Recensione: Belo Dunum, Echoes From The Past

Di Vittorio Cafiero - 8 Gennaio 2012 - 0:00
Belo Dunum, Echoes From The Past
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
85

L’attaccamento al territorio è stato da sempre una prerogativa concettuale all’interno dell’heavy metal. Molto spesso, però, la riproposizione di tematiche legate ad aree geografiche troppo genericamente descritte (l’”estremo nord”, i “fiordi”, la “montagna incontaminata”) ha provocato una scarsa messa a fuoco dell’argomento e la sua conseguente banalizzazione.
In questo errore non sono certamente caduti i bellunesi Delirium X Tremens che, con il loro secondo lavoro sulla lunga distanza Belo Dunum, Echoes From The Past licenziato dall’attivissima Punishment 18 Records, hanno pubblicato un album di notevole approfondimento e di raro fascino. Belo Dunum (“città splendente”) altro non è che l’antichissimo nome celtico del capoluogo di provincia, mentre la storia e le vicende della zona di provenienza della band costituiscono il concept attorno al quale si sviluppa i testi. E infatti impossibile non soffermarsi sulla parte strettamente lirica del cd, che è oltretutto arricchito da un artwork assolutamente affascinante e in linea con le liriche (ottima, tra l’altro, l’idea di proporre nel booklet i testi sia in Italiano che in Inglese).


Attraverso un death metal abbastanza classico nella struttura, di stampo sicuramente europeo e niente affatto modernista (nei momenti più “marziali” mi ha ricordato i Vader, per intenderci), i Nostri affrontano non senza uno slancio affettivo sicuramente sincero le aree tematiche più significative della loro terra. La solida opener I Was (pezzo musicalmente più standard rispetto ai successivi) funge da introduzione; lo spirito di un Alpino morto in trincea si assume l’arduo compito di introdurre quelli che  saranno i capitoli successivi: la narrazione amara (nessuna luce, ma solo ombre) ha la funzione di  insinuare la giusta dose di curiosità nell’ascoltatore (e lettore, in questo caso: i testi, come si è detto, hanno un peso inestimabile). Si parte con una leggenda di quelle di stampo antico: con Teveron, The Sleeping Giant si racconta di Teverone, il gigante buono che liberò la zona dell’Alpago dalle terribili streghe che infestavano la zona; come estremo atto di vendetta, le medesime, ormai in trappola, lanciarono un ultimo incantesimo contro l’eroico Teverone, che venne trasformato in montagna e che da allora sovrasta la provincia bellunese. Il pezzo è quadrato, ritimicamente ben bilanciato tra accelerazioni e rallentamenti e non manca la giusta dose di solennità, alternata ad un rifferama arcigno quanto semplice. Si rimane nell’aura del mito con The Legend of Càzha Selvàrega che racconta dei dannati spiriti dei cacciatori che mancavano al precetto di santificare la domenica: tramite blast beats e un cantato portato agli estremi, i Delirium X Tremens ci ricordano che, al di là delle sfaccettature folkloristiche del concept, rimangono assolutamente una band di metal estremo, feroce ed aggressivo quanto basta.
Si prosegue con Artiglieria Alpina, che è sicuramente uno dei momenti più significativi all’interno dell’album: a prescindere dal fatto che davvero non ricordo di aver mai sentito un coro di Alpini introdurre un pezzo death metal (e questo è uno dei tanti episodi di originalità che caratterizzano il cd), non si può non rimanere impassibili davanti ad una così notevole e sentita trasposizione delle tragedie della Grande Guerra. Il testo in Italiano ci aiuta ad immedesimarci nelle sofferenze della trincea e l’incedere marziale fa davvero pensare ad una marcia in salita, con il vento gelato che taglia la pelle e deprime la truppa. Ma l’attesa al freddo dura poco, nessuna tregua in vista, il combattimento non tarda a farsi reale e il pezzo esplode in tutta la sua violenza, in un crescendo di velocità ed intensità. Un pezzo davvero trascinante che potrebbe diventare il manifesto della band.
Ma le Dolomiti non sono solo leggende e guerra. Misteri e tragedie sono temporalmente a noi vicine e i Delirium X Tremens scelgono due argomenti scottanti ed originali, almeno nel contesto di un album metal: il brevissimo pontificato di Albino Luciani, alias Papa Giovanni Paolo I e la tragedia del Vajont; con 33 Days of Pontificate (Vatican Inc.) i Nostri si scagliano contro una Chiesa corrotta ed affarista, probabilmente avallando la teoria che vuole il Papa bellunese assassinato a causa delle sue idee riformatrici in tema di IOR (la Banca Vaticana) e di ridistribuzione delle ricchezze della Chiesa. Piace il contrasto tra le atmosfere ecclesiastiche (cori, campane e salmodie) e l’attacco frontale tipicamente death, sostenuto da un forsennato lavoro di doppio pedale e da un’elaborata fase di chitarra solista. Più articolata e, conseguentemente, drammatica come si conviene, la rappresentazione della purtroppo celebre catastrofe del bacino del Vajont. Al di là dei misteri e delle polemiche che da cinquant’anni si consumano dietro a quella che fu una tragedia annunciata, ciò che davvero colpisce è l’atmosfera di drammaticità che i tre pezzi che compongono la mini-suite riescono a creare. Life Before Nothing, la vita di  “villani di montagna” che non vale alcunché di fronte alla bramosia dell’uomo: la diga verrà innalzata ad ogni costo, nonostante i rischi noti, ma taciuti. Prima, una triste fisarmonica esprime rassegnazione davanti alla fine annunciata, poi, l’acqua e il fango che, rapidi, si abbattono sulla valle. L’onda di morte avanza e il ritmo aumenta inesorabilmente. Non c’è più scampo. 2000 morti in pochi secondi e l’immane tragedia, per contrasto, viene introdotta da una strofa lentamente recitata in dialetto locale, accompagnata da un flauto altrettanto flemmatico. Ma è impossibile contenere la rabbia e Scream Of 2000 Screams si sviluppa su una base questa volta più affine al thrash. Prima la condanna, poi la distruzione e la rabbia, infine il ricordo: 9 Ottobre 1963, ore 22.39, The Memory è il triste epitaffio, una lapide davanti ad una valle devastata e ad una terra per sempre segnata.

Con Belo Dunum, Echoes From The Past, i Delirium X Tremens dimostrano di essere una solidissima realtà (l’ennesima?) del death metal tricolore. Un solido apparato musicale, eclettico quando serve e senza inutili orpelli, fa da sostegno ad un concept originale, significativo e, soprattutto, sentito. Si tratta di un album lontano anni luce dai cliché che troppo spesso imperversano al giorno d’oggi: nessun banale tentativo di emulazione, solo tanta personalità e grande immedesimazione. Lasciarsi sfuggire un lavoro così maturo, scritto con il cuore e con la testa, sarebbe un errore imperdonabile.

Vittorio “Vittorio” Cafiero

Tracklist:

1.I Was    
2.Teveròn, The Sleeping Giant 
3.The Legend of Càzha Selvàrega   
4.Artiglieria Alpina
5.The Guardian
6.33 Days of Pontificate (Vatican Inc)     
7.An Old Dusty Dream
– Vajont, 9 ottobre 1963 –          
8.Life Before Nothing    
9.Scream of 2000 Screams     
10.The Memory

Durata: 42 minuti c.a.


Line-up:

Med: Guitars
Pondro: Bass
Ciardo: Vocals, Guitar, Flute
Thomas: Drums

Ultimi album di Delirium X Tremens

Genere: Death 
Anno: 2016
90