Recensione: Between Light And Darkness

Di Eugenio Giordano - 27 Maggio 2003 - 0:00
Between Light And Darkness
Band: Dark Moor
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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55

Con un pizzico di malinconia mi appresto a recensire questa uscita degli spagnoli Dark Moor, la nostalgia è dovuta alla crisi interna al gruppo che ha portato all’allontanamento della cantante Elisa C.Martin, ora nelle fila dei francesi Fairyland, e allo stallo, speriamo non definitivo, di uno dei gruppi più importanti del power sinfonico europeo.
I Dark Moor sono stati, a mio modesto parere, l’unica valida e credibile alternativa ai nostri Rhapsody, crescendo disco dopo disco e componendo un metal melodico e ricco di epicità capace di coinvolgere e convincere l’ascoltatore fin dal primo ascolto. Il primo “Shadowland” anche se ancora imperfetto in senso sonoro, aveva un tiro davvero invidiabile con una carica e ispirazione paragonabile ai primi episodi, forse i migliori, della band di Luca Turilli. Successivamente con “The Hall Of The Olden Dreams” e “The Gates Of Oblivion” i Dark Moor si stabilizzano su produzioni più che valide e compositivamente invidiabili diventando reali protagonisti della scena power europea nella incarnazione più sinfonica e fantasy del genere stesso.
Proprio quando incominciavano a raccogliere i risultati di anni di fatiche pare ci siano stati dei problemi artisitici in seno alla direzione del gruppo che hanno portato alla frattura, peccato perchè chi li conosce sa di cosa sono stati capaci e per certi aspetti non credo sarà facile trovare dei rimpiazzi plausibili almeno a breve. Della musica che caratterizza il gruppo e i suoi episodi precedenti in questo “Between Light And Darkness” c’è poco o nulla, e se vi aspettate un disco di power sinfonico sulla scia dei tre album precedenti fermatevi, perché questo platter nasce da una proposta del gruppo stesso di qualche tempo fa, e dalla volontà di produrre un mini-cd acustico per intramezzare l’attesa del quarto platter ufficiale.

Le tre iniziali “Memories”, “From Dawn To Dusk”, “A Lament Of Misery” sono tre ballad acustiche dal forte sapore medievaleggiante composte ed eseguite con semplici chitarre e la voce di Elisa, ottime sotto il profilo tecnico e suggestive nella loro atmosfera ma assolutamente lontane dal metal.
La quarta “Echoes Of The Sea” è una strumentale dove il gruppo quasi non compare, si tratta infatti di una sonata per violini, vicinissima alla produzione di compositori come Bach anche se con tutte le dovute proporzioni, anche qui ottima la composizione ma di metal nemmeno l’ombra. Conclusa la tracklist del mini-cd arrivano le b-sides a portare la lunghezza del platter ai canonici cinquanta minuti del full lenght, “Mistery Of Goddess” e “The Shadow Of The nile” sono due slow tempo sinfonici e drammatici, ancora una volta trovo poco di interessante ai sensi del power metal o del metal in senso lato, nemmeno si può parlare di un riffing identificabile. Dalla sperimentazione sonora del gruppo nasce la rivisitazione in chiave power sinfonica del classico mozartiano “Dies Irae” ristrutturato con linee vocali e inserzioni chitarristiche senza però mai dimenticare l’impostazione del pezzo classico. Solo con la conclusiva e lunga “The Fall Of Melnibonè” ritrovo i Dark Moor che conoscevo con il loro stile identificabile fatto di potenti ritmiche chitarrisitche e cori melodici intervallati dalle linee vocali solari della brava Elisa C Martin. Anche questo pezzo compare come b-side della versione giapponese del secondo “The Hall Of The Olden Dreams” e non rappresenta una nuova produzione per il gruppo spagnolo.

In conclusione mi sento di considerare questo “Between Light And Darkness” solo come un misero contentino ai fan più fedeli, mentre per gli altri non mi pare proprio possibile consigliare questo platter come rappresentativo del gruppo in senso artistico, spero solo che questo non sia il canto del cigno dei Dark Moor.

Tracklist:

1. Memories
2. From dawn to dusk
3. A lament of misery
4. Echoes of the sea
5. Mistery of goddess
6. The shadow of the Nile
7. Dies Irae
8. The fall of Melnibonè

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