Recensione: Beast of Bourbon

Di Matteo Lavazza - 24 Marzo 2004 - 0:00
Beast of Bourbon
Band: Tankard
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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75

Nuovo album per i Thrasher tedeschi Tankard, ennesimo lavoro di una band che non si è mai data per vinta nemmeno nei momenti più difficili della loro carriera.
Mi pare giusto avvertire, prima di iniziare la recensione vera e propria, che la copia promozionale in mio possesso contiene tutte le canzoni che sfumano sul finale, sinceramente non so quanti secondi in meno ho potuto ascoltare per ogni canzoni, ma di sicuro non mi pare una bella idea quella di mandare in giro dei cd fatti in questo modo, è difficile dare una valutazione oggettiva di un lavoro incompleto, anche se solo in minima parte.
Il disco viene aperto da “Under Friendly Fire”, tipica canzone dei Tankard, rozza, aggressiva e sguaiata, ma come al solito dannatamente potente e divertente, un pezzo che non può non far venire la voglia di una bella e sana pogata.
Difficile trovare dei brani che possano spiccare rispetto ad altri, visto che la varietà compositiva non è mai stata uno dei punti di forza del combo tedesco, ma di sicuro canzoni come “Sleeping From Reality”, grazie ad un buon riff portante ed ad uno stacco centrale davvero bello, “Die With a Beer in Your Hand”, che dopo un inizio melodico parte come al solito in un violento riffone Thrash, davvero potenti ed esaltanti i cambi di tempo, anche se il tutto sa di già sentito sinceramente non mi interessa molto, la canzone è dannatamente coinvolgente, “Endless Pleasure”, forse la canzone più riuscita del disco, grazie al lavoro del chitarrista Andy Guthjar, che di sicuro non è un mostro di tecnica, ma riesce ad essere sempre molto preciso in fase ritmica, “Dead Men Drinking”, al solito potente ed aggressiva ma anche dannatamente divertente, “Alien Revenge”, canzone perfetta per uno slamdancing furioso, che in alcune parti mi ha ricordato certe cose dei vecchi Anthrax.
Come ho già scritto prima è difficile citare alcune canzoni piuttosto che altre, visto che le composizioni sono tute più o meno sullo stesso stile, ma la vera forza dei Tankard sta nel riuscire a non stancare l’ascoltatore nonostante la poca varietà nel songwriting.
Tecnicamente il gruppo è quello che è, fa quello che deve senza sbavature ma anche senza mai raggiungere picchi tecnicamente rilevanti, ma riuscendo a donare la giusta dose di potenza a tutte le canzoni, che in questo caso è la cosa più importante da fare.
I suoni di questo “Beast of Bourbon” sono decisamente buoni, forse si poteva fare qualcosa di meglio sui suoni della chitarra durante in pochi e brevi assoli presenti, ma questo non è certo un difetto che va ad inficiare la qualità del disco.
Di certo i Tankard non passeranno alla storia del Metal come innovatori, ma se siete alla ricerca di un disco che vi faccia passare 45 minuti spensierati a sbattere la testa questo album è sicuramente quello che fa per voi.

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