Recensione: Behind the Black Veil

Di Luca Montini - 7 Maggio 2015 - 20:30
Behind the Black Veil
Band: Dark Sarah
Etichetta:
Genere: Gothic 
Anno: 2015
Nazione:
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75

Gli altari in rovina sono abitati da demoni.”
(Ernst Jünger)
 

Il matrimonio. Sarah era lì, in attesa, emozionata, fragile ed immobile nel suo immenso pudore, nell’istante che precede il profondo e solenne atto del fatidico ‘sì’. C’erano tutti. Il prete sull’altare, un po’ calvo e rugoso, gli invitati, rigidi e impettiti come solo i finlandesi, l’incenso inebriante e l’atmosfera degli eventi unici. Un istante fatale – una lacrima, il suo lui che le volta le spalle e se ne va, così, lasciandola sola sull’altare. Il dolore assordante della solitudine. Il tradimento. Il trauma. 
Prologo inconsueto per il concept “Behind the Black Veil”, debut album di Dark Sarah, che potremmo considerare come nuovo progetto di Heidi Parviainen (ex Amberian Dawn). La cantante finlandese ha infatti investito circa due anni per pubblicare questo disco, rilasciando il lavoro in tre parti distinte a seguito di altrettante campagne di crowdfunding su Indiegogo (I, II, III), per un totale di oltre ventimila euro raccolti  – con tanto slogan sensazionalistico “do you want to be a part of creating a new genre of female fronted metal music?”. Riuscirà la bella Sarah (o Heidi) a creare un nuovo sottogenere sinfonico e superare il trauma dell’abbandono il giorno delle nozze?

La risposta alla seconda domanda, almeno stando all’incipit, è ovviamente ‘no’. Nella palude del subconscio Sarah infatti si separa dalla sua parte più oscura e vendicativa, la terribile (indovinate un po’?) Dark Sarah, mentre il mascara colato per le troppe lacrime si trasforma in inquietante simbolo di Horus. Quello del logo, insomma.
Fin dal primo singolo, “Save Me”, uscito come promo per l’intero progetto, era facilmente percepibile il target musicale di riferimento: un gothic/symphonic metal abbastanza stereotipato nelle linee melodiche oscure ma con ottimi arrangiamenti e con la coraggiosa scelta di preferire sonorità operistiche e barocche alla pesantezza delle parti più prettamente metalliche. Impressione confermata dalla successiva “Poison Apple”, anche qui ottime le orchestrazioni ma fin troppo cantilenato il ritornello, e dalla triste e passionale “Hide and Seek” al pianoforte, che ci trasporta sulle ali della melodia fino alla tenebrosa chiusura ambient.
Fin qui non male, ma c’è un primo colpo di scena: “Memories Fall”, con la presenza di miss Manuela Kraller (ex Xandria) risveglia col suo attacco e ci ricorda i primi Nightwish, con un ritornello semplice quanto azzeccato e le solite orchestrazioni di gran classe. Decisamente sopra le righe anche la successiva “Evil Roots”, con un nuovo duetto con Inga Scharf (Van Canto): un altro colpo a segno che riporta il disco nell’alveo del metallo melodico, con un ritornello trascinante e tastieroso e con l’alternate picking successivo su una corda che fa sempre molto power. 
Ennesima sorpresa, “Violent Roses” è un pezzo operistico buffo davvero inaspettato, a mio avviso tra gli highlight del platter: ben recitato, curioso e divertente, in cui la protagonista in un crescendo si ravvede che il suo bel giardino fiorito (metaforico) diventa un luogo velenoso e terribile. Stesso discorso per la bonus “A Grim Christmas Story”, piatto decisamente fuori stagione ma altrettanto gustoso.
Di nuovo stile Epica per l’altissima e pesante “Hunting the Dreamer”, con le chitarre ruggenti e le tastiere, che vanta anche un piccolo assolo: fatto curioso inoltre che quasi mezzo disco (compreso questo pezzo) sia disponibile su youtube, proprio grazie al crowdfunding ed alle uscite scaglionate che hanno consentito di girare un video ad ogni goal raggiunto. 
Un po’ lunga la parte finale con l’intima e struggente “Fortress” in un dialogo tra le due Sarah, la più tirata “Silver Tree”  e la rock-pop “Sun Moon and Stars”.
Chiusura col botto, con Mr Tony Kakko (Sonata Arctica) che compare a Sarah in “Light in You” risolvendo l’intreccio narrativo irradiando la protagonista di luce in un duetto molto romantico a suon di archi e chitarre. C’era da aspettarselo dal vecchio Tony, vero latin… ehr… finnish lover!

A di là della trama pretenziosa e degli slogan sensazionalistici per il crowdfunding, “Behind the Black Veil” si dimostra un album molto organico e variegato, forte di un ibrido ben riuscito di metal, opera e sonorità cinematografiche. Un po’ quello che vorrebbero fare gran parte dei gruppi symphonic female fronted con risultati spesso poco convincenti. Senza dubbio le tracce rilasciate in differenti capitoli hanno potuto godere di una cura dei dettagli certosina e meticolosa, palesemente riscontrabile negli ottimi arrangiamenti orchestrali e nelle linee melodiche, forse un talvolta un po’ scontate ma nel complesso di buon impatto. Buona anche l’interpretazione della Parviainen (che con questo lavoro supera quanto di più o meno buono mostrato con gli Amberian Dawn) e dei suoi ospiti, sia nelle parti più epiche e metalliche che in quelle più teatrali ed operistiche.
Ci sentiamo pertanto di ringraziare per il piacevole ascolto di “Behind the Black Veil”, oltre ovviamente ai raisers del progetto: Heidi Parviainen, il subconscio contorto di Sarah che le ha permesso un folle viaggio mentale, la cattivissima Dark Sarah, e l’ancor più cattivo quasi-marito della stessa, vero artefice dell’intero intreccio. Bravi tutti!

Luca “Montsteen” Montini

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