Los Angeles e, probabilmente, se i Nostri avessero fatto un giro in California qualche anno prima, qualche soddisfazione se la sarebbero pure cavata, vista l’attitudine e il look pressoché perfetti per quel tipo di pulsioni rockandrolleggianti e colorate.   

It’s not a Game rappresenta il classico brano stereotipato made in Italy di chi in quegli anni occhieggiava alla West Coast USA, ne sanno qualcosa anche i Vanadium di Seventheaven e gli Axton di Bad Desire, fra gli altri. Bell’attacco HM in Lies, purtroppo vanificato da un songwriting e un arrangiamento sfilacciato, oltreché scolastico. Chiusura all’insegna della autocelebrazione spinta con il pezzo omonimo, da parte degli Shabby Trick da Firenze, ennesimo gruppo con il tiro giusto ma nato nel posto sbagliato.

A rendere ulteriormente appetibile questa uscita un succoso booklet di sedici pagine, ricco di foto dell’epoca, stralci da articoli apparsi sulle riviste specializzate e la storia del gruppo raccontata dallo stesso Max Bronx.

Badass, Shabby Trick: la storia dell’Hard tricolore passa necessariamente anche fra questi  solchi…

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti       

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