Recensione: Believe

Di Marcello Catozzi - 31 Ottobre 2013 - 0:01
Believe
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2013
Nazione:
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72

Con buon tempismo sulla “release date” ufficiale (fissata per il 25 ottobre 2013), occupiamoci del debut album di Giulio Garghentini, artista lodigiano piuttosto noto sulle scene “live” principalmente come leader dei Dream Company, una delle più famose Bon Jovi tribute band a livello europeo. Inoltre, Giulio è stato protagonista in altri contesti quali Mantra e Darkfire e ha pure preso parte a musical quali “Grida di libertà” e “Jesus Christ Superstar”.

Fatte queste doverose premesse, accingiamoci a far girare il CD.
Il disco si apre con “No second chance”, dall’approccio piuttosto familiare: riff iniziale di ispirazione Hard Rock, poi ripreso dal cantato, chiaro e pulito, nello stile di Garghentini. La canzone si arricchisce presto di una consistente trama di tastiere, che concorre a conferire un sound dinamico e soprattutto moderno a tutto il brano. Il motivo è orecchiabile e ricorda gli Europe, in alcuni passaggi e più in generale negli schemi sonori; anche l’assolo di chitarra suona limpido e scorrevole, in conformità con l’insieme della struttura.
“I can’t stand the rain” esordisce con un attacco energico all’unisono e stacchi vigorosi che portano in evidenza il ruolo fondamentale rivestito da chitarre e tastiere. La parte centrale, particolarmente, si distingue per un intreccio di virtuosismi chitarristici alternati con un lavoro di tastiere molto ben articolato; il tutto è valorizzato da cori sontuosi in piena armonia con la strumentalità del brano.

“My jesus” ci porta suggestive note di pianoforte, sulle quali danzano le melodie di una voce dolcissima e parecchio ispirata, poi assecondate da un delicato quanto discreto accompagnamento di chitarra. Il crescendo è reso ancora più emozionale dalla presenza dei cori, che conferiscono un tocco gospel a questa ballad di rimarchevole spessore, che regala una certa commozione all’ascolto.
Chitarra e tastiere tracciano la direzione di questa “Down the line”, assai dinamica e vivace, di gusto e palese impostazione “Melodic Rock”, farcita da una sapiente nervatura di tastiere e da un variegato lavoro di chitarra, con le parti vocali molto ben curate e sempre sugli scudi.
“The words that i haven’t said” si distingue alquanto, rispetto alle precedenti tracce, per ritmica e orientamento (in puro “Percudani style”, qui peraltro anche dietro al microfono), con un guitar solo di grande qualità e consistenza.
La title-track “Believe”, di evidente impronta “Melodic Hard Rock”, è contraddistinta da un’intro di batteria, subito seguita dalla consueta accoppiata chitarra / tastiere a scandire il motivo dominante della canzone, appoggiata da cori di spiccata personalità. Il bridge, ben costruito, apre le porte a un assolo chitarristico di ampio respiro e intensità.
Nella successiva “Rockstar” compaiono tocchi di sapore Funky, incorniciati da un eccellente tessuto chitarristico e da parti vocali ben congegnate e articolate, con un assolo di pregevole fattura.
L’ouverture di “Sweet hard fighter”, dai toni pacati e sereni, viene poi interrotta dall’ingresso degli altri strumenti contestualmente a un calibrato cambio di ritmo, che diventa sempre più rotondo e incalzante. Il guitar solo sopraggiunge, come sempre, gradevole e affiancato da un’elegante rifinitura di synth, che concorre a mantenere l’atmosfera iniziale.
Dopo l’interessante “Love is dead”, nella quale convivono essenze di Funk e AOR, arriva un altro pezzo di ambientazione pacata e delicata, con linee vocali dolci e modulate e un’interpretazione di grande rilievo, improntata sul pathos: “So beautiful” lascia un retrogusto un po’ melanconico e chiude l’album nel segno della nostalgia e dell’emozione.

In sostanza, si può affermare che il primogenito dell’artista lodigiano venga alla luce provvisto di tutti i connotati che ne delineano la personalità, il carattere: un ottimo songwriting, doti vocali di prim’ordine, spiccata versatilità con aperture a modelli di differente estrazione (Hard Rock, Blues, Funky), linee melodiche capaci di caricare emotivamente l’ascoltatore.
D’altro canto, non si può trascurare la particolare attenzione posta nella produzione di questo disco: esemplari arrangiamenti, suoni sempre curati ed equilibrati in tutte le loro componenti, rappresentano elementi che conferiscono a “Believe” i tratti distintivi e peculiari di un appartenente alla prolifica “Tanzan Family”, la quale viene ad accrescersi, così, di un ulteriore congiunto (oltre ai già noti HungryHeart, Smokey Fingers, ecc.).
Vedremo, dunque, quali altre sorprese ci riserverà per il futuro la premiata Scuderia Tanzan…
Rock on!

———
Il disco è stato prodotto e arrangiato da Mario Percudani; è stato registrato, mixato e masterizzato da Mario Percudani e Daniele Mandelli presso il Tanzan Music Studio di Ospedaletto Lodigiano (LO).
Etichetta: Tanzan Music www.tanzanmusic.com
Sito ufficiale: www.giuliogarghentini.com

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