Recensione: Beware

Di Eugenio Giordano - 22 Luglio 2004 - 0:00
Beware
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Anno: 2004
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74

Gli Steel Prophet sono tornati, la band americana che ha scritto la storia della scena statunitense, il loro nome è una leggenda per i metallari di tutto il mondo e senza dubbio questo “Beware” sarà una delle uscite centrali del 2004 per gli estimatori della scena classica, un disco a lungo atteso.

Sappiamo che gli Steel Prophet hanno appena trascorso il periodo peggiore e più difficile della loro carriera, la band ha recentemente rischiato di perdersi. L’allontanamento del cantante storico Rick Mythiasin ha sancito una grossa perdita per il gruppo statunitense, la sua è una delle migliori ugole del storia del metal, uno dei pochissimi eredi di Bruce Dickinson, forse l’unico ad aver superato il maestro. Rick Mythiasin fece parte pure dei Pantera (nel periodo classico), dei New Eden e attualmente è membro dei progressivi Redemption e dei Taraxacum, la side project band degli Edguy. Dunque “Beware” è un platter fondamentale per il futuro degli Steel Prophet, qui i nostri sono tenuti a convincere il loro pubblico dopo il deludente “Unseen” e devono proporre un’alternativa concreta alla perdita di un singer di caratura così pesante. Il gruppo si affida a Nadir D’Priest proveniente dagli statunitensi London (da non confondere con i London inglesi), la sua voce non è straordinaria quanto quella del suo predecessore ma senza dubbio si rivela efficace, carismatica, potente. Dopo dischi dal grande appeal tecnico, dopo essersi spinti in composizioni ambiziose e raffinate gli Steel Prophet sono tornati al metal classico, sobrio e concreto. Il nuovo “Beware” è un disco d’impatto, un platter incentrato sul lavoro dei chitarristi (tra cui il nuovo innesto Pete Skermetta) e sembra che la band americana abbia badato molto all’efficacia frontale dei singoli pezzi rispetto all’impiego di particolari passaggi tecnici e arrangiamenti eleganti. In questo senso la band è tornata alle sue origini più lontane, tornando essenziale e travolgente, la produzione del disco appartiene alla tradizione classica e soddisfa in pieno il bisogno di concretezza dei nuovi Steel Prophet.  

Il disco incomincia in maniera convincente con “Heavenly” un brano potentissimo e live oriented, gli Steel Prophet creano una solida struttura ritmica su cui vengono costruiti ottimi refrain vocali di matrice classica, il risultato è esplosivo fin dal primo ascolto. Lanciata e dinamica la title track “Beware” è uno dei pezzi più belli del disco con la sua ossatura travolgente e il grande impiego delle chitarre ritmiche, il cantato di Nadir D’Priest si rivela concreto e frontale, sebbene non possieda la sopraffina tecnica del suo predecessore Rick Mythiasin, comunque nell’ensamble dei nuovi pezzi sembra molto a suo agio. Più classica e decisamente orientata verso il suono dei Judas Priest “Transfusion vamp” è una canzone giocata su elementi semplici e dannatamente energici, ancora una volta gli Steel Prophet si rivelano essenziali e convincenti. Non particolarmente innovativa “Leatherette” è comunque un pezzo fondamentale nella track list di “Beware”, senza dubbio il suo mood crescente colpirà i fan del gruppo in sede live. Si percepiscono nettamente le atmosfere cambievoli di album come “Messiah” nella successiva “Angels” forse la canzone più ambiziosa delle precedenti ma mai prolissa e dispersiva, il ritornello infatti costituisce la colonna portante del pezzo e mette in evidenza l’interpretazione vocale vigorosa di D’Priest. Violenta e ispirata “Killing machines” è forse la canzone più brutale del nuovo disco, credo che molti di voi resteranno colpiti dalla potenza frontale sprigionata da pezzi come questo che mostrano la chiarezza di idee dei nuovi Steel Prophet. Più criptiche e complesse “You are my life” e “Lost my way” rappresentano l’anima elegante e intensa della band americana, questa volta i nostri scelgono soluzioni oscure e improvvisi cambi ritmici che richiamano il loro passato artistico. Meno azzeccata “Political greed” è uno sfogo di rabbia contro l’attuale dirigenza poltica americana e i suoi interessi petroliferi, il disco è concluso dallo strumentale “Moonsilauke cascade” che non aggiunge molto a quanto ascoltato fin qui.

Gli Steel Prophet non hanno deluso, il loro ritorno li riporta all’apice della scena americana, tuttavia la mancanza di Rick Mythiasin si percepisce allo stesso modo in cui si sentiva la mancanza di Bruce Dickinson nei Maiden dell’epoca Blaze Bayley, una vera mutilazione. Sebbene il sostituto sia davvero un ottimo cantante non arriverà mai ai suoi livelli, devo dirvelo chiaramente. Il gruppo comunque ha ritrovato una nuova energia e l’ha concretizzata al massimo sfornando un bel disco di heavy metal classico, per metallari veri.   

1. Heavenly 04:26 
2. Beware 04:33 
3. Transfusion Vamp 04:29 
4. Leatherette 05:44 
5. Angels 06:47 
6. Killing Machines 04:36 
7. You Are My Life (Gypsy Mind) 05:36 
8. Lost My Way 04:52 
9. Political Greed (Petrol Man) 04:57 
10. Moonsilauke Cascade 02:04

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