Recensione: Better Days Comin’

Di Francesco Maraglino - 23 Aprile 2014 - 6:00
Better Days Comin’
Band: Winger
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2014
Nazione:
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81

Sono passati ben cinque anni dalla release di Karma, ultimo, encomiabile lavoro dei Winger, combo statunitense celebre negli anni ottanta del ventesimo secolo grazie ad album del calibro di Winger e In The Heart Of The Young, e ritornato in pista, dopo una fase di scioglimento, agli inizi degli anni “zero-zero”. Il cantante e bassista Kip Winger (ex Alice Cooper), l’asso della sei-corde Reb Beach (che contribuisce non poco anche ai Whitesnake), il batterista Rod Morgenstein (Dixie Dregs, Steve Morse) e l’altro chitarrista John Roth (Starship, Giant) non si sono affrettati, dunque, a riproporre il proprio hard rock melodico agli appassionati, prendendosi tutto il tempo necessario per dar vita ad un’opera di livello pari alla fama della band.
E Better Days Comin’, ancora una volta rilasciato dalla label Frontiers Records, non delude le aspettative, non lesinando assalti frontali di energia heavy, armoniosi distillati di purissima melodia e raffinate digressioni al limite del progressive. Il nuovo full-length, quindi, si richiama ai lavori dei Winger successivi agli esordi “hair metal”, in piena continuità con Karma, lasciando trasparire appieno ed orgogliosamente anche la perizia strumentale (e vocale, quando si parla di Kip Winger) del quartetto, pari, in alcuni casi, a quella di ben più blasonati virtuosi.

L’apertura è affidata a Midnight Driver Of A Love Machine, un mare tempestoso di chitarre incrociate divise tra riff ed assoli, ma pure di melodia perfettamente incastonata in un contesto hard rock. A questa traccia fa seguito Queen Babylon, caratterizzata dal roccioso incedere delle asce e della sezione ritmica su cui si stende una incantata melodia.
Lascia senza respiro, poi, Rat Race, un uptempo travolgente ed heavy, mentre concede un attimo di tregua Better Days Comin’, una composizione più pacata e dalle vaghe sfumature pop-soul, dagli effetti assai gradevoli.
Dobbiamo, dunque, attendere Tin Soldier, per abbandonarci con i Winger a toni progressivi ed enfatici, mentre la successiva Ever Wonder ci culla con il suo soft-rock dal mood stregato ed evocativo.
So Long China, all’opposto, ci riporta nel vortice di un hard rock melodico e catchy, melodioso e trascinante, e dentro atmosfere tese si muove la forse un po’ spossante Storm In Me.
Un’aura non priva d’influenze progressive è donata all’ascoltatore dalla sospesa Be Who You Are, Now, e, soprattutto, dalla conclusiva Out Of This World, cadenzata ed avvolgente ed ingemmata  da una chitarra ancora una volta sugli scudi.

Better Days Comin testimonia l’intendimento dei Winger di tenere fermo il timone sulla rotta del rock maturo e ricco di cangianti sfumature del precedente CD. Il canto di Kip Winger, l’intrecciarsi determinato e raffinato delle chitarre ed la solida andatura della sezione ritmica riescono pienamente nell’impresa, con l’unico difetto, forse, di non riuscire a replicare fino in fondo l’affascinante  magia di un paio di brani di Karma, come Supernova e Witness.

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