Recensione: Better Run

Di Alberto Biffi - 16 Agosto 2010 - 0:00
Better Run
Band: Ferreira
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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62

Brasiliano di nascita, statunitense d’adozione, il chitarrista/cantante/compositore/produttore Marco Ferreira, si presenta, supportato dietro le pelli dal fratello Alex (due fratelli, un chitarrista virtuoso e l’altro batterista, chiamato Alex…mmm, mi ricordano un altro gruppo di oriundi americani) con il suo ultimo lavoro: “Better Run”.

Il platter si apre con un lick di chitarra in “fade in”, sospinto da un groove rock intrigante e coinvolgente. La voce di Marco, in questa “Secret Damned Society”, lascia perplessi ma fiduciosi per i prossimi episodi di questo lavoro. Un brano discreto, melodico e potente al punto giusto, che offre qualche dubbio solo in prossimità di un refrain non brutto, ma “trascurato” da cori poco incisivi e assolutamente “inoffensivi”. La traccia, sembra suonata in modo svogliato e con poca “intenzione”. Tutto ciò non basta comunque per rovinare totalmente la canzone, visto che resta un fulgido esempio di hard rock melodico, vigoroso e ruffiano quanto basta.

La seconda traccia, “Set My Devils Free”, stupisce per un incipit maggiormente moderno, riff heavy e voce filtrata, per poi esplodere in un ottimo ritornello, in cui le backing vocals, questa volta, sortiscono il giusto effetto.  Marco dimostra tutto il suo talento con la chitarra, sciorinando un assolo, prima melodico, su di un tappeto di chitarra acustica, e poi maggiormente aggressivo, con una ritmica sempre più energica e vigorosa.
“I Want Out”, dal titolo “halloweeniano”, è sospinta da un’incessante ed adrenalinica doppia cassa, risultando però un brano usa e getta. Allegro e melodico filler, è il classico pezzo da piede pigiato sull’acceleratore (ma non fatelo!) e vento nei capelli, avendo come meta, magari, un festival estivo.

Arriva impietosa e puntuale la ballata.
“Knockin’ On My Door”, inizia con una dolcezza davvero inaspettata. Una linea vocale stra-ascoltata, ma così bella che noi stessi fingiamo di esserci dimenticati dell’esistenza di tutte le ballads precedenti a questa, fintamente stupiti per la bontà di questo brano.
Ci battiamo una pacca sulle spalle, auto-complimentandoci per la nostra bravura come attori, e proseguiamo con l‘ascolto di questo cd, pronti ad affrontare la title track.
Una traccia ipervitaminica, in cui Alex si dimostra un batterista asciutto ed essenziale, preciso e quadrato (ergo: una maggiore fantasia e maggior coraggio in alcune soluzioni, avrebbero giovato non poco al dinamismo di “Better Run”), sostenendo il ritornello melodico, il riff heavy rock e l’ottimo solo del fratello.

“Rescue Me”, si apre in modo violento e quasi industrial metal, con percussioni marziali e campionamenti.
Marco canta in modo più aggressivo, indurendo la sua voce per meglio interpretare il brano, alfiere di questo mood maggiormente heavy e sperimentale.
Un solo breve e dai suoni decisamente effettati completa la traccia, che si chiude con una armonizzazione vocale a cappella, che ricorda, con la velocità di un lampo estivo, gli “alice in catene” di vecchia memoria.
“Rule In Self” e “Crucified”, ripercorrono pedissequamente le orme già battute dagli altri episodi dell’album, mentre le ultime due tracce, confermano i nostri sospetti e le nostre speranze: quando Marco canta in modo maggiormente aggressivo, alternando le sue raw vocals, (spesso filtrate ed effettate) a ritornelli melodici, in cui la bella qualità del suo timbro viene supportata da ottimi cori, tutto inizia a “girare” alla perfezione.

Contrariamente e paradossalmente, quando la band si orienta su un canonico hard rock, fatto di riff scontati e voci in high pitch, il tutto viene appiattito, in primis, la voce del leader, che appare spesso in affanno, perdendo in potenza ed espressività.

Concludendo in un modo ahimè, noioso e stra-scritto, possiamo asserire che il disco non è assolutamente brutto. È ben suonato, ben prodotto, ed i brani sono tutto, tranne che pessimi.
Ciò che è inutile, assolutamente evitabile e non richiesta, è la sua esistenza stessa.
Se è pur vero che l’espressività artistica è sacra, indipendentemente dall’opinabilità dei risultati, non possiamo fingere d’essere contenti o soddisfatti di un prodotto simile. È come il bagnarsi velocemente in una piscina, asciugandosi immediatamente al sole d‘agosto dopo pochi minuti.

Non resta nemmeno il ricordo di quell‘effimero sollazzo.
Trascurabile.

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Tracklist:

01- Secret Damned Society
02- Set My Devils Free
03- I Want Out
04- Knocking On My Door
05- Better Run !!!
06- Rescue Me (will you be ready)
07- Rule In Self
08- Crucified
09- Defense Trust The Enemy
10- History We Make

Line Up:

Marco Ferriera – Voce  / Chitarre / Tastiere.
Patrick Sebastian – Chitarre / Cori
Gus Monsanto – Basso / Chitarra acustica / Cori
Alex Ferriera – Batteria / Cori
 

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