Recensione: Bak De Syv Fjell

Di Daniele Balestrieri - 7 Marzo 2011 - 0:00
Bak De Syv Fjell
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Anno: 2010
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58

Oltre a Roma, c’è un’altra città che può vantarsi di riposare all’ombra di sette colli: quella città è Bergen, Norvegia, e proprio da qui parte l’avventura artistica dei Bak De Syv Fjell (“Dietro ai sette monti”).
Roba vecchia, tanto per cominciare: la band si è formata 16 anni fa senza produrre niente tranne un minuscolo EP rispolverato di recente dalla Frostscald Records, dotato di un artwork minimalista ed estremamente black metal e vomitato sugli scaffali di mezza Europa senza un briciolo di informazioni a seguito. Un lavoro misterioso e brevissimo – appena 8 minuti – ma impreziosito da un nome importante dietro le pelli, quel Kvitrafn che i più conosceranno per il suo determinante contributo tra le fila di Gorgoroth, Wardruna e Det Hedenske Folk.

È angosciante esprimere un giudizio completo e lucido su un disco la cui lunghezza è superata dalla maggior parte dei singoli in commercio, ma da quello che emerge da “From Haavardstun” e “De Siste Tanker” si può parlare di un tentativo abbastanza diretto di unire delle atmosfere folk tipicamente norvegese a un black metal tutto sommato canonico e non particolarmente affilato.
L’ispirazione agli Ulver è abbastanza evidente: questo EP ricorda alla lontana un tentativo di ricostruire le atmosfere di Bergatt tramite parti lente ed evocative e un uso esagerato, sul filo del fastidioso, di una voce pulita a dir poco invadente. Difficile dire se la preponderanza della voce sia voluta o sia una grossolana mancanza di lucidità da parte del responsabile del mixing; fatto è che il disco suona decisamente “domestico” e l’intero contributo vocale oscilla tra il genuinamente evocativo e lo… scazzato, se mi passate il termine.
Un disco simile, creato nel 2010, puzzerebbe di bieco tentativo di lucrare senza sforzi creativi sull’onda del successo del folk black norvegese; tuttavia queste tracce risalgono al 1995, per cui possiamo concedere la bontà degli intenti della band… ma non della Frostscald, colpevole di aver dissotterrato un opus incompleto il cui unico appiglio è un musicista blasonato e il solito, trito e ritrito, immaginario di fiordi e monti norvegesi.

Ci sono molte band migliori in attesa di essere scoperte dal grande pubblico. Otto minuti di chitarre sporche, donnine gorgheggianti nella nebbia e voci pulite non sono sufficienti per conquistare una decina di sudati euro. C’è crisi, e nel mondo musicale non è più concesso prendere corsie d’emergenza soltanto per la gloria dei nomi.
Il potenziale c’è tutto: tra le melodie di due brani “buttati lì” si percepisce la volontà di creare un nuovo bergtatt, fardello che qualcuno prima o poi dovrebbe caricarsi sulle spalle.
Attendiamo altre nuove dai Syv Fjell: nel frattempo, se proprio avete ascoltato tutte le band folk black che stanno sgomitando da 15 anni per un posto al sole, dateci un ascolto: qualche nostalgico potrebbe anche apprezzare il breve sforzo.

Daniele “Fenrir” Balestrieri

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TRACKLIST:

1) From Haarvardstun
2) De Siste Tanker

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